Strage ferroviaria di Viareggio. Confermate in appello le condanne per gli ex vertici di Fs e Rfi

Strage ferroviaria di Viareggio. Confermate in appello le condanne per gli ex vertici di Fs e Rfi

Condanne per gli ex vertici di Rfi e Fs al processo d’appello per la strage di Viareggio. Era il 29 giugno 2009 quando, alle 23.48, il gpl, fuoriuscito da un carro cisterna deragliato entrando nella stazione della città della Versilia, invase il quartiere di via Ponchielli, causando forti esplosioni e un imponente incendio che distrusse molte case. Il bilancio dei morti salì di ora in ora, poi di giorno in giorno, fino ad arrivare a 32: tra le vittime anche bambini.

L’ex ad di Rfi e di Fs Mauro Moretti è stato condannato dalla corte di appello di Firenze a 7 anni

Per lui erano stati chiesti 15 anni e mezzo, sia per il suo ruolo di amministratore delegato di Rfi, per il quale era già stato condannato in primo grado a 7 anni, sia come ad di Fs, per il quale era stato assolto in primo grado. Moretti era imputato per disastro, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, incendio. Condanna a 6 anni per Michele Mario Elia, ex ad Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad Trenitalia. Per Elia la procura generale aveva chiesto 14 anni e mezzo, mentre per Soprano a 7 anni e mezzo. Tutti condannati dalla Corte di appello i dirigenti e i manager delle società estere dove venivano mandati in revisione i carri merci, meno Uwe Koennecke, responsabile dell’officina Jugenthal, assolto (in primo grado aveva avuto 8 anni e 6 mesi). Tra loro c’è Joachim Lehmann, supervisore presso l’Officina Jugenthal di Hannover, a cui la Corte ha inflitto 7 anni e 3 mesi riformando la sentenza del tribunale di Lucca che lo aveva assolto. Il pg Luciana Piras aveva chiesto per lui 8 anni. La Corte inoltre ha condannato a 8 anni e 8 mesi Rainer Kogelheide delle società Jungenthal e Peter Linowski di Gatx Rail Germania; a 8 anni Johannes Mansbarth ex ad di Gatx Rail Austria e Roman Mayer responsabile manutenzione flotta carri merci di Gatx Austria; a 6 anni e 10 mesi Andreas Schroter, tecnico, Uwe Kriebel, operaio addetto alla verifica dei materiali, e Helmut Brodel, tutti delle officine Jugenthal. Assolti “perché il fatto non sussiste” i dipendenti di Rfi, nelle figure tecniche di Giovanni Costa, Giorgio Di Marco, Giulio Margarita e Enzo Marzilli, che in primo grado erano stati condannati a pene tra sei anni e sei anni e mezzo. Nel processo i giudici della Corte di appello di Firenze in camera di consiglio hanno dovuto tener conto della prescrizione, che comporta uno sconto di pena di sei mesi, scattata nel maggio 2018 per i reati di incendio e lesioni plurime colpose contestati a numerosi imputati. La stessa procura generale, nella requisitoria, aveva evidenziato l’obbligo legale di applicare la prescrizione in modo lineare a tutte le posizioni in caso di riforma della sentenza di primo grado.

Confermata, poi, anche la sentenza di primo grado, emessa dal tribunale di Lucca, per i risarcimenti alle parti civili e le relative provvisionali, fra cui quelle per i familiari delle vittime. Anche Moretti, in solido con gli altri imputati dovrà risarcire le parti. I difensori degli imputati condannati hanno annunciato che presenteranno ricorso in Cassazione. “Oggi è un bel giorno”, ha commentato l’avvocato Tiziano Nicoletti, difensore di parte civile dei familiari delle 32 vittime, presenti in tribunale e arrivati a Firenze insieme al sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro. “La pubblica accusa – ha aggiunto l’avvocato Nicoletti – non ha avuto paura di nulla, non si è fermata di fronte a niente e alla fine ha ottenuto quello che volevamo anche noi: è stato condannato il sistema ferrovie, a dimostrazione che quello che è successo a Viareggio non è uno spiacevole episodio. Moretti non è stato condannato infatti solo come ex Ad di Rfi ma anche come ex Ad di Fs, l’holding del gruppo. Era quello che volevamo e l’abbiamo ottenuto”. Per il sindaco di Viareggio “oggi è stato fatto un passo avanti verso la giustizia, il secondo grado conferma che ci sono delle responsabilità chiare. Certo questo non vuol dire che termina il dolore, il dolore è ancora vivo e non è con delle sentenze che si risarcisce una ferita grande e aperta nel cuore della città. Oggi si chiude un capitolo – ha concluso il primo cittadino -, almeno in parte, perché immagino ci sarà la Cassazione”.

La lettura della sentenza è stata accolta con commozione e lacrime dai familiari delle vittime che hanno assistito alla lettura in aula, chiedendo “giustizia da dieci anni”. Al termine della sentenza in molti hanno pianto: tra loro Daniela Rombi, che nell’incidente ha perso la figlia Emanuela, e che è stata la fondatrice dell’associazione “Il mondo che vorrei” tra i familiari delle vittime. “Oggi finalmente sono più serena. Questa sentenza è un incoraggiamento a tutti i cittadini, la verità prima o poi esce fuori, ed oggi è accaduto”, ha detto Rombi. Marco Piagentini, uomo simbolo della strage ferroviaria, che reca sul volto i segni del tragico incidente, dove ha perso la moglie e figli, provato e emozionato, si è limitato a poche parole uscendo dal palazzo di giustizia: “I fatti sono evidenti, sotto gli occhi di tutti”.

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