
L’Europa cambia pelle? O, più precisamente, l’Unione europea avvia un “processo di revisione” che riguarda le regole del Patto di stabilità che non reggono più, di volta in volta devono essere adattate ai bilanci degli Stati, a partire da quelli che sono più in sofferenza? La presidente Von der Leyen aveva posto il problema fin dalla relazione che aveva tenuto in occasione della sua elezione. Nei primi mesi della nuova gestione gli attacchi da parte delle forze di destra, sovraniste, dalla Le Pen ad Orban, il premier ungherese per il quale i popolari europei hanno prolungato la sospensione, invece di cacciarlo. Ora si aggiunge anche Salvini. E la situazione si fa più complicata. In particolare per il Ppe, per la Merkel. Populisti e razzisti non facilitano certo il cammino di una Unione europea la cui unità viene messa in discussione non solo dalle destre peggiori che, fino all’antisemitismo dichiarato, trovano spazi in diversi paesi. Le politiche di bilancio vedono diversità di impostazione di non poco conto fra i paesi del Nord Europa e quelli del Centro, Francia, Germania, Italia, Spagna tanto per citarne alcuni. L’uscita del Regno Unito, in particolare, ha bisogno di una revisione delle regole del Patto di stabilità e crescita. L’effetto Brexit è all’ordine del giorno, campeggia sui media di tutta Europa, arriva fino agli Stati Uniti, alla Russia, accompagna i disastrosi effetti del coronavirus che ha colpito la Cina.
Patto di stabilità. Servono investimenti per crescita e cambiamenti climatici
È in questo quadro che, all’improvviso, senza tanti squilli di tromba, senza le solite indiscrezioni, anticipazioni di stampa, fasulle, per quanto riguarda Bruxelles, le politiche europee, in particolare da quando Gentiloni ricopre l’incarico di commissario all’Economia, arriva una notizia con tanto di crisma della ufficialità, che riguarda le “regole” del Patto di stabilità, il cuore della Unione le cui pulsazioni diventano sempre più flebili. Senza squilli di tromba, senza preavvisi, senza ammiccamenti, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis e il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, convocano una conferenza stampa e annunciano l’apertura di un processo che dovrebbe portare alla revisione delle regole del Patto di Stabilità e Crescita lanciando una consultazione pubblica che dovrebbe durare un anno sul futuro del quadro di regole di sorveglianza fiscale e macroeconomica dell’Ue. Le regole attuali – il Six Pack e il Two Pack, introdotti nel pieno della crisi del debito sovrano , dicono il vice presidente Ue e il Commissario all’Economia – hanno contribuito “a realizzare un più stretto coordinamento delle politiche economiche, affrontare gli squilibri macroeconomici, ridurre i livelli di deficit e debito”. Tuttavia sottolineano che “rimangono alcune vulnerabilità e il quadro fiscale è diventato sempre più complesso”. Per tutto il periodo in cui si discuterà la riforma affermano che “varranno le regole attuali che prevedono l’uso della flessibilità” nella valutazione dei deficit. Per quanto riguarda la “golden rule” , l’esclusione di certi investimenti dal calcolo del deficit ai fini della sorveglianza Ue che interessano molto l’Italia, stante la pesantezza del debito, leggi il “costo” dell’Iva, più di venti miliardi, il vicepresidente della Commissione ha indicato che “farà certamente parte della discussione”. Ed ha portato ad esempio lo European Fiscal Board che ha avanzato la proposta di una ‘golden rule’ limitata. Però ora, dice, “non arriviamo ad alcuna conclusione’. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è già dichiarata contraria a una ‘golden rule’ fissa. Gentiloni parlando del Patto di stabilità ha sottolineato che servono investimenti per crescita e cambiamenti climatici compresi i paesi con alto debito.
Le “regole” del Patto di stabilità non sono riuscite a proteggere gli investimenti
Chiedono i giornalisti se si pensa di cambiare nome al Patto richiamando parole spese dal presidente del Consiglio italiano. Una domandina-trappola. Gentioloni se la cava bene: “Cambiare nome al Patto? Opinione legittima. Io non sono l’interprete del primo ministro italiano, ma Conte ha detto che avrebbe voluto invertire il concetto ma non chiamarlo in un altro modo, che avrebbe voluto mettere l’accento più sulla crescita che sulla stabilità. E questa è la sua opinione legittima”, risponde Gentiloni, commentando le parole del presidente del Consiglio che a Bruxelles aveva detto che avrebbe voluto che il Patto cambiasse in Patto di ‘crescita e stabilità’. Una furbata? Un modo di cavarsela rispetto alla pesantezza del debito italiano? Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni guardano al sodo, tralasciano i particolari, se così si può dire, perché la partita da affrontare riguarda la “revisione della governance economica in Ue”. La Commissione – affermano – è giunta alla conclusione che le regole con cui viene applicato il Patto di Stabilità e Crescita sono diventate “eccessivamente complesse” e, anche “se il debito pubblico rimane alto in alcuni Stati membri”, non sono riuscite a “proteggere gli investimenti” e a rendere le finanze pubbliche “più favorevoli alla crescita”. Ed ecco la novità, la notizia. Si chiama “consultazione pubblica”. È questa la comunicazione con cui la Commissione europea dà inizio a un processo che dovrebbe portare alla revisione delle regole del Patto di Stabilità e Crescita. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e il commissario Gentiloni guardano al futuro del quadro di regole di sorveglianza fiscale e macroeconomica dell’Ue. Tuttavia, “rimangono alcune vulnerabilità e il quadro fiscale è diventato sempre più complesso”, rammentano i due Commissari. Restano le regole attuali per tutto il periodo in cui si discuterà la riforma. “Varranno le regole attuali che prevedono l’uso della flessibilità” nella valutazione dei deficit, argomento che tanto interessa all’Italia ed ai paesi più indebitati, sottolineano sia Dombrovskis che Gentiloni. Dice Il vice vicepresidente della Ue: “Regole patto di stabilità troppo complesse, parliamone.”
Governi, parti sociali, economisti università, società civile potranno dire la loro
Gentiloni sottolinea che “il patto di stabilità risale agli anni della crisi, le politiche economiche in Europa devono fronteggiare le sfide attuali che chiaramente non sono le stesse di dieci anni fa: la stabilità resta un obiettivo chiave ma c’è un eguale bisogno pressante di sostenere la crescita e in particolare di mobilitare investimenti immensi per far fronte al cambiamento climatico”. Ancora: “La complessità delle nostre regole rende più difficile spiegare ai nostri cittadini cosa sta dicendo Bruxelles, e questo è qualcosa che nessuno di noi dovrebbe accettare. Non vedo l’ora che si avvii un vero dibattito su questi temi nei prossimi mesi”. “Sicuramente – è ancora Gentiloni che parla – abbiamo bisogno di avere investimenti pubblici ‘verdi’ in tutti gli Stati membri, a sostegno della transizione ecologica. La Commissione – ha proseguito – non intende precludere gli investimenti pubblici ai Paesi con debito molto alto come l’Italia”. Un passaggio che non è arduo definire “epocale” quello che si chiede alla Unione europea di cui si sono fatti carico, con la presidente von der Leyen, Gentiloni e Dombrovskis. Un anno di lavoro annunciato per la revisione del Patto di stabilità diventato “troppo complesso, poco trasparente e poco prevedibile”. Nei prossimi mesi Governi, parti sociali, economisti, università e società civile potranno dire la loro rispondendo alle domande che la Commissione ha formulato per lanciare il dibattito: come fare a ridurre gli squilibri macroeconomici, come assicurare stabilità dei conti a breve termine e sostenibilità nel lungo periodo, come andare incontro alle sfide dei Paesi più in difficoltà, come assicurare l’attuazione delle regole riflettendo su sanzioni e incentivi. La riflessione coinvolgerà anche la flessibilità attualmente prevista dalle regole, per renderla più adatta agli obiettivi del Green Deal, e quindi utile a favorire gli investimenti verdi. La consultazione prevede incontri, seminari, piattaforme di discussione online. Ci verrebbe da dire, azzardiamo, che si sente una eco, quella di Greta Thunberg, la ragazzina svedese, 16 anni, gira il mondo, si batte contro il mutamento climatico, arriva ovunque, fino all’Onu, è riuscita a dare vita ad un movimento di protesta che ha coinvolto milioni di persone. È diventata il simbolo di milioni di giovani dando vita ai Fridays for Future, movimento studentesco internazionale che rivendica un’azione concreta dei governi contro il cambiamento climatico. Greta, Ursula, la presidente della Commissione europea , le nostre “sardine”. Nella diversità una speranza.
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