
E’ ancora a Siracusa la nave Sea Watch con a bordo i 47 migranti che saranno sbarcati a Catania. La nave della Ong tedesca è ancora ormeggiata al Porto Rifugio del capoluogo aretuseo da dove non dovrebbe salpare prima delle 21. Il ritardo nella partenza fa dunque slittare l’orario di arrivo a Catania che è adesso stimato intorno alla mezzanotte.
E’ attesa dunque in nottata al porto di Catania la nave. Il via libera all’approdo dell’imbarcazione è arrivato oggi pomeriggio dal Viminale dopo aver trascorso 13 giorni ancorata di fronte alla costa di Siracusa e dopo un vero e proprio braccio di ferro internazionale per garantire lo smistamento dei migranti nei Paesi dell’Unione europea. Mentre la nave, appartenente a una Ong tedesca e battente bandiera olandese, è pronta per mettersi in navigazione verso Catania, la Prefettura etnea ha attivato tutti i dispositivi necessari all’accoglienza dei migranti. A Catania resteranno i 15 minori non accompagnati che verranno ospitati in strutture d’accoglienza. Per loro il tribunale catanese ha nominato i tutori previsti dalla normativa internazionale. I maggiorenni, invece, saranno subito trasferiti all’hotspot di Messina.
Per giorni, sul molo di Siracusa, organizzazioni umanitarie, attivisti ed esponenti della politica si sono alternati invocando una soluzione rapida per lo sbarco, pronti ad accogliere i migranti. Giovanna di Benedetto, portavoce di Save the Children: “Era ora, sono passati 12 giorni in cui queste persone con alle spalle un percorso difficilissimo, alcuni minori, sono in mare in inverno, ogni minuto in più su quella nave è un minuto di più di sofferenza, da giorni abbiamo lanciato appelli con altre organizzazioni, perché la vita e la dignità delle persone non possono essere il prezzo da pagare sullo scacchiere della politica internazionale”. Inizialmente si pensava dovessero sbarcare a Siracusa. Un attivista: “La cosa che ci preme è che queste persone scendano, noi siamo qui oggi per assisterle e confortarle al momento dello sbarco, ma non sono scesi, li abbiamo aspettati. Quando scenderanno vorremmo festeggiare, ma il momento in cui ci sarà da festeggiare sarà quando queste situazioni non si verificheranno più. Non si tratta con le persone in mare, non si negoziano i diritti umani delle persone”.
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