
Disponibilità e clima disteso all’apertura del confronto tra governo e sindacati in materia di pubblico impiego, un iter che dovrebbe giungere alla stesura di un memorandum d’intesa. Il tavolo che ha segnato l’avvio del confronto è stato quello tra Cgil Cisl Uil e il ministro per la PA Fabiana Dadone, il viceministro Laura Castelli e il sottosegretario Pier Paolo Baretta. Dadone ha introdotto i lavori all’insegna di “una ottica costruttiva per avvicinarci alla fase della contrattazione”. I sindacati hanno riscontrato una “buona disponibilità al confronto” e “aperture” a discutere anche di risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali, senza le quali i rappresentanti dei lavoratori non sono disponibili ad aprire la trattativa. E la disponibilità sulle risorse è arrivata dal sottosegretario Baretta che, al termine dell’incontro, ha detto: “discuteremo anche di risorse e approfondiremo tutte le materie. Abbiamo preso atto della domanda dei sindacati, ci lavoreremo nel corso del confronto”. Quanto alla possibilità che il tema possa essere affrontato nel Def ha però risposto che “è presto per dirlo, vedremo”. A parlare di una “ragguardevole dotazione finanziaria per il rinnovo dei contratti di 3,4 miliardi a regime” è stata Fabiana Dadone. Una cifra che per i sindacati ancora non basta e chiedono 1,5 miliardi in più. Ma durante l’incontro la Funzione pubblica ha fatto trapelare la consistenza del beneficio economico che deriva dal taglio del cuneo fiscale per i dipendenti pubblici, una media di 62,2 euro in più per 13 mensilità nelle buste paga di 2,5 milioni di dipendenti pubblici.
Ne è nato un botta e risposta con la Cgil. “Non si può chiedere al settore pubblico di rinunciare agli aumenti perché c’è un vantaggio nel cuneo fiscale”, è la netta replica della Cgil. La Funzione pubblica ha quindi controreplicato spiegando che “i benefici del taglio del cuneo per i dipendenti pubblici non sono mai stati posti al tavolo sul memorandum come alternativi alla contrattazione”. Piuttosto “segnalano semplicemente la grande attenzione del Governo al lavoro nel suo complesso quale fattore produttivo”. Sull’efficacia del taglio del cuneo è intervenuta, a margine, anche il viceministro Castelli secondo la quale esso “rappresenta una risposta concreta alla necessità di potenziamento dei livelli salariali, anche dei dipendenti pubblici”. Sul nodo risorse la Cgil ha insistito. “Il Mef si è impegnato a valutare lo stanziamento di ulteriori risorse nel prossimo documento di economia e finanza. Tali annunci dovranno realizzarsi il prima possibile, per questo le categorie sono già in campo con le piattaforme di rinnovo dei contratti e con iniziative di mobilitazione” secondo quanto ha affermato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti al termine dell’incontro.
“Penso di aver colto, anche se non c’è stato un impegno da parte del Mef, – ha riferito il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo- almeno un’attenzione a considerare un possibile intervento economico aggiuntivo”. “E’ stato un incontro interlocutorio” il commento di Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl sottolineando “la necessità di partire dalle esigenze poste dalle nostre federazioni su temi particolarmente delicati, il primo tra tutti come arrivare alla stipula dei prossimi contratti collettivi nazionali, sui quali riteniamo che l’ammontare delle risorse messe a disposizione non sia ancora adeguato rispetto alle necessità di ridare slancio al sistema pubblico del Paese”. Un primo incontro in cui i sindacati unitariamente hanno chiesto al governo di intervenire per lo sblocco delle progressioni economiche orizzontali dei dipendenti pubblici (nella stessa fascia di appartenenza) in ben 1.600 amministrazioni pubbliche, ovvero gli scatti economici nell’ambito della contrattazione decentrata.
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