
Nicola Fratoianni, intanto perché il 26 maggio, alle Europee, votare per La Sinistra?
Il voto del 26 maggio è una buona occasione per dire che serve un’alternativa. La Sinistra rappresenta un’alternativa chiara e netta, quella di chi ha il coraggio di dire che per cambiare le cose bisogna ridistribuire la ricchezza, tornare a occuparsi del lavoro e dei diritti. La Sinistra che afferma che bisogna tornare a occuparsi della tutela dei beni comuni, degli investimenti sull’istruzione, di un futuro che rimetta al centro la vita vera delle persone.
Più nello specifico, quali sono i pilastri della Sinistra dinanzi alle sfide di questo momento storico? Per cosa battersi?
Sono andato in giro in questa campagna elettorale a martellare su alcune questioni, la principale delle quali è una riforma della fiscalità, che per ragioni di carattere redistributivo e costituzionale, tocchi i grandi patrimoni, le grandi ricchezze. Ma mi dicono: questo è un tema che non si può affrontare. E me lo dicono non solo da destra, ma anche da sinistra. Eppure, questa sarebbe una riforma decisiva e perfino di buon senso, e definisce l’identità stessa della sinistra. L’altra grande questione è la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro nell’arco della vita. Due dati: un lavoratore italiano lavora in media 400 ore in più rispetto a uno tedesco e 280 in più di uno francese. Si lavora sempre di più in Italia, ma con salari assai più poveri dei lavoratori tedeschi o francesi. Perciò, torna ad essere centrale la battaglia a sinistra per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Terza grande questione è l’estremo potere dei proprietari dell’algoritmo, che mette in crisi le democrazie liberali. Il rapporto tra conoscenza e potere è centrale, il potere della conoscenza determina squilibri che non hanno paragoni col passato. È il terreno culturale principale sul quale si gioca il ruolo della sinistra, che è sempre stata quella parte di pensiero e di politica con la capacità di misurarsi con le tendenze e le dinamiche della Storia. Abbiamo dunque la necessità di ricostruire un pensiero politico e le iniziative quotidiane, l’organizzazione. Il tema di questa campagna elettorale è anche il rilancio di una dimensione europea che sappia affrontare le contraddizioni epocali e planetarie. Di questi argomenti dovremmo cominciare a parlarne con qualche continuità.
Qualche segmento della sinistra ha deciso di trovare un accordo elettorale col Pd e poi di lanciare proposte di unità a sinistra, magari a partire dalla formazione di un governo ombra. Che ne pensi?
il dialogo si costruisce sul merito, non è mai una pratica astratta. E questo vale per tutti. Una coalizione con il Pd? Esiste la possibilità di confrontarsi sul merito delle questioni. Ma mi sembra molto complicato se Carlo Calenda continua a pensare di fare opposizione a Salvini rivendicando il lavoro di Minniti sui migranti, o opponendosi a qualsiasi forma di ridistribuzione della ricchezza chiedendo qualcosa a chi si è arricchito in questi anni sulle spalle di chi ha perso tutto, o se si insiste su politiche nel senso della continuità. Il problema è che per costruire alternative servono idee alternative alla destra. Penso al Pd di Zingaretti: se ci si presenta al Paese dicendo che l’articolo 18 non va rimesso e che la Tav è stupenda, questa svolta non la vedo. Se un giorno una svolta nel Pd arriverà ne sarò felice. I deputati de La Sinistra andranno in Europa a battersi su posizioni nettamente alternative alla destra. Siamo gli unici che parlano di redistribuzione della ricchezza verso il basso e reintroduzione dell’Articolo 18, di economia sostenibile e di diritti civili per tutti, di riduzione dell’orario di lavoro. Noi siamo una sinistra innovativa e coraggiosa. Servono scelte coraggiose per costruire l’alternativa. Ci vuole uno schema nuovo in Italia.
In questo schema rientra anche quella parte del M5S che tendenzialmente recupera un voto di sinistra, e che ora pare stia tornando a sinistra?
Il Movimento 5 stelle deve decidere cosa fare da grande, in questo primo anno di governo è stato del tutto subalterno a Salvini e alla Lega. Ma nel loro elettorato e in alcune delle loro proposte ci sono contenuti e spinte con cui si può discutere. Non sono sorpreso del ritorno di molti esponenti importanti della sinistra che per un periodo hanno guardato con simpatia al M5S, per restare poi delusi. Per recuperare il voto di chi ha lasciato la sinistra a un certo punto, non vedendola più come un’alternativa, e ha scelto i 5 Stelle perché in quel programma ci sono pulsioni che venivano dalla sinistra, va proposto un programma che rappresenti un’efficace alternativa. Noi lo abbiamo fatto, con coraggio e determinazione, e questo paga. L’obiettivo è superare la soglia di sbarramento del 4 per cento. Sono un ottimista, e un segretario di partito che non lo fosse dovrebbe cambiare mestiere.
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