Coronavirus. L’informativa del ministro Speranza al Parlamento, un messaggio positivo. La Camera approva il decreto sull’emergenza con 462 voti a favore e due contrari

Coronavirus. L’informativa del ministro Speranza al Parlamento, un messaggio positivo. La Camera approva il decreto sull’emergenza con 462 voti a favore e due contrari

E’ un messaggio positivo, quello che Roberto Speranza lancia al Parlamento, ma con l’obiettivo di farlo arrivare oltre i confini del Palazzo: “L’Italia è più forte del nuovo coronavirus”. Il ministro della Salute, nella prima informativa alla Camera sull’emergenza legata alla diffusione del Covid-19, da un lato tende la mano al legislatore promettendo una relazione stretta, ma dall’altra si rivolge direttamente alle opposizioni, che però “guidano una parte significativa delle Regioni italiane”, per chiedere una “chiara e limpida sinergia istituzionale”. Il discorso ha una linea retta: “Con grande rispetto per le opinioni di tutti dico attenzione a non dare dell’Italia una rappresentazione sbagliata”. E per questo motivo si appella a tutti: “Unità significa abbassare le bandierine di parte e privilegiare gli interessi generali”. Per Speranza “descrivere l’Italia come un Paese colpito e travolto da una incontrollata emergenza sanitaria è un danno grave alle nostre imprese, al turismo, al nostro sistema Paese”. Prima però dell’informativa del ministro Speranza la Camera ha approvato, con 462 voti favorevoli e 2 contrari, il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Hanno votato a favore, oltre alle forze di maggioranza, anche Lega, FdI e Forza Italia. Due soli i voti contrari, uno dei quali è di Vittorio Sgarbi, che poco prima del voto ne ha spiegato, anche con parole forti, i motivi: l’emergenza coronavirus “è tutta una finzione, è una finzione, una presa per il culo che umilia l’Italia davanti al mondo. Non c’è nessuna emergenza”, arrivando ad ipotizzare il reato di “procurato allarme. La peste non c’è”. Parole riprese dal presidente Roberto Fico e stigmatizzate anche dal dem Emanuele Fiano.

Oltre la parte politica, però, ce n’è anche una tecnica. Il ministro della Salute non ha tentennamenti quando dice che “in Italia possiamo vantare scienziati di altissimo profilo. L’Istituto superiore di Sanità è al lavoro in queste ore per ricostruire il tracciato epidemiologico di quanto accaduto” e dunque “dobbiamo fidarci dei nostri scienziati”. Ma non dimentica di “esprimere la gratitudine mia, del governo, e sono convinto di tutta la comunità nazionale, nei confronti delle donne e degli uomini che, senza sosta, da giorni stanno fronteggiando l’emergenza a tutti livelli in modo particolare sui territori più colpiti”. Un ringraziamento che riguarda anche le istituzioni locali. Che stanno rispettando le indicazioni di Roma, visto che “non essendo disponibili al momento farmaci o vaccini, per cui comunque la comunità scientifica è al lavoro, l’isolamento dei contagiati è l’unica strada che garantisce efficacemente la riduzione della diffusione del virus”. Uno sforzo organizzativo ed economico ingente. Il ministro spiega che i primi riscontri evidenziano lo sviluppo di “due focolai”, che “inizialmente sembravano distinti, ma poi si sono dimostrati connessi”. Anche se “ad oggi non hanno trovato conferma le ipotesi attorno al caso ‘zero’ che ha infettato il primo paziente nell’area del Lodigiano”. Sempre restando sui numeri, ribadisce che stando agli studi dal coronavirus “si guarisce rapidamente e spontaneamente nell’80% dei casi, e nel 15% dopo regolari cure sanitarie. Solo il 5% presenta problemi molto gravi ed il tasso di letalità è poco sopra il 2% ed in larghissima parte – sottolinea – legato alle preesistenti condizioni morbose di soggetti anziani”. “Sulla base dei dati che provengono anche da altri paesi europei, risulta evidente che aumentano quotidianamente sia le aree di contagio che il numero dei soggetti risultati positivi al nuovo corona virus. È un quadro in continua evoluzione, non solo nel nostro paese, che non si presta a facili previsioni”. “A questa incertezza di prospettiva fa da contraltare una evidente certezza. Gli studi finora fatti, il più autorevole su 44.000 casi in Cina, hanno dimostrato che il nuovo Coronavirus, nella stragrande maggioranza dei casi, comporta sintomi molto lievi. Il paragone anche con altre epidemie è eloquente. La Sars ha un tasso di letalità del 9,6%. Il virus Ebola, la cui epidemia in corso in Congo è tutt’ora un’emergenza internazionale di salute pubblica dell’Oms, ha un tasso di letalità stimato intorno al 50%”. “Perché allora ci preoccupiamo tanto del CORONAVIRUS? Perché ad un basso tasso di letalità corrisponde un tasso significativo di contagio che in presenza di una diffusione incontrollata del virus potrebbe colpire soprattutto la popolazione più debole e più anziana e sovraccaricare i nostri presidi sanitari. Per questo bisogna continuare a fare tutto ciò che è necessario per limitare la diffusione del contagio”.

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