Migranti. Nave Mare Jonio ancora sequestrata a Lampedusa, ma è un atto dovuto. La Sea Watch riprende il mare. Salvini provoca: multe a chi salva le vite. Landini: “siamo matti?”

Migranti. Nave Mare Jonio ancora sequestrata a Lampedusa, ma è un atto dovuto. La Sea Watch riprende il mare. Salvini provoca: multe a chi salva le vite. Landini: “siamo matti?”

Resta aperto il fronte migranti. All’indomani del dl sicurezza bis annunciato dal Viminale, la SeaWatch lancia la sfida ed è pronta a ripartire, mentre sono solo tre al momento i corpi recuperati in mare dalle autorità tunisine delle vittime del naufragio avvenuto a 40 chilometri da Sfax, in Tunisia, con almeno 70 morti. Intanto, non è stato ancora convalidato dai pm di Agrigento il sequestro della Mare Jonio e l’unico indagato, per ora, è il comandante della nave sbarcata a Lampedusa con 30 migranti partiti dalla Libia. Sull’imbarcazione proprio il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio chiarisce come “c’è una informativa della Gdf con relativo sequestro in esame alla Procura. L’iscrizione è atto dovuto, stiamo valutando il merito in relazione alle concrete modalità del salvataggio e alla situazione libica”.  L’imbarcazione è stata affidata dalla Guardia di Finanza al comandante che è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Non ha contattato le autorità libiche, si legge nell’atto di sequestro che non specifica altre presunte condotte illegittime del capitano. Per le Fiamme Gialle, che hanno agito d’iniziativa, prima di soccorrere i migranti a bordo dell’imbarcazione in avaria a largo della Libia avrebbe dovuto chiamare la Guardia Costiera del Paese nordafricano.

“Ci accusano di non aver contattato le ‘autorità’ libiche e di non aver riportato 30 persone in un paese in guerra, sotto le bombe. Se per loro è un’accusa per noi è una medaglia”, si difende Alessandra Sciurba, la portavoce di Mediterranea saving humans, l’ong proprietaria della nave. “Aspettiamo la decisione della Procura di Agrigento – spiega Sciurba – Vista la situazione della Libia, dove è in corso una guerra civile, chi avremmo dovuto contattare? In questa fase è surreale pensare di affidare al coordinamento libico simili emergenze. Cosa avremmo dovuto fare, consegnare alle motovedette libiche i profughi e farli riportare dove piovono le bombe?”. Nelle prossime ore la Procura sentirà il comandante della nave che ieri è stato identificato. La sua iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto, vista la segnalazione ricevuta dalla Guardia di Finanza. “Chiederemo il dissequestro della nave”, ha commentato il legale di Mediterranea, l’avvocato Fabio Lanfranca che difende Casarini, armatore della Mare Jonio già indagato per un soccorso in mare che, secondo gli inquirenti, è tutto da chiarire. Il barcone, intercettato l’altro ieri, era entrato nel radar della nave della ong mentre navigava in acque internazionali. La Mare Jonio, dopo aver soccorso e preso a bordo i profughi, si è diretta verso Lampedusa. La Guardia Costiera avrebbe detto al capitano di attendere le motovedette libiche, ma la nave ha continuato a navigare verso l’isola dove è stata bloccata dalle Fiamme Gialle. I finanzieri hanno ispezionato l’imbarcazione e l’hanno sequestrata mettendo in sicurezza i migranti. L’equipaggio è ancora sull’isola.

A questo proposito, interviene il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e sbotta: “È per questo che serve un decreto sicurezza 2, per chiarire che chi raccoglie e trasporta illegalmente in Italia favorisce l’immigrazione clandestina ed è complice degli scafisti”. Di tutt’altro avviso l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che non le manda a dire all’alleato: “Non vorrei che il decreto sicurezza bis fosse l’ennesima iniziativa per coprire il caso Siri”. Certo è che la polemica fra Lega e Cinquestelle su questo tema è un ping pong che rischia di minare la tenuta dell’esecutivo. Tanto che il ministro dell’Interno sfida gli alleati e si dice pronto per portare già nella prossima settimana il dl sicurezza bis in Consiglio dei ministri, ribadendo che “è chiaro che nei barchini e nei barconi si possono inserire dei delinquenti. E, siccome io sono l’autorità nazionale garante della pubblica sicurezza, la decisione su chi entra e chi esce è mia”. Anzi, il leader del Carroccio esce allo scoperto: “Mi rifiuto di pensare che ci siano dei ministri M5S che vogliono aprire i porti all’immigrazione clandestina”. Ma un durissima replica gli arriva da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil: “dare una multa a chi salva una persona e non combattere chi uccide come la ‘ndrangheta, la camorra, la mafia” è “l’ennesimo provvedimento elettorale”. “Ma siamo matti?” si è chiesto Landini questa sera intervenendo a Link e soffermandosi sulle nuove misure indicate dal vicepremier Matteo Salvini per la sicurezza. “Trovo che sia una cosa non solo contro le persone ma contro l’intelligenza degli italiani – ha aggiunto Landini -. La smettano, chi va al governo deve governare non continuare campagna elettorale”.

Sullo sfondo, comunque, resta il fatto che le Ong non vogliono sentire ragioni: “SeaWatch riparte! Dopo il blocco pretestuoso dell’Olanda, la SeaWatch – è l’annuncio su Twitter – ha lasciato il porto di Marsiglia e naviga verso l’area Sar per tornare alla sua missione di soccorso nel Mediterraneo centrale”. Mentre, il giorno dopo l’annuncio del dl sicurezza bis, che non è altro che un giro di vite ad ampio spettro, il titolare del Viminale risponde picche e si definisce “un avversario irriducibile” dei porti aperti. Intanto, secondo fonti del Viminale, c’è “piena sintonia e condivisione degli obiettivi”, dopo le lettere che il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero hanno inviato in risposta al vicepremier leghista. Salvini aveva chiesto un’azione comune di tutto il governo per stringere nuovi accordi bilaterali finalizzati anche al rimpatrio dei clandestini. E il presidente del Consiglio, secondo le stesse fonti, ha proposto di coinvolgere anche Difesa, Sviluppo economico e Affari esteri. Non solo: si specifica anche che “le risposte di Conte e Moavero dimostrano che, al di là della propaganda, chi conosce la materia sa che per incrementare ancora di più i rimpatri è necessaria un’azione collegiale”.

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