
Un giorno e una notte neri per il Parlamento. La Camera “prigioniera” del governo gialloverde. La manovra di Bilancio deve passare entro la fine del mese per evitare che scatti l’esercizio provvisorio. Evitato, per ora, l’avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione Ue, avendo riscritto la manovra di Bilancio sotto dettatura di Bruxelles, ora occorreva mettere nero su bianco sul nuovo testo, definitivo dopo quello fasullo approvato alla Camera, quello ante accordo con la Ue approvato dal Senato, e la nuova e definitiva formulazione, secondo le “direttive” impartite da Bruxelles. Il governo gialloverde ha impedito un reale dibattito, un confronto in Parlamento. Voti di fiducia a ripetizione. Non solo, ora c’è anche da fare i conti con il calendario. Entro la fine dell’anno il testo definitivo della manovra deve essere approvato, altrimenti si deve ricorrere alla amministrazione provvisoria finché non si arriva alla approvazione definitiva del Bilancio.
In questi due ultimi giorni ne sono successi di tutti i colori, un vero e proprio sfregio alla democrazia. Partiamo dalla Commissione Bilancio della Camera. Fra coloro che sono stati chiamati ad esprimere una valutazione sulla manovra il presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’organismo indipendente che si occupa di vigilare sulla finanza pubblica, il professor Giuseppe Pisauro, ha confermato il giudizio negativo sulla manovra che aveva già espresso sempre in Commissione Bilancio della Camera. Farà aumentare la pressione fiscale, ha detto, dello 0,4% che sono bei soldoni. Non solo. Aveva definito la manovra “recessiva” lanciando un allarme a tutto campo. La Commissione aveva poi ascoltato il ministro Tria che prima si era rifiutato essendo stato colpito da una “leggera influenza” poi si è presentato ed ha elevato un’ode alla “sua” manovra, dimenticando che aveva dovuto ingoiare bocconi amari perché la “sua” manovra era stata bocciata dai due vicepremier e quanto concordato con Juncker, Mosovici, Dombrovskis se lo era dovuto rimangiare. Ma, come se niente fosse, ha osannato la manovra e, a fronte delle contestazioni,dei deputati delle opposizioni, in particolare del Pd, ha lanciato un grido “mi state massacrando”. Ed ha dato risposte secondo cui la manovra di Bilancio è quanto di meglio è stato realizzato dal governo gialloverde. A riportare alla verità di una manovra disastrosa sono stati i trecento emendamenti presentati all’esame della Commissione che non sono stati votati dando il mandato al relatore di portare la manovra così come è al voto della Camera, voto di fiducia ovviamente.
Conte offende i pensionati. Fico ha fretta di chiudere la seduta della Camera
Mentre tutto questo avveniva nella notte, al mattino la manovra arrivava in aula. Assenti i deputati della maggioranza iniziava la seduta. Fico, il presidente lasciava il posto, guarda caso a Mara Carfagna, vicepresidente, Forza Italia. Mancava anche chi avrebbe dovuto tenere la relazione a nome della maggioranza. Un testo scritto. Ma non c’era. Partivano gli interventi degli esponenti della minoranza. Fico veniva chiamato a rispondere in prima persona di quanto stava accadendo. Non riusciva, o non voleva riuscire, a gestire una situazione difficile. Aveva fretta. Diceva che non si poteva presentare la manovra alla firma del Capo dello Stato il primo gennaio. Si chiamava in causa Mattarella per impedire che i deputati delle opposizioni avessero il tempo necessario per condurre la battaglia contro una manovra disastrosa per il Paese. In altro articolo si dà conto della umiliazione subìta dal Parlamento. Nessun ministro in aula. Intanto il presidente del Consiglio, invece di partecipare alla seduta della Camera, teneva la conferenza stampa di fine anno, quasi non fosse un suo problema quanto stava avvenendo a Montecitorio. Si lasciava andare ad affermazioni quanto meno azzardate: “L’esperienza di governo si regge – diceva – su perfetto amalgama fra gialli e verdi”. Ancora: “Rivolteremo l’Italia come un calzino”. Poi se la prendeva con i pensionati che avevano fatto partire la protesta contro la manovra con manifestazioni in tutta Italia. I segretari generali dei sindacati Cgil, Cisl, Uil avevano affermato che il governo “usa i pensionati come Bancomat..Ancora una volta si mettono le mani nelle tasche di chi ha lavorato duramente tutta una vita”. E lui ha affermato che la “manovra prevede un taglio progressivo che non tocca le pensioni più basse”. Si tratterà “di un contributo quasi impercettibile per le pensioni più basse”. Una bugia grande come una casa .Per chi è in pensione e porta a casa 1.200 euro al mese anche dieci euro sono già tanti. Non solo, il Conte si è permesso anche una battuta infelice, una offesa, ironia a buon mercato. “Neppure l’avaro di Molière forse si accorgerebbe di qualche euro al mese in meno” ha detto. Poi ha accusato: “Ora scendono in campo – ha detto – ma li ricordo silenti per la legge Fornero”. Arriva subito la risposta di Carla Cantone, già segretario generale dello Spi Cgil, ora deputata Pd: “Prima di parlare dovrebbe pensare, ma pensare è difficile. E quando non si pensa – afferma – il rischio è che si offendano milioni di pensionati, come ha fatto lui. Si vergogni”.
L’amalgama fra gialli e verdi che piace tanto al premier ora anche nel vestiario
A proposito di vergogna, sempre in riferimento a Conte e al presunto “amalgama” fra gialli e verdi di cui si è fatto paladino basterebbe dare un’occhiata agli indumenti che indossano Salvini e Di Maio. Ha cominciato il primo con i giubbetti della polizia. Giorno e notte, alla manifestazioni, alle cerimonie ufficiali, agli incontri istituzionali, quando viene intervistato dai giornalisti, petto in fuori, mani sui fianchi, il giubbetto poliziesco non gli manca mai. E Di Maio per non venir meno alla “amalgama” di cui parla il premier Conte non poteva essere da meno ed indossa una maglietta della Protezione civile quando si reca nelle zone terremotate, vecchie e nuove. Lo hanno notato Pietro Grasso ,ex presidente del Senato, e Bertolaso che della protezione civile è stato presidente. Dice Grasso: “Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché il ministro dell’Interno va sempre vestito con gli indumenti della polizia. Capisco (e apprezzo) l’orgoglio di lavorare a fianco delle forze dell’ Ordine, ma mi sembra che Salvini giochi con le uniformi. La divisa della polizia di Stato non è un gioco la indossano uomini e donne. Fino a quando tollereremo questa concessione. Forse Salvini non sa che Ministero dell’interno non è solo polizia, non è solo repressione, ma anche aiuto alle persone in difficoltà. Diciamoglielo”. Di uguale tenore la dichiarazione di Bertolaso. Noi aggiungiamo che c’è un articolo del Codice penale, il 498 che punisce l’usurpazione di titolo o di onore con una multa fino a 929 auro.
Per chiudere in bellezza, si fa per dire, Conte nella conferenza stampa alla domanda di un giornalista di Radio Radicale, cui vengono tagliati i contributi come ad altre testate cooperative, leggi Avvenire, Manifesto: “Lei vuole che il nostro lavoro continui?”, così rispondeva: “Nell’intervento del governo sull’editoria non c’è alcun intento punitivo, vogliamo sollecitare le imprese editoriali a stare sul mercato. Non è un attentato alla libertà dell’informazione, c’è il massimo rispetto per la libertà di stampa da parte di questo governo, sono valori sacrosanti, lo scambio dialettico e vivace non può essere un attentato. Siete stimolati a trovare delle risorse alternative”. Come dire: chiudete. L’avvocato del popolo, come ama definirsi, è fatto così. In “amalgama” con Salvini e Di Maio, appunto feroci nemici della libertà dell’informazione. Amici solo di chi li immortala in giubbotti e magliette di chi non rivolge loro domande, magari neppure imbarazzanti. Loro sono amanti del soliloquio.
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