
Chissà perché raramente si vede in tv un Salvini contestato. Sempre immagini del vicepremier, mascherato secondo le occasioni, da poliziotto, vigile del fuoco, carabiniere, ci manca si travesta da comandante di una nave, ma non lo fa perché rischia di non trovare il porto cui attraccare visto che lui stesso ne ha ordinato la chiusura. Sempre immagini con folla plaudente, telecamere puntate, microfoni che si sprecano, giornalisti che si guardano bene dal fare domande, prendono per buono tutto ciò che la mensa salviniana offre. Salvini viene contestato? Sì, perché capita anche questo, e spesso, come è avvenuto, per esempio, nel corso della campagna elettorale in Sicilia, ma le tv, quelle grandi, a partire dalla Rai, non ne hanno mai dato notizia. Salvo qualche eccezione con immagini comparse ad elezioni concluse. Compare sempre il Salvini che risponde a chi lo contesta. Il volto peggiore del vicepremier. Non risponde, come sarebbe lecito, pan per focaccia, non prova neppure a far valere le sue ragioni. Chi lo contesta, al minimo è un comunista, bersaglio preferito. A Modena l’ultima fra le tante contestazioni di cui si apprende da radio, tv locali, giornali locali, proprio quei media che il governo gialloverde, leggi Crimi, vuole eliminare, mandare a casa, a partire da Radio Radicale, che operando con molte dirette incoccia anche le contestazioni, senza guardare in faccia a nessuno. Per inciso, alla “banda bassotti”, ai governanti, urtano anche le dirette da Camera e Senato che mettono in mostra la pochezza politica e culturale di una generazione di deputati e senatori gialloverdi incapaci di un qualsiasi intervento, e che leggono quanto viene preparato loro dai “collaboratori”. Torniamo al Salvini. Contestato a Modena da giovani che manifestano contro il razzismo parla di “4 zecche dei centri sociali che vanno a fare casino”.
Il capo Lega attacca i magistrati che a Bologna hanno concesso asilo politico a migranti
Già che c’era, essendo in Emilia, se la prende con i magistrati di Bologna che hanno concesso il diritto di asilo a tre profughi e farebbero “politica”. Gli risponde l’Associazione nazionale magistrati rivendicando l’autonomia che la Costituzione garantisce. E Arturo Scotto, della direzione nazionale di Articolo1 scrive in una nota: “Salvini spara sui magistrati di Bologna perché ha un sottosegretario accusato di corruzione. Ancora una volta il vicepremier cerca di distrarre la pubblica opinione da un fatto che se fosse confermato sarebbe gravissimo. E così facendo immobilizza un governo che dovrebbe occuparsi di un paese in stagnazione economica. Allora se l’Italia deve continuare così, molto meglio le dimissioni del governo e nuove elezioni”.
Ma per Salvini la Costituzione è come l’acqua di un ruscello, scorre, se ne va. Andiamo avanti. Arriva il tormentone che si chiama Armando Siri, leghista doc legato a doppia mandata con il Salvini, sottosegretario al ministero dei trasporti accusato di corruzione. Non entriamo nel merito della vicenda che ormai tiene banco fa molti giorni. Riassumiamo in breve: i grillini chiedono le sue dimissioni, Salvini fa finta di niente ma lavora, sotto sotto e anche sopra sopra, perché il suo uomo di fiducia resti al suo posto. Proprio mentre entra in campo anche il premier che cerca di convincere Siri a dimettersi, magari se cadono le accuse, torni al tuo posto, te lo conserviamo, il Salvini se ne va in Ungheria a trafficare con Orban, capo dei razzisti, xenofobi, visita il muro di filo spinato che “tutela” i confini, si gode lo spettacolo, come sarebbe bello se anche in Italia, in tutta Europa ci fosse un muro di filo spinato. Nel frattempo, Conte perde la pazienza, o fa finta, e chiede con insistenza le dimissioni al sottosegretario. Il quale non ne vuol sapere, chiede tempo. ll premier convoca una sorta di conferenza stampa, ai giornalisti non è consentito di fare domande, e annuncia che porterà la proposta di dimissioni al Consiglio dei ministri. Salvini sbotta: “Conte mi sfidi sulle tasse, non sulla fantasia. Io lavoro sul fisco, sulla sicurezza, sulla droga. I porti? Più mi processano, più li blocco”. Conclusione: il caso Siri, qualsiasi sia la soluzione, ci accompagnerà fino al 26 maggio, il giorno delle elezioni europee.
La crisi economica continua a rendere oscuro il futuro del Paese
Passano in secondo ordine i problemi dell’Italia, la crisi economica che continua a rendere oscuro il futuro del Paese. Che non è certo roseo come affermano, di fatto, tutte le associazioni che rappresentano le forze sociali, i sindacati dei lavoratori in primo luogo. In campo non c’è solo la questione economica. La stessa Costituzione, nelle sue parti fondamentali, è sottoposta ad un continuo attacco da parte della Lega e dei pentastellati, un attacco alla democrazia, segnali pericolosi di singulti fascisti. La risposta che è venuta in questi giorni dalle manifestazioni del 25 Aprile e del Primo Maggio, la presenza di tanti giovani dicono che la democrazia è salda, la sua forza vive nel popolo, ma gli attacchi di marca fascista non devono essere sottovalutati in particolare quando trovano terreno fertile in forze politiche che ricoprono incarichi di governo.
Dopo le elezioni europee. Il ruolo del Pd, il rapporto impossibile con M5s
Già, il governo, il futuro, il dopo elezioni europee. Diventa sempre più motivo di dibattito nei talk show. In particolare sta crescendo una domanda rivolta al Pd. Viene da esponenti, diretti o indiretti, dei Cinque stelle. Si chiede a esponenti di primo piano, a partire da Zingaretti, di pronunciarsi su una possibile alleanza con i Cinquestelle nel caso che il dopo elezioni europee veda uno scenario diverso per quanto riguarda il governo del Paese. In particolare insistono nella domanda giornalisti del Fattoquotidiano, l’house organ di M5S. Comprendiamo il disagio di giornalisti come Padellaro la cui esperienza giornalistica lo vede collocato sempre nei media della sinistra, a partire dall’Unità. Ma la domanda è fuori luogo. Come si fa a prevedere una alleanza con una forza politica, leggi i pentastellati, alleati con una delle peggiori destre europee. Comprendiamo, ripetiamo, il disagio di giornalisti che vengono da esperienze di sinistra e si trovano a dover sostenere, perché di questo si tratta, politiche dei Di Maio e soci.
L’autunno caldo, la Federazione Cgil, Cisl, Uil. Una vita difficile durata poco tempo
Infine proprio in questi giorni alcuni giornaloni, in particolare Repubblica, si sono accorti che la Cgil, leggi l’intervista di Maurizio Landini, esiste. Ancora una volta, senza mai stancarsi, basta richiamare Di Vittorio, si scopre che da sempre si batte per l’unità fra le tre Confederazioni. Unità che ha un solo obiettivo, rafforzare i lavoratori, il loro potere contrattuale a fronte di un governo che sta affondando l’Italia in u baratro. Non possiamo che rilevare fra l’altro una qualche anomalia nella pubblicazione dell’intervista. Infatti viene accompagnata da un commento da parte del giornalista che Landini ha intervistato. Perlomeno la sigla del commento ci porta a dire che si tratta dello stesso intervistatore. Importante comunque che un dibattito si apra proprio nel momento in cui la tenuta democratica del Paese ha bisogno della forza unitaria, della rappresentatività del sindacato. Se così è non sarebbe male ripercorrere il cammino di Cgil, Cisl, Uil, chiedersi il perché il tentativo di costruire il sindacato unitario all’inizio degli anni ‘70 andò fallito. La Federazione Cgil, Cisl, Uil con le riunioni dei direttivi, Firenze 1, Firenze 2, Firenze 3, nasce il 3 luglio del1972, dopo l’autunno caldo – giovani con le magliette a strisce, la Flm, la federazione unitaria dei metalmeccanici – e crolla nel 1984 quando il governo Craxi taglia la scala mobile, il Pci chiede il referendum, i sindacati si dividono, si divide la Cgil, il Pci perde il referendum. Una storia da rivivere, rapportandola all’oggi, per non ripetere gli errori del passato.
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