La finzione delle due lettere svela che il governo è Robin Hood al contrario, toglie ai poveri per dare ai ricchi. E Conte, come le stelle, sta a guardare

La finzione delle due lettere svela che il governo è Robin Hood al contrario, toglie ai poveri per dare ai ricchi. E Conte, come le stelle, sta a guardare

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha inviato alla Commissione europea la Lettera di risposta ai rilievi sollevati sul debito. Le missiva, di 4 pagine indirizzata al vicepresidente Valdis Dombrovskis e al commissario agli affari monetari, Pierre Moscovici, è accompagnata da un documento di 50 pagine in cui si esaminano i fattori rilevanti che influenzano l’andamento del debito pubblico in Italia. La notizia dell’invio ufficiale della lettera giunge nella tarda serata di venerdì dopo un pomeriggio spasmodico, con accenti davvero comici, durante il quale era stata fatta circolare una bozza da una “manina” molto interessata a creare l’incidente politico per aprire una crisi di governo al buio. Insomma, la sensazione che si è avuta, dopo ore di altissima tensione nel governo, è che la Lega abbia cercato una sorta di “casus belli”, facendo abilmente diffondere una bozza, che Di Maio ha detto di non conoscere, e poi smentita dallo stesso ministro Tria. Tuttavia, la copia della bozza, con tanto di firma del ministro dell’Economia, era stata fotografata e poi pubblicata su diversi siti di informazione.

E in quella prima bozza, evidentemente ignota al partner di maggioranza relativa, c’erano un paio di passaggi che avrebbero potuto, appunto, creare le premesse di una crisi di governo, per non parlare della delegittimazione del premier Conte. In quella bozza, in sintesi si scriveva alla Commissione Ue che si sarebbero fatti tagli pesanti al welfare nonché al reddito di cittadinanza e a quota 100, esattamente come chiede la Commissione da almeno due mesi. Il capogruppo M5S alla Camera, dopo le smentite, ha cercato di chiarire, ma il danno ormai era irreversibile: “Qualcuno sta facendo girare la notizia che verranno toccati Reddito di cittadinanza e Quota 100. Ma voglio dire a tutti che non sarà così. Le risorse si prendono rilanciando l’economia. Come un’impresa che deve recuperare posizioni sui mercati anche l’Italia ha bisogno di tornare ad investire, ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e rilanciare l’occupazione. Ce lo chiedono i cittadini ed è scolpito nel contratto di governo, nel quale abbiamo deciso insieme alla Lega di mettere fine alla stagione dell’austerità”.

Come ciò si possa conciliare con la volontà espressa dalla Lega di introdurre la flat tax è il primo dei misteri di questa sceneggiata. Nel testo finale salta il rifermento ai tagli al welfare che avevano fatto irritare i pentastellati. Alla fine il passaggio viene sfumato e si indica in modo più generico che “il governo sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche tributarie”. Piccoli ritocchi anche alla parte sulla flat tax che sara’ attuata “nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo”. Il primo testo, di fatto, viene confermato a parte le piccole modifiche introdotte alla fine, ma la fibrillazione della maggioranza aveva trovato anche un altro spunto, che aveva fatto crescere la tensione tra le due anime del governo: la flat tax sulla quale è continuo il pressing del leader della Lega Matteo Salvini. La bozza smentita conteneva anche uno stop all’ipotesi, circolata in mattinata e sostenuta da entrambi i partiti di maggioranza, di andare avanti “in deficit” con il progetto della flat tax. Una strada preclusa nelle parole del ministro contenute della bozza, che dicevano chiaramente che il taglio delle tasse si può fare ma “fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo”. Difficile immaginare che Tria non condivida almeno questa ultima affermazione.

Il premier Giuseppe Conte. prima fa veicolare una nota stampa di Palazzo Chigi, nella quale in sintesi si sostiene la tesi dei 5Stelle, di un complotto ai suoi danni poi parla di “scorie della campagna elettorale che vanno smaltite”. Nella nota infatti si scrive che “È bene rimarcare la gravità della diffusione di testi, peraltro in versioni non corrispondenti a quelle su cui il ministro Tria e il Presidente Conte stanno lavorando, trattandosi di questioni particolarmente delicate che incidono su interessi fondamentali dello Stato, e che coinvolgono la delicata interlocuzione con le Istituzioni europee e che possono avere ricadute negative sui mercati. Il Presidente del Consiglio ha appena sentito telefonicamente il ministro Tria e ha concordato con lui di sollecitare tutte le verifiche, anche giudiziali, affinché chi si è reso responsabile di tali fughe di notizie false sia chiamato alle conseguenti responsabilità”. Tradotto: il premier si prepara a denunciare la talpa, o le talpe. Ma la tensione nella maggioranza e nel governo non accenna a diminuire all’indomani dell’esito delle Europee. E allora il presidente del Consiglio, nell’annunciare un vertice lunedì, sembra fissare un ‘timing’ ben preciso. Un’ultima mediazione: se nel giro di pochi giorni le fibrillazioni non dovessero cessare e gli strappi e le fughe in avanti non rientrare, si rivolgerà direttamente agli italiani. Il suo auspicio però è che venga annunciato ai cittadini il rilancio dell’azione del governo. I temi da affrontare sono tanti e i nodi vanno sciolti – il messaggio di Conte – solo nella sede dell’esecutivo. Ma ora è un altro il terreno di scontro all’interno della maggioranza: il vicepremier Di Maio ha alzato le barricate di fronte alla possibilità di una revisione della spesa sulle politiche sociali. Un piano di risparmi sul welfare, cioè su reddito di cittadinanza e quota 100, non è negli accordi, la sua tesi.

Quel che è certo è che Di Maio ha fatto sapere di non aver lavorato minimamente alla missiva, i cui principi sono stati preparati dal responsabile di via XX Settembre e dagli ‘sherpa’ economici del partito di via Bellerio, con un incontro anche fra Tria e il premier Conte. Il vicepremier M5s ha chiesto un vertice di governo prima che venga inviata a Bruxelles. Il conflitto è tutto politico con la Lega che ritiene sbagliato l’atteggiamento assunto dal Movimento 5 stelle. La strategia pentastellata è quella di lasciare ora al Carroccio la possibilità di mettere sul tavolo i provvedimenti su cui spinge da giorni. Ma chiederà in primis quali sono le coperture, con l’eventualità di addossare all’alleato la responsabilità di un affondo dell’Europa (la procedura di infrazione dovrebbe partire la prossima settimana) che potrebbe vedere nella Lega il partito della spesa. “Noi siamo d’accordo ad una flat tax in deficit”, in ogni caso la posizione M5s. “Così andiamo a sbattere, siamo all’ultimo miglio. Stanno facendo opposizione, vogliono che noi falliamo”, allarga le braccia un ‘big’ leghista. Il tentativo di Conte resta sempre quello di scongiurare le elezioni anticipate e di riportare un giusto clima di collaborazione tra M5s e Lega.

“Curiosa la linea economica del governo per tranquillizzare l’Europa… Con una mano propongono la riduzione della spesa sociale, stringendo la cinghia su reddito e quota 100, in perfetto stile austerity. Con l’altra mano proseguono nella follia della flat tax”. Lo scrive su Facebook Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. “Quindi tolgono ai più poveri per dare ai più ricchi. Proprio ciò che serve in un Paese con 6 milioni di poveri assoluti e 49 persone – conclude Fratoianni – con un patrimonio da 150 miliardi di euro”.

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