
“Non so se si riaprirà la trattativa tra Fca e Renault, noi non abbiamo elementi e nessuno ne sta discutendo in Italia. C’è un silenzio assordante del governo sul futuro industriale del nostro Paese”, ha affermato il leader della Cgil, Maurizio Landini, a Torino, a margine della presentazione del Rapporto su Fca, Cnhi e Magneti Marelli. “In Francia è chiaro cosa dice il governo e cosa dice Renault, da noi si può sentire cosa non dice il governo”, ha ironizzato il sindacalista evidenziando che “la Fiat come la si conosceva non esiste più. Abbiamo Cnhi, la Ferrari che è stata scorporata, Magneti Marelli è stata svenduta, vendita che è servita a dare dei dividendi alla famiglia Agnelli e alla loro finanziaria”. Tutte operazioni queste “che stanno indebolendo il nostro sistema industriale”, ha osservato Landini sottolineando “la nostra è una preoccupazione vera, perché vediamo a rischio una competenza che era molto avanzata nel campo dell’auto e che oggi rischia di essere messa fuorigioco”.
Intanto, ha poi aggiunto Landini nelle conclusioni dell’iniziativa torinese, “continuano a crescere i dossier al Mise. Non a caso venerdì c’è uno sciopero generale proclamato dai metalmeccanici che ha al centro il problema dell’assenza di politiche industriali. I tavoli di crisi sono sempre di più e sono di tanti settori, tra cui quello metalmeccanico ma c’è anche Mercatone Uno. E’ sotto gli occhi di tutti che il Paese sta arretrando”. Inoltre, “se non c’è una politica industriale e non ripartono gli investimenti pubblici per rivendicare che anche gli imprenditori facciano la loro parte, c’è il rischio di una nuova fase di regressione. Noi non stiamo suggerendo, stiamo rivendicando, protestando e manifestando”, ha aggiunto Landini. “Ci sarà una grande manifestazione a Reggio Calabria. Serve un piano straordinario di investimenti pubblici, senza il quale non c’è crescita del Pil né dell’occupazione e una politica industriale diversa che possa portare la presenza dello Stato nell’economia”.
E ancora, in Italia serve una riforma fiscale ma no alla flat tax. E’ questa in estrema sintesi la posizione del leader della Cgil Maurizio Landini. “Serve una serie riforma fiscale. Un paese che ha 120 miliardi di evasione fiscale, 50-60 miliardi di corruzione e che continua a fare leggi che favoriscono appalti e subappalti non sta affrontando i nodi. Per noi è decisiva una riforma fiscale, che si traduca in lotta all’evasione, in riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti e per i pensionati. Ma occorre anche rafforzare il concetto della progressività delle tasse”, ha spiegato Landini. “Le tasse le devono pagare tutti in funzione di quello che percepisco e di quello che hanno. Ci sono tutte le condizioni per andare a prendere i soldi dove sono”, ha concluso
Infine, sulla Ue Landini lancia l’allarme: “I rischi sono pesanti. Se si dovesse arrivare a una infrazione, e io spero proprio di no, le sanzioni sono precise. Lo Stato dovrebbe mettere tra i 3 e i 9 miliardi fermi come garanzia, non potresti più utilizzare i fondi europei e saremmo sotto controllo perché avremmo gli ispettori che controllano tutti i dati. Quindi sarebbe una limitazione dell’autonomia del nostro Paese”. E ciò, ha aggiunto, “non sarebbe nell’interesse di nessuno. Abbiamo tutti gli strumenti per poterlo evitare. Vanno però anche cambiate le politiche europee, non siamo d’accordo con pareggio di bilancio e fiscal compact. Ma proprio per questo non si può continuare a balbettare che la soluzione è uscire dall’Europa. Bisogna fare alleanze e cambiare le politiche dell’Europa, bisogna non conteggiare nel debito gli investimenti pubblici necessari per fare ripartire l’economia”, ha concluso.
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