
Il dopo Sardegna che segue il dopo Abruzzo toglie pubblico ai teatri e ai cinema. Per quanto riguarda la televisione ormai i telespettatori hanno fatto l’abitudine a spettacoli esilaranti, a esibizioni di Conte, Salvini, Di Maio, vere e proprie sceneggiate televisive con conduttori che si fanno condurre dagli ospiti. Di più, si scelgono gli ospiti, come per esempio la rete Tre della Rai, meno urticanti possibili. Non si sa mai. L’altra mattina, tanto per fare un esempio il Tg3 Affari ,per parlare della situazione relativa alla occupazione ha chiamato un tale che, se abbiamo capito bene, dirige una agenzia di collocamento. Dall’alto della sua cattedra ha fatto sapere che il lavoro part time è una delle cose più belle del mondo, cosi come il lavoro a tempo determinato, per non parlare dei precari. Tutti costoro hanno il privilegio di avere tempo libero per fare ciò che vogliono. Il reddito di cittadinanza? Una sorta di ben di dio. Ce ne fosse.
Capi e capetti gialloverdi usano le tv, Rai in testa, e diffondono notizie tendenziose
Ci siamo fatti prendere la mano. Perché i primi a diffondere notizie tendenziose, una volta si diceva atte a turbare l’ordine pubblico, non sono i poveri colleghi che non sanno più alzare la testa. No, sono proprio i capi e capetti del governo gialloverde protagonisti di spettacoli esilaranti, comici a diciotto carati che fanno concorrenza ai comici veri. Lo spettacolino cui abbiamo assistito, come abbiamo detto all’inizio, riguarda il dopo Sardegna, le dichiarazioni rilasciate da Conte, Salvini, Di Maio. In verità dobbiamo dare la precedenza al capo della Lega, che aveva promesso ai pastori che ci pensava lui a far alzare il prezzo del latte per il pecorino. Invece ha fatto e disfatto al punto che stanno esplodendo episodi di violenza e gli industriali sono lì a guardare, tirano sui centesimi. Verrebbe da dirgli di usare, questa volta, sì il giubbotto della polizia.
Il capo della Lega se la prende con il povero Berlusconi dopo aver preso i suoi voti
Ma lui non ci pensa proprio. E lascia tranquilli gli industriali del pecorino. Che gliene frega dei poveracci. La prima cosa che gli viene in mente è uno sfregio a Berlusconi. Gli fa sapere che dopo aver preso i voto di Forza Italia, insieme a quelli di Fratelli d’Itali, ex Msi, guidato da Giorgia Meloni, e del Partito sardo di azione o come si chiama oggi, erede, si fa per dire, di quella forza politica fondata fra gli altri da Emilio Lussu, uomo di sinistra, socialista, partito alleato con il Pci, l’Ulivo anche, il Pd. Dicono i suoi eredi che si “rivolterà nella tomba”. Ma Salvini fa subito sapere che lui con il centrodestra non tornerà mai più e scarica Berlusconi, colui che lo ha inventato. Dice che “deve essere chiaro, governiamo insieme comuni, regioni, ma finisce lì. A livello nazionale (leggi governo con Di Maio ndr) si va avanti come treni”. Poi aggiunge che “è come mangiare pop corn siamo alla sesta vittoria”. Chissà che pensa Conte a sentirsi paragonato al pop corn. In fondo Salvini ha ragione, se lo mangia quando vuole.
Il premier lasci stare la Ferrari. Non è capace di premere l’acceleratore
Leggiamo la dichiarazione del premier. Il paese, quello che lui purtroppo governa, è entrato in recessione, tutti i dati economici sono negativi e lui gigioneggia: “L’Italia deve correre” e il governo vuole “rimettere il turbo sul fronte delle infrastrutture”, dice, in un’intervista al Sole 24 Ore paragonando le potenzialità del Paese al percorso lungo “un’autostrada a tre corsie con una Ferrari di cui finora non abbiamo premuto l’acceleratore”. “Adesso abbiamo deciso di farlo”. Pensate, Salvini richiama i treni e il premier mica può rimanere indietro. È lui che addirittura ha insegnato a giocare a biliardo alla premier inglese. Di Maio completa il terzetto che fa concorrenza ai comici. Lui è il più comico di tutti e come i grandi comici è anche un tragico, ricordate Charlie Chaplin. Bene lui lo supera. Stanlio e Olio sono un niente.
Il vice premier pentastellato: il M5S “è vivo e vegeto”. Contento lui…
Pensate un po’, in un sol colpo è stato capace di perdere circa 300 mila voti, toccando la percentuale dell’11,1%. I pentastellati alle recenti elezioni politiche erano il primo partito della Sardegna con qualcosa come il 40% e lui dice che “M5S è vivo e vegeto”. Certo, avverte che “aprirà la discussione all’interno del M5S e con i cittadini. Non sarà calata dall’alto”, prosegue. Ne siamo certi visto che il quoziente del suo partito è dell’undici per cento, proprio basso. Già che c’è avverte che “il ruolo del capo politico (lui, ndr) si discute fra quattro anni”. Con Grillo “nessuna tensione, il governo va avanti”.
Davvero tre comici eccezionali. Noi scomodiamo Stanlio e Olio, perché siamo un po’ vetero, senza offesa per i tanti, bravissimi, italiani che occupano gli schermi cinematografici e televisivi.
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