
In trentamila i metalmeccanici alla manifestazione di Milano.In testa al corteo anche Maurizio Landini. “La gente vuole dei risultati. La notizia che abbiamo è che le fabbriche si sono svuotate, l’adesione molto forte vuol dire che c’è una domanda vera di cambiamento in questo Paese. E cambiare vuol dire cambiare le politiche economiche e sociali, ridurre il fisco per i lavoratori, investire per creare lavoro, vuol dire basta precarietà, aumentare i salari e combattere le diseguaglianze”, afferma il segretario generale della Cgil: “C’è bisogno di nuovi investimenti e di una politica industriale degna di questo nome. L’Italia sta perdendo punti ed è più indietro di tante altre parti dell’Europa”. Per Landini “la manifestazione di oggi chiede che finalmente s’imbocchi una strada diversa, la strada dei diritti sul lavoro, della salute e della sicurezza, dell’aumento dei salari, della lotta all’evasione fiscale”.
Per il segretario generale della Cgil “il governo deve sapere che se non cambia non ci fermiamo. Questa manifestazione ci dice che dopo mesi che stiamo chiedendo alle lavoratrici e ai lavoratori di ogni settore, dagli edili al pubblico impiego, dal commercio ai i pensionati, dai lavoratori dell’agricoltura ai metalmeccanici, le piazze seguitano a riempiersi. Proseguiremo il 22 a Reggio Calabria”. Landini sottolinea che “bisogna smettere di dare i numeri, più che commentarli. Basta con la campagna elettorale, fa morire il Paese. Le cose concrete sono queste: che si è poveri anche lavorando, che si è precari, che sono più gli italiani laureati che devono andare all’estero che gli stranieri che vengono in Italia. Questo dice tutto, così le cose non funzionano. Per il segretario generale Cgil, insomma, c’è “bisogno di un cambio. Un Paese sta bene quando una persona, attraverso il lavoro, può vivere dignitosamente. Quando questo non avviene, vuol dire che il Paese è ingiusto e che non funziona”.
“Si deve smettere di raccontare l’Italia che non c’è” afferma Susanna Camusso, responsabile delle Politiche europee e internazionali della Cgil nazionale, nel corso della manifestazione di Milano. “Oggi l’Italia ha di nuovo delle emergenze aperte e insolute che riguardano in tanta parte le multinazionali”, spiega l’ex segretario generale, sottolineando la “straordinaria necessità di politiche che guardino al lavoro e ai diritti del lavoro. I diritti bisogna tutelarli e conservarli, non sono dati una volta per sempre. Abbiamo in mente il lavoro come necessità di investimenti e necessità di contratti che lo regolino”.
Al corteo di Firenze sono almeno ventimila le operaie e gli operai di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. Nel corteo anche la segretaria confederale Cgil Gianna Fracassi. “Questa manifestazione è la preparazione di quella che faremo la settimana prossima a Reggio Calabria, la seconda manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil: se non avremo risposte valuteremo qualunque tipo di intervento successivo”, e anche lo sciopero generale “non lo escludiamo”. L’esponente sindacale evidenzia che i sindacati “hanno proposte e idee, le abbiamo già spiegate a questo governo a partire da ottobre, però non risponde, sembra quasi inerte. E’ una fase di stallo che ormai dura da mesi, e questo è inaccettabile per il lavoro”.
“Questa manifestazione mostra la duplice sofferenza cui siamo sottoposti”, argomenta il segretario confederale della Cgil Emilio Miceli: “Da un lato la crisi industriale, come quella della Whirlpool e delle altre aziende che rischiano di chiudere, dall’altro quella meridionale, che è endemica e che è, in questo quadro, un elemento di grande preoccupazione e probabilmente una grande emergenza nazionale. Avere messo insieme le crisi industriali e la sofferenza del Mezzogiorno è un elemento decisivo di questa battaglia”.
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