Calcio La serie A aspetta l’ok per la Fase 2. Ipotesi stop Lega Pro, insorgono Lega B e dilettanti

Calcio La serie A aspetta l’ok per la Fase 2. Ipotesi stop Lega Pro, insorgono Lega B e dilettanti

Un altro weekend senza campo e pallone, ma ‘dietro le quinte’ proseguono incessanti le grandi manovre per la ripartenza. La prossima può essere la settimana decisiva per delineare lo scenario del campionato che verrà. Una ripresa dell’attività che, ovviamente, dovrà obbligatoriamente tenere conto di stringenti norme che garantiscono la sicurezza di giocatori, staff tecnico e di tutte le persone che gravitano intorno alla squadra. Martedì le società di Serie A si confronteranno nel corso dell’assemblea convocata d’urgenza dal presidente Dal Pino, mercoledì sarà il giorno del super vertice tra il ministro dello Sport Spadafora e i rappresentanti del calcio: sul tavolo, il dettagliato protocollo stilato della commissione medico scientifica della Figc, guidata dal professor Zeppilli, con l’ausilio di esperti, per la ripresa dell’attività sportiva, al quale dovranno rigorosamente attenersi tutte le magnifiche 20 di Serie A, nonché gli arbitri. Il documento, inviato ieri dalla Federazione a Spadafora e al ministro della Salute Speranza, conta 47 pagine ed è diviso in due parti.

La prima più prettamente medica, con il dettaglio dello screening iniziale, la seconda parte incentrata sui comportamenti da tenere dentro il centro sportivo e le sessioni di allenamento. L’obiettivo è “ridurre al minimo il rischio di contagio” ma “in mancanza di una prevenzione realmente efficace, il rischio zero di contagio non esiste”, viene precisato. Inoltre, sulla ripresa degli allenamenti “la tempistica sarà decisa dalle competenti autorità di governo”. Scontata la richiesta ai club di sanificare le strutture che ospiteranno squadre, staff, medici, fisioterapisti, magazzinieri, i membri del personale più a contatto con la squadra: una sanificazione che dovrà essere periodica. C’è poi il dettaglio sullo screening iniziale. Chi andrà nei ritiri verrà convocato 3-4 giorni prima della ripresa e sarà sottoposto a visite mediche, rilievo della temperatura, tamponi e indagine sierologica tra le 96 e le 72 ore precedenti al primo allenamento. Inoltre, sarà tenuto a compilare un questionario su eventuali sintomi, ultimi spostamenti e contatti con persone positive. I guariti dal virus verranno sottoposti a ulteriori specifici esami. Il cosiddetto “gruppo squadra”, giocatori e membri dello staff, dovrà ripetere i test sierologici ogni due settimane di attività. In caso di presenza di una persona positiva si dovrà provvedere “all’immediato isolamento”. I ritiri saranno blindati, azzerando i contatti con l’esterno. L’allenamento della prima settimana sarà effettuato in piccoli gruppi, preferibilmente all’esterno e ogni giocatore dovrà osservare una distanza di due metri dal compagno, così come negli spogliatoi e in palestra. Con il passare dei giorni, i gruppi potranno allargarsi. I tecnici sono tenuti a indossare la mascherina.

Nel documento sono contenute anche le disposizioni per la condotta ‘extracampo’: distanza durante i pasti, nessun contatto con il personale, stanze singole. E le docce, per quello che riguarda la prima settimana, dovranno essere fatte nella stanza della foresteria o dell’albergo. L’auspicio dei vertici del pallone è quello di poter incassare il via libera dal ministero. Nel piano della Figc, la partenza per gli allenamenti è fissata per inizio maggio con l’obiettivo di riprendere il campionato tra fine mese o inizio giugno: una tabella di marcia che consentirebbe di chiudere la stagione a luglio. La volontà di ripartire, però, si scontra ancora con quella di alcuni presidenti che considerano la stagione ormai destinata all’archivio. Il più battagliero in questo senso è Massimo Cellino, che in un’intervista a ‘Repubblica’ ha svelato di essere positivo al coronavirus. “Non c’è il minimo rispetto nel chiedermi di ricominciare il campionato fuori dalla Lombardia. La gente a Brescia mi difende, mi dice che vuole onorare i propri morti, si offende se riporto la squadra in campo. Io devo rispettare queste persone. Non ho paura di retrocedere, in B magari vado lo stesso ma tornerò in A, ho giocatori giovani e i conti a posto. Non accetto – ha aggiunto – di non portare rispetto alla città di Brescia però”. E poi c’è il nodo delle serie inferiori, che rischia di complicare ulteriormente il lavoro del presidente Gravina impegnato nel mettere d’accordo le varie componenti. La presa di posizione del consiglio direttivo della Serie C, che ha chiesto di bloccare il campionato rimandando la decisione formale all’assemblea convocata per il 4 maggio, ha scatenato non poche polemiche. L’iniziativa è stata duramente criticata dal presidente della Lega B Balata e dal numero uno della Lega Dilettanti Sibilia. “Sono arrabbiatissimo con chi ha fatto circolare pubblicamente la lettera. I presidenti l’avevano per preparare l’assemblea”, ha chiarito in una nota il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. “Stiamo tutti tranquilli, la proposta sarà sottoposta al consiglio federale che è il dominus. La chiusura la deve deliberare il Consiglio federale, certamente tenendo in grande considerazione – ha sottolineato – la delibera, ove ci fosse, dell’assemblea di Lega Pro”.

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