
Governo gialloverde, scena prima, World Economic Forum di Davos, interno sera. Ha aspettato quasi due giorni, preferendo la diplomazia ai riflettori delle dichiarazioni pubbliche. Ma poi, con l’offensiva pentastellata contro la Francia che non accenna a scemare e l’intervento di Matteo Salvini a rinforzare la polemica, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è convinto dell’opportunità di scendere in campo apertamente, per provare a mediare e in una querelle che ha fatto saltare non poco i nervi a Parigi. Il premier ci tiene ad assicurare che, in una fase critica come quella che sta vivendo l’Ue, “è legittimo interrogarsi sull’efficacia delle politiche globali che stiamo perseguendo sia a livello di Unione Europea sia a livello di Stati singoli” ma “questo non vuol dire mettere in discussione la nostra storica amicizia con la Francia, né tantomeno con il popolo francese”. Un rapporto che “rimane forte e saldo a dispetto di qualsiasi discussione politica”, però quel che sta accadendo nel Mediterraneo “ci impone di allargare lo spettro della nostra riflessione”. E dunque “continueremo a lavorare con le istituzioni di governo francesi – oltreché con le istituzioni europee e con gli altri Paesi – fianco a fianco, nelle varie sedi istituzionali, per trovare soluzioni condivise” per il continente Africano. A tal proposito la campagna elettorale per le prossime Europee “può costituire una buona occasione per confrontarsi su temi e questioni di politica europea ed estera, anche se questi rimettono a scelte operate in epoche ormai lontane”. Pure per il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, “la prospettiva delle elezioni fa da catalizzatore di una dialettica politica più vivace e questo può essere l’elemento che viene sottolineato”. Insomma, la strategia sembra essere quella di ‘circoscrivere’ le dichiarazioni durissime di Di Maio e Salvini, riportandole nel battibecco politico. Tanto che anche Moavero si affretta a rassicurare che “con la Francia rimaniamo Paesi amici, alleati, entrambi membri dell’Unione europea – ha detto al termine dell’incontro con l’omologo francese Jean-Yves Le Drian – E’ giusto che l’Europa si interroghi anche sul suo passato. Ci si deve domandare se e in che modo vadano ridefiniti, ridisegnati e confermati i nostri rapporti con gli Stati africani”. Scelte che continuano a essere sotto attacco da parte della maggioranza al governo.
Governo gialloverde, scena seconda, interno notte. Per Salvini “la Francia ha poco da arrabbiarsi” perché “sottrae ricchezza all’Africa” e “in Libia non ha nessun interesse a stabilizzare la situazione”. Ma attenzione: i gialloverdi non hanno nessuna voglia di passare come nemici dei francesi. “Voglio precisare che siamo con il popolo francese che ha un pessimo governo e un pessimo presidente della Repubblica”, assicura il leader del Carroccio. Esplicito anche Luigi Di Maio che sul suo Facebook rivendica: “Si vuole far passare il dibattito di questi giorni sul franco CFA come un attacco dell’Italia al popolo francese. Sciocchezze. Il popolo francese è nostro amico. Infatti il dibattito va avanti da anni anche in Francia ed è anche nelle rivendicazioni del programma dei gilet gialli”. Interviene anche Alessandro Di Battista, che rilancia il manifesto dei gilet gialli su Fb: “Io sono fiero che ci sia governo che si faccia rispettare. Non è un attacco al popolo francese, è un dato di fatto: negli ultimi anni il neocolonialismo francese ha pregiudicato gli interessi italiani e africani”.
Governo gialloverde, scena terza, interno giorno, ovvero la gaffe di Di Maio su Lino Banfi. Di Maio fa gli onori di casa e annuncia: “Ne approfittiamo per dare una notizia all’Italia che a me riempie di orgoglio: abbiamo individuato Lino Banfi perché rappresenti l’Italia nella commissione italiana per l’Unesco. Abbiamo fatto Lino Banfi patrimonio dell’Unesco”. L’applauso è spontaneo, anche perché le simpatie di Banfi per il Movimento sono note da tempo. Di Maio però, evidentemente emozionato, sbaglia incarico. A correggere una nota del Mise: “Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha indicato Lino Banfi come componente nell’assemblea della Commissione nazionale italiana per l’Unesco (Cniu), in sostituzione di Folco Quilici che ricopriva il ruolo di referente per la comunicazione”. Insomma l’attore non sarà ‘rappresentante dell’Unesco’ e non andrà a sostituire il professor Francesco Buranelli, che rimarrà al suo posto. La gag sul palco prosegue: “Ora Luigi ha chiarificheto la mia presenza…”, scherza l’attore in dialetto barese. “Quando mi hanno detto di volermi investire di questo incarico, mi sono chiesto ‘che c’entro io con la cultura’. Poi ho scoperto che questa carica è bellissima – aggiunge -. Le istituzioni sono fatte con persone plurilaureate, io invece voglio portare un sorriso ovunque, anche nei posti più semplici. Il mio sogno è vedere le persone che sorridono anche quando fanno politica”. Banfi racconta dei primi incontri con Di Maio, di quando “si presentò al mio ristorante per il mio compleanno con un mazzetto di fiori. Luigi ha 32 anni ma quando parla con Salvini e Conte ne ha 55… non so come fa. Non ti chiedo niente per chi voti, mi disse, ma io ti adoro perché hai fatto ridere 3 generazioni… – prosegue ancora, quasi commosso -. Ora abbiamo fatto 5 minuti faceti… adesso parlate di cose serie”. Si chiude così la gag magistralmente condotta dall’artista, nato proprio dal varietà. La notizia salta in cima su tutti i siti e non passa inosservata. Neanche Matteo Salvini riesce a far finta di nulla e, durante un blitz all’ex penicillina di Roma, commenta tagliente: “Lino Banfi ambasciatore all’Unesco? Va bene. E Jerry Calà, Renato Pozzetto, Umberto Smaila?”. Poi il ministro dell’Interno esprime tutto il suo disappunto per una candidatura non condivisa: “Oggi ho scoperto online che l’amico e collega Luigi Di Maio ha nominato Banfi all’Unesco. Per carità, sono gusti. A me piaceva molto come attore, anche se preferivo Walter Chiari, Gerry Calà, Renato Pozzetto. Se avessi dovuto scegliere io, avrei dirottato l’attenzione su Andrea Bocelli, che è apprezzato e amato in Italia e nel resto del mondo, Banfi è un amico, ma non so quanto conosciuto nel resto del mondo”. Meno ironico è invece Matteo Orfini: “Uno schiaffo al merito e alla competenza che umilia chi fa sacrifici ogni giorno per studiare”.
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