
Interessa qualcuno del governo fornire dati esatti per quanto riguarda lo stato della nostra economia? Per esempio i dati relativi alla situazione del settore commercio per cui si prevede un 2019 con segno meno come denuncia Confesercenti? E i media offrono al cittadino la necessaria informazione su come vanno le cose, in particolare per quanto riguarda la situazione economica? Ancora un interrogativo: prendiamo i sondaggi che quasi ogni giorno vengono sfornati. Su quale base si forma quella che si chiama “opinione pubblica”? Facciamo un esempio. I media, quelli in particolare controllati da chi governa, leggi Rai forniscono una visione rosea della situazione del nostro Paese, come stanno facendo i gialloverdi al governo, litigano fra loro, e se potessero si sbranerebbero, ma concordano nel fatto che molte cose sono state fatte da questa accozzaglia fra Lega e M5s. In fondo tutto va bene. Il presidente Conte, invece di offrire comunicazioni ufficiali che possono essere utilizzate e anche criticate dai media, qualora ne avessero voglia, ormai scrive articoli sui maggiori quotidiani, il Corriere della Sera e Repubblica, che sono letti da non più di seicentomila cittadini. A tutti gli altri è negata la conoscenza su come si muove il governo. Quando vengono fatti i sondaggi il cittadino è privo delle necessarie informazioni. Ci sono quelle dei social per chi usa questi strumenti. Ma non si tratta di informazione ma di notizie spesso false, di sfrenata propaganda. Aggiungiamo il fatto che sarebbe utile che quando si rendono noti i sondaggi si rendesse noto anche il numero di chi ha risposto alle domande. Si scoprirebbe che si pronunciano non più del 70% ed è già una percentuale, diciamo, più alta di quella relativa ai chi si reca alle urne.
Le notizie economiche hanno sempre meno spazio sui media
Se le percentuali delle singole forze politiche venissero calibrate sulla percentuale di chi risponde si vedrebbe che se un partito conquista mettiamo il 35% bisognerebbe dire che è il 35% di chi ha votato o di chi ha risposto alle domande del sondaggista. Sempre per quanto riguarda l’informazione le notizie economiche trovano sempre spazi minori sulle televisioni, le radio e sulla carta stampata. Oppure si offrono dati falsati da interpretazioni fantasiose. Facciamo un esempio. Il vicepremier e ministro Di Maio qualche giorno fa ha esultato perché sarebbe aumentata l’occupazione. La realtà è diversa. Se le grandezze si misurano sui tre mesi può darsi che vi sia qualche leggero aumento dell’occupazione. Vi sono cause legate all’andamento delle produzioni,a particolari condizioni dovute per esempio al clima. Sarebbe utile che dai dati Istat si prendessero quelli relativi ad un anno. Per esempio il luglio 2019 rispetto al 2018. Si potrebbe scoprire che l’occupazione stabile è calata e che le ore lavorate sono state diverse centinaia di migliaia in meno. Così come sarebbe necessario che Istat, altri centri di ricerca fornissero puntualmente quanti sono i giovani che se ne vanno dall’Italia. Se i numeri relativi allo stato dell’occupazione venissero forniti puntualmente e in modo corretto si saprebbe che ci sono qualche centinaio di migliaia di lavoratori in cassa integrazione e da lungo tempo. Per non parlare del fatto che basta lavorare anche un solo giorno e vieni considerato un lavoratore a tutti gli effetti.
L’anno si chiuderà con una flessione dello 0,4% delle vendite
Perché questa lunga premessa? Il presidente del Consiglio ha annunciato che tra qualche giorno convocherà le organizzazioni che rappresentano le forze sociali, sindacati, associazioni di impresa. Già sono state convocate ben 43 dal vicepremier Salvini in una inutile riunione che serviva solo al vicepremier per fare uno sgarbo al premier ed a Di Maio. Ora Conte ha annunciato che vedrà le organizzazioni delle forze sociali a Palazzo Chigi. Prenderà lui nelle mani la situazione per confermare che il 2019 sarà un anno bellissimo, come affermò qualche tempo fa. Allora ci permettiamo di rilanciare, per conoscenza di Conte, dei Salvini e dei Di Maio che nel settore del Commercio le cose vanno male, altro che anno bellissimo. Riprendiamo perciò le stime di Confesercenti che parlano di un “2019 a segno meno per il commercio. “Se non ci saranno inversioni di tendenza, l’anno si chiuderà con una flessione del -0,4% delle vendite, per oltre un miliardo di euro in meno rispetto al 2018: il risultato peggiore degli ultimi quattro anni”.
Commercio: un vero bollettino di guerra. Pesa il mancato recupero della spesa delle famiglie
La crisi che ha colpito il settore non sembra quindi arrestarsi, stando anche al bollettino di guerra certificato dall’associazione. Oggi, rileva Confesercenti, “rispetto al 2011 ci sono 32mila negozi in meno, un’emorragia che ha portato a bruciare almeno 3 miliardi di euro di investimenti delle imprese. E quest’anno stimiamo che spariranno ancora più di 5mila attività commerciali, al ritmo di 14 al giorno”. I numeri forniti dalla associazione sono chiari. “A pesare è il mancato recupero della spesa delle famiglie italiane, che sono oggi costrette a spendere annualmente 2.530 .euro in meno che nel 2011. Una sofferenza non limitata alle sole aree più povere del paese: le famiglie lombarde hanno ridotto i loro consumi del 3,5%, quelle venete del 4,4%, poco meno di quanto avvenuto in Calabria, dove la contrazione è stata del 4,8%. Lo stop della spesa – afferma Confesercenti – ha inoltre portato ad riorientamento delle scelte di consumo verso quei canali dove più esasperata è la concorrenza di prezzo, come web e outlet. Una convergenza che ha messo in ginocchio le piccole realtà. Ormai – sottolinea il comunicato – quasi un’attività commerciale indipendente su due chiude i battenti entro i tre anni di vita”.
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