Cgil, Cisl e Uil scrivono a Conte: “nel decreto inadeguata la definizione delle attività non indispensabili”. Martedì incontro con Gualtieri e Patuanelli. Scioperi dei metalmeccanici fino al 29. Problemi tra gli statali

Cgil, Cisl e Uil scrivono a Conte: “nel decreto inadeguata la definizione delle attività non indispensabili”. Martedì incontro con Gualtieri e Patuanelli. Scioperi dei metalmeccanici fino al 29. Problemi tra gli statali

Da un lato Confindustria, dall’altro i sindacati e i governatori del Nord. Il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri – annunciato dal premier Giuseppe Conte sabato sera ed entrato in vigore oggi – che prevede la chiusura delle attività produttive non essenziali sembra scontentare tutti, seppur per motivi opposti. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno inviato una lettera al ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri e al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per richiedere un incontro urgente in relazione al Dpcm emanato il 22 marzo poiché ritengono “inadeguata la definizione delle attività non indispensabili”. Per questo, come si legge nella missiva, i tre sindacati “chiedono con estrema urgenza un incontro in relazione al Dpcm emanato il 22 marzo 2020 contenente all’allegato 1 una serie di attività industriali e commerciali per le quali si dispone la sospensione fino al 3 aprile 2020. Tale allegato prevede un elenco molto consistente di attività industriali e commerciali aggiuntive, per gran parte delle quali riteniamo non sussistere la caratteristica di indispensabilità o essenzialità”. In questa fase difficile del paese – scrivono – Cgil Cisl e Uil hanno sempre messo in evidenza la necessità di mettere al primo posto, rispetto a qualunque altra valutazione, la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici e si sono assunte la responsabilità di definire le regole, contenute nel protocollo del 14 marzo scorso, per garantirla. Cgil Cisl e Uil credono che siano obiettivi comuni del governo oltre che delle parti economiche e sociali, il contenimento del virus, la garanzia delle attività essenziali alla collettività e oltre che ovviamente, in primis, la sicurezza e la salute di chi lavora. Questa è la ragione – concludono – che ci fa ritenere inadeguata rispetto a questi importanti obiettivi la definizione delle attività non indispensabili e queste sono la ragioni che ci portano a chiedere con urgenza un incontro finalizzato alla revisione delle attività di tale elenco che, come previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera a del predetto Dpcm, ‘può essere modificato con decreto del ministero dello Sviluppo economico, sentito il ministero dell’Economia e delle finanze”. In questa fase difficile del paese – scrivono – Cgil Cisl e Uil hanno sempre messo in evidenza la necessità di mettere al primo posto, rispetto a qualunque altra valutazione, la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici e si sono assunte la responsabilità di definire le regole, contenute nel protocollo del 14 marzo scorso, per garantirla. Cgil Cisl e Uil credono che siano obiettivi comuni del governo oltre che delle parti economiche e sociali, il contenimento del virus, la garanzia delle attività essenziali alla collettività e oltre che ovviamente, in primis, la sicurezza e la salute di chi lavora. Questa è la ragione – concludono – che ci fa ritenere inadeguata rispetto a questi importanti obiettivi la definizione delle attività non indispensabili e queste sono la ragioni che ci portano a chiedere con urgenza un incontro finalizzato alla revisione delle attività di tale elenco che, come previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera a del predetto Dpcm, ‘può essere modificato con decreto del ministero dello Sviluppo economico, sentito il ministero dell’Economia e delle finanze”. Si terrà domani mattina alle 11 una videoconferenza dei ministri Roberto Gualtieri (Economia) e Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) con i segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

Fim-Fiom-Uilm, mobilitazioni fino al 29 marzo 

Proseguirà fino al 29 marzo prossimo la mobilitazione proclamata da Fim Fiom e Uilm per sostenere l’adozione di misure di tutela della salute in tutti i luoghi di lavoro e appoggiare il confronto di Cgil,Cisl e Uil con il Governo affinché sia modificato il Dpcm varato ieri che ha allargato le maglie dello stop imposto alle aziende di settori non strategici. La decisione in una nota unitaria a firma dei segretari generali, Marco Bentivogli, Francesca Re David e Rocco Palombella. “Il Governo, quindi, ha aggiunto lavorazioni estranee all’emergenza in corso. Nel testo del Dpcm, inoltre – aggiungono ancora Fim Fiom e Uilm- viene consentito lo svolgimento di attività funzionali alle filiere, di quelle previste dal decreto e ai settori strategici, lasciando piena discrezionalità alle imprese di determinarle fatta salva comunicazione al prefetto”.  “Per queste ragioni Cgil Cisl e Uil hanno considerato inadeguato il provvedimento modificato dal governo su pressione della Confindustria. E Fim Fiom e Uilm sono impegnati a tutti i livelli a mettere in campo iniziative unitarie di mobilitazione utili a costruire accordi e laddove non possibile a proclamare iniziative di sciopero finalizzate a riportare la definizione delle attività indispensabili e a garantire la massima sicurezza nei luoghi di lavoro aperti a partire dal 25 marzo. Per le aziende non ancora sicure e per quelle fuori delle reali attività essenziali, Fim Fiom e Uilm già venerdì 20 hanno prolungato la copertura dello sciopero nelle aziende metalmeccaniche fino al 29 marzo”, si legge ancora. “La nostra richiesta, è limitarsi senza eccezione alcuna, alle sole attività essenziali per ridurre la mobilità dei lavoratori. Il 29 marzo verificheremo come proseguire la nostra iniziativa”, conclude la nota.

Sindacati Pa, Dpcm rischia di creare altro caos

“Abbiamo bisogno di misure che aiutino la Sanità, oramai allo stremo, e per farlo è urgente abbassare il livello di contagio in modo da non sovraffollare i reparti Covid-19 e mettere in sicurezza tutto il personale sanitario ospedaliero, delle residenze assistite e i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, compresi i settori privati che operano nell’emergenza Covid-19. Per questo occorre dettagliare meglio quali attività della Pa debbano essere svolte con obbligo di presenza e ricorrere maggiormente al lavoro da remoto. Il personale della Sanità sta pagando un contributo altissimo alla gestione di questa emergenza e non è tollerabile che le misure di contenimento adottate non garantiscano il drastico calo del rischio contagio”. Ad affermarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, sostenendo che: “dopo l’approvazione del Dpcm, insieme alle Confederazioni, stiamo lavorando per indicare al Governo l’esigenza di distinguere nell’ambito dei servizi pubblici cosa è realmente essenziale e cosa invece può essere svolto in altre modalità o differito”. Le categorie di Cgil, Cisl e Uil ricordano infatti come “la circolare 2 del 2020 del Ministero della Pa, insieme ad altri provvedimenti, dispone che la stragrande maggioranza delle attività oggi in capo alle pubbliche amministrazioni possano essere svolte da remoto, contribuendo così a garantire misure di contenimento che, pur offrendo la continuità delle attività e dei servizi resi ai cittadini, tutelino la salute dei lavoratori e della popolazione”. Per i sindacati, “in quell’elenco così generico, allegato al Dpcm, inserire tutta la Pubblica amministrazione, gran parte dei servizi pubblici a gestione diretta o da terzi, in concessione o in appalto, all’interno dei servizi essenziali, senza andare a qualificare quelle che sono le attività indispensabili e quelle invece differibili, rischia di generare ulteriore caos e di essere in contrasto con le volontà di contenimento annunciate e da altri provvedimenti dello stesso Governo”. Per Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, “bisogna chiarire subito quali attività delle pubbliche amministrazioni possono essere agevolate da tutte le misure previste, sia dal decreto ‘Cura Italia’ che dalle direttive della Pa. Così come chiediamo che il Ministero della Pa solleciti tutte le amministrazioni affinché ci sia un più largo ricorso al lavoro agile e al lavoro da remoto o alle tutele previste dal cura italia nel caso in cui il lavoratore che non svolge un’attività indispensabile non possa svolgerla in smart working. Registriamo in queste ore molte resistenze da parte dei dirigenti ad utilizzare tutti gli strumenti alternativi che possono contribuire al contenimento dell’emergenza Covid-19. Abbiamo bisogno di far lavorare tutto il personale in sicurezza e di dare continuità di servizi ai cittadini. Possiamo farlo diversamente, ed è quello che stiamo chiedendo in queste ore al Governo. Ci auguriamo che la mobilitazione dei servizi e delle attività produttive facciano capire al Governo che il Dpcm appena approvato va modificato. La salute di tutti è un bene primario”, concludono.

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