
ArcelorMittal informa che la sua controllata italiana (ArcelorMittal Italia “AMI”) ha manifestato al Governo italiano “le proprie preoccupazioni in merito al testo attuale del Decreto Crescita”. Secondo l’azienda, “Il Decreto Crescita, nella sua formulazione attuale, cancella le tutele legali esistenti quando ArcelorMittal ha accettato di investire nello stabilimento di Taranto. Tutele che è necessario restino in vigore fino a quando non sarà completato il Piano ambientale per evitare di incorrere in responsabilità relative a problematiche che gli attuali gestori non hanno causato”. Inoltre, aggiunge l’azienda, “se il decreto dovesse essere approvato nella sua formulazione attuale, la disposizione relativa allo stabilimento di Taranto pregiudicherebbe, per chiunque, ArcelorMittal compresa, la capacità di gestire l’impianto nel mentre si attua il Piano ambientale richiesto dal Governo italiano e datato settembre 2017”. ArcelorMittal esce allo scoperto e ufficializza nei confronti del Governo le sue critiche sul decreto legge Crescita che all’articolo 46 ha previsto l’abolizione dell’immunità penale che una legge del 2015 ha attribuito ai commissari Ilva, loro delegati e futuri acquirenti, appunto ArcelorMittal, in relazione all’attuazione del piano ambientale. In base al dl Crescita, come annunciato anche dal ministro Luigi Di Maio a Taranto, l’immunità termina il prossimo 6 settembre. Per la società subentrata a Ilva in amministrazione straordinaria, “lo stabilimento di Taranto è sotto sequestro dal 2012 e non può essere gestito senza che ci siano le necessarie tutele legali fino alla completa attuazione del Piano ambientale”.
Mise, Arcelor era informata sulla revoca dell’immunità ma presto soluzione
A stretto giro di comunicati stampa, il Mise, Ministero dello Sviluppo economic, replica all’azienda indiana: “Sorprende la comunicazione diffusa quest’oggi dalla società Arcelor Mittal, visto che la medesima era stata informata già a febbraio 2019 degli sviluppi circa la possibile revoca dell’immunità penale introdotta nel decreto-crescita, alla luce della questione di legittimità costituzionale sollevata dal Gip di Taranto l’8 febbraio scorso sui diversi provvedimenti (tra cui proprio l’immunità penale) emessi dai Governi precedenti per salvare lo stabilimento siderurgico”. Il Ministero dello sviluppo economico osserva che “in vista della prossima decisione della Consulta e della sentenza adottata nel gennaio 2019 dalla Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) di condanna dell’Italia sempre sulla vicenda Ilva, il Mise aveva preventivamente informato Arcelor Mittal della questione, rappresentando allo stesso gestore che si sarebbe individuata una soluzione equilibrata volta alla salvaguardia dello stabilimento e dell’indotto occupazionale, nonché al rispetto, ovviamente, delle decisioni adottate dai giudici. A tal proposito, MiSE e Governo sono al lavoro affinché l’azienda continui ad operare nel rispetto dei parametri ambientali”, conclude.
Fiom Cgil, nuove incertezze su ex Ilva, tavolo Mise
“Le vicende legate all’approvazione del DL Crescita gettano nuove incertezze sulle prospettive dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto, e più in generale segnalano come il Paese abbia urgente necessità di dotarsi di un quadro legislativo, non improvvisato ed emergenziale, entro cui collocare le strategie di politica industriale ed ambientale. Senza un orizzonte ragionevolmente certo di stabilità delle norme non vi è possibilita’ di attrarre investimenti” dichiarano in una nota congiunta Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia. “Nello specifico – è detto ancora – la Fiom ritiene che, pur in un processo di miglioramento ed adeguamento continuo delle condizioni di sostenibilità ambientale delle produzioni e di vincoli da rispettare (revisione Aia legata alla valutazione preventiva di danno sanitario), il quadro complessivo delle norme e degli accordi sottoscritti tra le parti devono essere sempre rispettati”. “L’accordo, che si è costruito in presenza di una preesistente normativa sulle tutele legali, prevede il raggiungimento degli obiettivi di risanamento ambientale e di riorganizzazione degli impianti entro il 2023, e per quanto ci riguarda continua a costituire il quadro di riferimento. Vanno rispettati integralmente l’insieme degli impegni reciprocamente e liberamente sottoscritti, compreso l’accordo di programma di Genova”. “Per tali ragioni – concludono – rinnoviamo la necessità di una convocazione urgente di un tavolo al Ministero dello Sviluppo economico per una verifica che si rende ancora più indispensabile, anche alla luce della procedura di cassa integrazione ordinaria avviata da ArcelorMittal e dei rischi per l’occupazione di tutto il Gruppo”.
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