
Il premier spagnolo uscente, il socialista Pedro Sanchez, ha perso il primo voto di fiducia in Parlamento per formare un governo. In totale hanno votato a suo favore 124 deputati sui 350 seggi del Parlamento, mentre 170 hanno votato contro di lui e 52 si sono astenuti; i restanti quattro seggi appartengono a parlamentari sospesi. Sanchez è rimasto dunque molto lontano dalla maggioranza assoluta di 176 preferenze che gli sarebbe servita per superare questo primo voto. La seconda votazione è prevista per giovedì alle 13.30: prima di allora Sanchez dovrà trovare un accordo di coalizione con la sinistra radicale di Unidas Podemos per riuscire a ottenere la maggioranza semplice.
Sanchez è attualmente premier pro tempore dopo le elezioni generali di aprile, in cui il suo partito ha vinto ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta, costringendolo a cercare sostegno. Con l’appoggio dei 42 deputati di Podemos e pochi altri di piccoli partiti regionali, Sanchez potrebbe riuscire a passare il secondo voto di fiducia di giovedì, ma questo non è scontato vista la rabbia dei potenziali alleati. Il partito socialista è impegnato da mesi in negoziati con Podemos e solo recentemente ha acconsentito, seppur con riluttanza, a formare un governo di coalizione con il partito di sinistra radicale. Il leader di Podemos però, Pablo Iglesias, che per formare una coalizione ha acconsentito alla richiesta di Sanchez di non entrare personalmente nel governo, nel dibattito parlamentare di lunedì si è scagliato contro il socialista. Podemos, che nel voto di oggi si è astenuto, accusa il premier di non tendere le braccia verso i potenziali alleati nonostante abbia bisogno del loro aiuto: in particolare accusa Sanchez di avergli negato tutti i ministeri più importanti e portafogli come il Lavoro, le Finanze, la Transizione ecologica o l’Uguaglianza. Nel caso in cui la coalizione dovesse andare a buon fine, la Spagna avrebbe il primo governo di coalizione di sinistra dal 1936, quando scoppiò la guerra civile. Se invece non si dovesse trovare un accordo, Sanchez avrà due mesi di tempo per riprovare: se nuovamente non dovesse riuscire a formare un governo si terrebbero nuove elezioni legislative, le quarte in quattro anni, previste per il 10 novembre.
Al rompicapo per Sanchez si aggiunge anche la scottante questione catalana. L’indipendentista catalano Gabriel Rufian, il cui gruppo Erc deve almeno astenersi per permettere a Pedro Sanchez di essere riconfermato primo ministro, ha accusato i socialisti di “giocare a poker con la speranza” degli elettori. Nella prima votazione i 14 deputati presenti del suo gruppo hanno votato no. “Non date per scontata la nostra astensione. Avete 48 ore massimo per mettervi d’accordo” con la sinistra radicale, ha avvertito Rufian, rimproverando a Sanchez di avere appena citato nel suo discorso politico generale la Catalogna.
Dopo che il primo ministro socialista Pedro Sanchez è stato bocciato oggi al primo voto d’investitura in parlamento, la sinistra radicale di Podemos invita i socialisti “a muoversi entro le prossime 48 ore” in modo da trovare un’intesa per il nuovo governo. “La nostra astensione”, ha detto la portavoce aggiunta del gruppo parlamentare di Podemos, Ione Belarra, “è stata un gesto per facilitare i negoziati” in vista di giovedì, quando ci sarà il nuovo voto d’investitura. In questa seconda sede basteranno più voti favorevoli che contrari per insediare il nuovo governo, mentre oggi serviva la maggioranza assoluta”. Secondo Belarra, il leader di Podemos Pablo Iglesias ha fatto “tutti i passi necessari per costruire un governo di coalizione”, compresa la rinuncia ad entrare personalmente nel governo, ma il partito socialista (Psoe) “non si è mosso”. “Abbiamo ascoltato scuse su scuse, stiamo perdendo tempo, per questo il Psoe deve muoversi”, ha insistito Belarra. Quanto al voto contrario espresso in aula dalla numero due di Podemos, Irene Montero, si è trattato di una “eccezione” dovuta al fatto che prima si era deciso per il voto contrario e poi c’è stata “una riflessione collettiva” in favore dell’astensione.
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