Cannes 2019. Una vita nascosta di Terrence Malick, un magnifico poema

Cannes 2019. Una vita nascosta di Terrence Malick, un magnifico poema

Terrence Malik con Una vita nascosta ha magistralmente filmato l’attesa, l’assenza, la speranza, l’amore, il desiderio, il dolore, la resistenza ed è riuscito a catturare lo spettatore in un lungo, intimo, sublime poema di quasi tre ore. È un capolavoro. Il regista texano come nessun altro regista sa filmare la natura. Nel film è potente il rapporto uomo-natura. Le montagne sono maestose, i prati, i boschi, i campi di grano, nell’alternarsi delle stagioni svelano una natura sublime. È magia estatica. Il film è ambientato in Austria negli anni ’30, ma le riprese si sono svolte sopratutto in Trentino Alto Adige.

Non tutti conoscono la vita del pastore austriaco Franz Jägerstätter(August Diehl) che viveva con la moglie Franziska (Valerie Pachner)in un paesino di montagna. Durante la Seconda guerra mondiale si rifiutò di collaborare con i nazisti fino a pagarne le estreme conseguenze. Era consapevole che un suo giuramento a favore di Hitler o l’accettazione di un incarico negli ospedali di guerra gli avrebbe evitato la prigionia e la condanna a morte. Ma August non poteva rinnegare l’idea che il rispetto del libero arbitrio era alla base di qualsiasi altra libertà, compresa quella fisica. «Il film non parla d’eroismo, ma di scelte private, intime, non eroiche» ha affermato August Diehl in conferenza stampa al Festival.

«È un eroe ma il film é sopratutto spirituale» ha proseguito. «Rappresenta un uomo con sentimenti e dubbi, che non giudica gli altri, ma vuole resistere al male». Non è un film che parla di religione, ma è un film spirituale, ci descrive un forte emozionante legame d’amore. Indimenticabile la scena di commiato tra i due coniugi, immagine che rappresenta tutta la tragedia di un uomo e di un amore, uccisi dalla follia e dalla cattiveria. «Questo film potrà migliorare la società contemporanea. È molto attuale» ha continuato August Diehl. «In questa società chi dice no è sempre più raro, c’è una tendenza generale a dire si, chi si alza e dice no perché riiene che una cosa sia ingiusta e non si allinea a idee comuni, risulta essere una voce fuori dal coro e viene isolato».

Un momento intenso del Festival la consegna della Palma d’Oro alla carriera ad Alain Delon. Il mostro sacro del cinema, non nascondendo un periodo difficile della sua vita, ha ritirato il premio commosso, in una sala gremita. Un ringraziamento speciale lo ha rivolto alle donne della sua vita: Mireille Darc e Romy Schneider.

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