
Avevamo iniziato questo articolo parlando di comica finale a proposito della lettera che il ministro Tria deve inviare alla Commissione Ue in risposta alle “osservazioni” che sono state fatte in merito alla situazione economica del nostro paese, all’annuncio di una possibile apertura della procedura di infrazione, un “cartellino rosso” da Dombrovskis e Moscovici. Un vero e proprio assalto al ministro Tria, una “invasione” da parte dei salviniani dell’Ufficio del ministro, la scrittura della lettera, l’esultanza del vicepremier, Salvini Matteo, il sottosegretario Bitonci, di professione commercialista, che spiega i contenuti della risposta alla Commissione Ue, un attacco alla stessa Commissione. Il documento stava circolando nelle agenzie di stampa, e nelle redazioni online che lo “lanciavano”, accompagnato da dichiarazioni sulla situazione economica del nostro paese, a partire da quella del presidente del Consiglio, Conte, che affermava che l’economia non arranca” e che “lunedì parlerà al paese”. Improvvisamente arrivava una secca smentita da parte del ministro Tria. Parlando al Festival dell’Economia, come riferiamo in altra parte del giornale, smentiva in toto il testo del documento. Lo stesso Di Maio affermava di “non aver letto alcun testo”.
Una vicenda che dice una cosa sola: la crisi del governo gialloverde è nelle cose. Prima se ne vanno a casa meglio è. Un presidente del Consiglio il quale afferma che l’economia non arranca, proprio mentre l’Istat registra crescita zero e lo spread vola, è il segno che il governo può solo arrecare nuovi danni. Già, lo spread, vola a 290 punti, poi sale verso quota 300, allarme rosso, poi si stabilizza su quota 293-294. Non solo. Per quanto riguarda il tasso sui Btp a cinque anni abbiamo superato la Grecia.
I continui attacchi della Lega alla Ue non giovano al nostro Paese
Così come i continui attacchi di Salvini alla Ue, nel “fronte comune” della Lega con le peggiori destre europee, razziste, sovraniste, xenofobe, non giovano certo al nostro Paese. Altro sono le critiche alla politica della Ue, la necessità di un cambio delle politiche economiche e sociali, il richiamo alle origini, ancor prima al “manifesto di Ventotene”, al ruolo che la Ue deve svolgere, come ha sottolineato anche il governatore di Bankitalia, Visco, nelle “considerazioni finali” tenute alla Assemblea generale, sulle quali ha espresso una positiva valutazione Gianna Fracassi, vicesegretario generale della Cgil: “Mi sembra una relazione preoccupata con alcuni punti fermi: il tema fiscale e l’Europa. Il governatore ha ripetuto in quattro o cinque punti che serve una lotta seria all’evasione fiscale. Credo che questo sia il contrario di quanto è stato annunciato, cioè nuovi condoni”.
Abbandoniamo la “pista lettera”, lasciamo ai suoi pensieri il ministro, alle sue smentite. Nell’attesa di Crozza che ci risolleva lo spirito. Veniamo ai fatti veri, i dati forniti dal’Istat. Il Pil è aumentato dello 0,1% nel primo trimestre dell’anno rispetto agli ultimi tre mesi del 2018, mentre su base annua registra una flessione dello 0,1%, il primo calo addirittura dal quarto trimestre del 2013. Si tratta di una revisione al ribasso: a fine aprile, infatti, l’Istat aveva rilevato un incremento del Pil dello 0,2% su trimestre e dello 0,1% su anno. I nuovi dati pesano sulla velocità di crociera dell’economia italiana per l’intero 2019 e portano la cosiddetta ‘variazione acquisita’, cioè la crescita che si avrebbe a fine anno in caso di variazioni nulle, a zero dal +0,1% stimato dall’Istituto alla fine di aprile.
Il governatore di Bankitalia: senza Europa saremmo tutti più poveri
Anche se nel primo trimestre il Pil ha segnato un lieve aumento, dichiara il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nella sua relazione annuale, “vi è un consenso diffuso intorno a previsioni di una crescita quest’anno ben inferiore a quella già modesta del 2018″. Visco ha sottolineato che “la crescita istituzionale dell’Europa ha accompagnato quella economica di tutti i paesi del continente: ha aperto un mercato più ampio alle imprese e ai consumatori, ha reso disponibili maggiori fondi a sostegno delle aree svantaggiate, facilitato la cooperazione in campi strategici, garantito un quadro di stabilità monetaria. Saremmo stati più poveri senza l’Europa; lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario”. Per il governatore “l’appartenenza all’Unione europea è fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile: è il modo che abbiamo per rispondere alle sfide globali poste dall’integrazione dei mercati, dalla tecnologia, dai cambiamenti geopolitici, dai flussi migratori”. Dopo, un passaggio sulla situazione economica mondiale: “il fondo monetario internazionale prevede che la crescita globale si riduca quest’anno al 3,3%, il valore più basso della contrazione del 2009. L’indebolimento è diffuso, interessa aree che rappresentano oltre il 70% dell’economia mondiale le proiezioni prefigurano una ripresa dalla metà dell’anno, sostenuta dalle politiche economiche espansive nei principali paesi e dal conseguente miglioramento nei mercati finanziari”. Visco ha affrontato la questione italiana, riconoscendo una difficoltà del paese ad imboccare il sentiero della crescita.
Molti i commenti, fra cui quello della vicesegretaria generale Cgil
“Bene il governatore della Banca d’Italia su fisco e Europa. Mi sembra una relazione preoccupata – dice – con alcuni punti fermi: il tema fiscale e l’Europa. Il governatore ha ripetuto in quattro o cinque punti che serve una lotta seria all’evasione fiscale. Credo che questo sia il contrario di quanto è stato annunciato, cioè nuovi condoni. Sul versante fiscale Visco parla molto di riforma, ma nella direzione opposta a quella del governo, perché la flat tax non è una riforma fiscale”. “L’altro punto fermo – ha proseguito la dirigente Cgil – è il tema dell’Europa, anche questo importante. Condividiamo molto il passaggio finale: è sbagliato pensare che uscire o avere un atteggiamento muscolare nei confronti dell’Europa possa aiutare il nostro Paese. Si è più poveri fuori dall’Europa: questo è il monito più importante della relazione”. Confcommercio sottolinea “l’assenza quasi completa di spunti apprezzabili di dinamicità del sistema, entrato, dunque, in una fase di stagnazione che non sembra doversi modificare a breve termine”. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, sostiene che “siamo nel ribasso del già ribassato, siamo attorno allo zero tondo e di conseguenza servono più stimoli e più sostegno alla ripresa dello sviluppo e dell’occupazione questa deve essere la stella polare”.
Preoccupate Federconsumatori e Confesercenti
Secondo Federconsumatori, “gli scenari complessivi rimangono preoccupanti anche in considerazione della prospettiva sempre più attuale dell’applicazione delle clausole di salvaguardia e dei relativi aumenti dell’Iva a partire dal 2020 che assesterebbero un ulteriore duro colpo alla dinamica dei consumi, frenando le prospettive di crescita del Paese”. “Il meteo migliora e torna il sereno ma sul futuro dell’economia del Belpaese si addensano nubi minacciose tra spread ed una possibile stagnazione”. Così l’Ufficio economico di Confesercenti commenta i dati diffusi oggi dall’Istat su Pil ed inflazione. “Il dato odierno sulla variazione del PIL nel primo trimestre di quest’anno, infatti, conferma che la nostra economia sta superando la fase negativa della seconda metà del 2018, quando, appunto, la variazione congiunturale era di -0,1% – prosegue Confesercenti -. Qui, purtroppo, terminano le valutazioni positive: l’Istat è stata costretta a ridurre di un decimale il dato delle anticipazioni diffuse solo un mese fa, dove la crescita congiunturale era collocata allo 0,2%, mentre la variazione acquisita per l’anno in corso è nulla. Vanno valutate in maniera accurata e trasparente i potenziali effetti sulla domanda, l’attività economica e la distribuzione dei redditi”. Un passaggio della relazione è dedicata anche al sud del paese: “le difficoltà italiane sono amplificate nel Mezzogiorno, che ha risentito più del resto del paese della doppia recessione. Nelle regioni meridionali deve innanzitutto migliorare l’ambiente in cui le imprese svolgono la propria attività, in primo luogo con riferimento della tutela della legalità”.
Brunetta (Forza Italia), ancora in stagnazione forse recessione
Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia, afferma in una nota: “Giornata nera per l’economia italiana, tra dati Istat, aumento dello spread, Borsa in rosso e dichiarazioni del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. L’Istat ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil italiano del primo trimestre 2019 al +0,1 per cento dal precedente +0,2 per cento su base trimestrale e al -0,1 per cento su base annuale. La diminuzione del fatturato dei servizi ha influito negativamente sul dato. Su base congiunturale, quindi, il Pil è tornato a scendere. Non accadeva da fine 2013. Con questa revisione, l’economia italiana nel 2019 sarà ancora in stagnazione o addirittura in recessione. Inoltre, una crescita più bassa peggiora automaticamente i rapporti deficit-Pil e debito-Pil, quelli monitorati attentamente dalla Commissione europea che deve decidere nei prossimi giorni se aprire contro il nostro paese una procedura di infrazione per debito eccessivo”.
Pd. Boschi e Misiani: siamo tornati a zero, anzi sottozero
Maria Elena Boschi parlamentare Pd sottolinea che “per la prima volta dopo anni ISTAT ha rivisto al ribasso le stime della crescita. In soldoni: hanno pubblicato prima delle elezioni dati positivi, che poi hanno rivisto al ribasso la settimana dopo. Vi sembra serio? E comunque il tempo è galantuomo: con noi la crescita era quasi al 2%, con loro siamo tornati a zero. Anzi, sotto zero”. Antonio Misiani, capogruppo Pd in Commissione Bilancio al Senato afferma che “i dati di Istat e Banca d’Italia certificano il fallimento della politica economica del governo. Lo spread è oltre 290. A giugno si tagliano milioni di pensioni. Ma i 5 Stelle e la Lega tirano a campare. L’Italia, così, però tira le cuoia”.
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