
Non vi sono novità significative in questo venerdì sul caso Siri. Restano distanti le posizioni di Lega e Movimento 5 stelle sulla sorte del sottosegretario indagato per corruzione del quale M5s chiede le dimissioni. Dopo la presa di posizione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per le dimissioni volontarie o la revoca dell’incarico, la Lega tiene a far trapelare di non avere in alcun modo ‘mollato’ il suo sottosegretario. La linea del partito – viene riferito – è quella espressa ieri, ovvero, al momento, contraria a dimissioni immediate. In ogni modo dalla Lega si esclude categoricamente una diserzione in massa dei ministri leghisti dal Consiglio dei ministri, una delle ipotesi emerse nelle ricostruzioni di stampa. Il Consiglio dei ministri dovrebbe tenersi, pertanto, mercoledì mattina. Lo si apprende da fonti governative, secondo le quali i ministri sono stati da poco preallertati per la riunione a Palazzo Chigi. La convocazione ancora non c’è ma la riunione dovrebbe dunque svolgersi l’8 maggio alle 10. In quella sede il premier Giuseppe Conte dovrebbe proporre la revoca del sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione.
La revoca era stata annunciata nella serata di giovedì dal presidente Conte in sala stampa a Palazzo Chigi. “Nel prossimo Consiglio dei Ministri proporrò la revoca dell’incarico al sottosegretario Armando Siri”, aveva detto il premier Giuseppe Conte sciogliendo la riserva con una conferenza convocata ad horas sul caso dell’esponente leghista accusato di corruzione, spiegando di assumersi “tutta la responsabilità politica di questa proposta che non comporta che io mi voglia ergere a giudice”, ma “valutazioni sono più ampiamente politiche e ricollegate alle responsabilità che mi spettano quale massima autorità di governo”. Poco prima dell’ora X in una nota il sottosegretario Siri aveva ribadito la propria innocenza con una nota: “Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Ma qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro, rimettendo il mio mandato, non perché colpevole, bensì per profondo rispetto del ruolo che ricopro”. Parole che non sono sembrate concordate con l’inquilino di palazzo Chigi. La conferenza slittava così di oltre mezz’ora e, quando si è seduto davanti ai giornalisti, Conte ha usato toni decisamente diversi e asai arrabbiati. “Ho letto una dichiarazione di Siri. Le dimissioni o si danno o non si danno, dimissioni future non hanno molto senso”, spiegando che “il procedimento giudiziario avrà il suo corso, la vicenda politica ha altre connotazioni”. Insomma, per il premier la strada è chiara: “Il sottosegretario si è prestato a raccogliere l’istanza di un imprenditore che chiedeva l’approvazione di una norma che avrebbe favorito retroattivamente alcune attività concluse. E’ normale ricevere suggerimenti, ma come Governo abbiamo la responsabilità di discernere e valutare se queste proposte perseguono l’interesse generale o avvantaggiano il tornaconto di singoli”. In questo caso “la norma non era generale e astratta, era una sorta di sanatoria, ho quindi valutato la necessità di dimissioni del sottosegretario”. E dunque “Siri farà un passo indietro”. Il monologo di Conte ha però suscitato la rabbia dell’Associazione Stampa parlamentare che ha stigmatizzato “con forza il fatto che il presidente del Consiglio Conte, dopo aver convocato una conferenza stampa – peraltro su un tema così rilevante come la vicenda del sottosegretario Siri – abbia rifiutato di rispondere anche solo a una parte delle domande che legittimamente i giornalisti presenti volevano sottoporgli. Si tratta di un gesto grave, che svilisce ancora una volta il nostro lavoro. Chiediamo non capiti più, così come torniamo a chiedere che l’utilizzo della sala stampa, invece degli spazi esterni di palazzo Chigi, diventi una stabile consuetudine e non un’apprezzabile eccezione”.
Il giorno dopo, si stringe la tenaglia del M5S su Armando Siri. Per Di Maio, “il caso Siri, per quanto mi riguarda è chiuso”, ma “non credo sia una vittoria del Movimento”. Luigi Di Maio, interpellato dai giornalisti a Pomigliano d’Arco a margine della visita allo stabilimento Avio Aero ribadisce che “se si dovesse andare a votare in Consiglio dei ministri sulle dimissioni di Siri” l’M5S avrebbe “la maggioranza assoluta in Consiglio dei ministri”. Di Maio ha aggiunto: “Auguro a Siri di essere innocente, ma avevo promesso agli italiani che la questione morale sarebbe stata rispettata e – ha aggiunto – se c’è un sottosegretario su cui si sospetta che abbia potuto utilizzare la sua carica per favorire un singolo e non un interesse collettivo, è bene che si mette in panchina finché la situazione non è chiara”. Per il ministro della Giustizia Bonafede, “il presidente del Consiglio ha già dichiarato che al prossimo Consiglio dei ministri, in caso di mancate dimissioni, si avvierebbe tutto il percorso. Adesso bisogna vedere cosa accade e poi in CdM si faranno tutte le valutazioni che devono essere fatte. Però dal mio punto di vista è una vicenda che poteva chiudersi il giorno dopo”. E sulla questione Siri interviene anche Alessandro Di Battista, che come di consueto ci va giù pesante: “il punto è che il sottosegretario Siri ha utilizzato il proprio potere per piazzare degli emendamenti che erano delle marchette nei confronti di Arata, cioè ha utilizzato il suo incarico pubblico per un interesse personale”.
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