Pietro Adami. La Ue di fronte al nuovo secolo. Un governo politico ed economico e di un bilancio idoneo fondato su una capacità fiscale autonoma

Pietro Adami. La Ue di fronte al nuovo secolo. Un governo politico ed economico e di un bilancio idoneo fondato su una capacità fiscale autonoma

Dopo il 4 dicembre 2016, e la vittoria referendaria, contro lo stravolgimento della Costituzione, il Coordinamento Democrazia Costituzionale, composto da costituzionalisti, avvocati, associazioni,  studenti, insegnanti, pensionati, precari, lavoratori, cittadini comuni, artisti ed intellettuali, ha deciso di continuare ad impegnarsi nella lotta in difesa della democrazia partecipativa e dei valori fondamentali della Costituzione.

In questa fase storica, le emergenze che attirano la nostra attenzione sono due.

Da un lato, la richiesta di autonomia, avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna rischia di compromettere seriamente l’unità nazionale e la parità di diritti garantita dalla nostra Carta a tutti i cittadini italiani. Su questo punto il CDC ha avviato una campagna di grande impegno.

Nel contempo l’agenda politica vede oggi, al centro, l’Europa, in ragione della prossima consultazione elettorale. Tuttavia il provincialismo atavico del nostro Paese, fa sì che, anziché discutere dei grandi temi della costruzione di una Unione reale e democratica, i partiti si confrontino essenzialmente su temi di stretta rilevanza nazionale.

Il documento dell’esecutivo del Coordinamento Democrazia Costituzionale contiene allora un’esortazione a lavorare su proposte per un’Europa democratica e solidale. Con questo documento si vuole avviare un percorso di confronto con gli altri europei democratici, per delineare i contorni dell’Europa da costruire.

La dimensione europea è oggi indispensabile per l’agire politico ed economico. Solo una vera unione europea può garantire la pace in un continente dal quale sono partite ben due guerre mondiali e contemporaneamente essere un agente attivo di pacificazione dei conflitti che si sviluppano nel mondo. Solo una vera unione europea è in grado di fronteggiare il mercato mondiale, stabilendo, e non subendo, le regole, e tassare correttamente i tanti soggetti della new economy, che sfuggono facilmente ai singoli stati.  Solo una dimensione realmente comunitaria può correggere le ingiustizie sociali e le contraddizioni di cui è responsabile la globalizzazione.

La prima proposta è di lavorare per una cittadinanza sociale europea.

Trasferire alla Unione Europea la responsabilità diretta per il soddisfacimento dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione, e dunque non –solo- attraverso il meccanismo dell’indebitamento dei singoli Stati.

Se è vero  che le politiche economiche sono state in parte trasferite al livello comunitario, questo stesso soggetto deve correlativamente assumere la responsabilità del benessere di tutti i cittadini dell’Unione, uniformando il livello di soddisfacimento dei diritti.

Uno status dei diritti che l’Unione garantisce a donne ed uomini. Capace in primo luogo di abbattere in ogni campo ogni discriminazione ed uniformare i diversi livelli di servizi sociali tra i paesi dell’Unione e garantirne la piena agibilità ed esigibilità.

In altri termini, si vuole  che la stessa Unione sia diretta responsabile dei diritti fondamentali (reddito, lavoro, salute, casa etc.).

Non è sufficiente che l’Europa consenta al corpo intermedio ‘Italia’ di fare più debito. Il bilancio comunitario deve pagare i servizi sociali europei, garantendo a tutti i cittadini europei livelli uniformi.

Per garantire l’universalità dei diritti sociali è indispensabile che l’Unione economica e monetaria sia dotata di un vero e proprio governo politico ed economico e di un bilancio idoneo fondato su una capacità fiscale autonoma. Occorre allora ripensare e democratizzare l’attuale struttura istituzionale europea, costruendo un sistema realmente rappresentativo, che le attuali regole non garantiscono, mettendo il Parlamento in grado di esercitare il potere legislativo e un reale controllo politico sugli altri organi europei. E’ quindi necessario redigere con gli altri europei democratici una proposta di riforma istituzionale dell’Unione, con l’obiettivo di trasformare la stessa in una democrazia parlamentare piena.

Il documento del Coordinamento Democrazia costituzionale ha un pregio nuovo: iniziare a delineare cosa si vorrebbe in Europa. Dire, ad esempio che un primo passaggio sarebbe quello di votare alle elezioni europee per liste comunitarie, non articolate su base nazionale, con candidature di carattere europeo, significa fin da subito chiedere un programma dei partiti (europei) che abbia ad oggetto l’intera gestione del bilancio comunitario e degli obiettivi dell’Unione. Il deputato europeo eletto in Italia non deve rappresentare l’Italia, ma una posizione politica ed un’idea per l’intera Unione.

Tra chi oggi propone un mesto ripiegamento nazionale e chi ci vorrebbe destinati unicamente a miserevoli aggiustamenti delle politiche economiche di Bruxelles, rivendichiamo con forza, per noi per e per tutti i popoli europei, il diritto alla costruzione di una democrazia piena.

Pietro Adami, esecutivo Cdc

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