
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, continua nella paziente e instancabile opera di tessitura istituzionale, dinanzi alle continue tensioni e fratture nel governo, e tra i capi dei due contraenti del “contratto”. Non esita, Mattarella, in ogni occasione pubblica, a raccomandare cautela e sprona alla costruzione di un clima di stabilità e fiducia, soprattutto in considerazione dell’escalation dello spread e del nervosismo verso l’Italia dei mercati. Lo fa anche in questo sabato di metà novembre, tra le pieghe di un messaggio alla Cna dedicato alle piccole e medie imprese. Negli ultimi mesi il Presidente ha continuato a ricordarlo: segnali di tensione pesano sulla fiducia, è un dovere delle istituzioni garantire la stabilità, nessuno può sottrarsi all’equilibrio dei bilanci e bisogna mettere il paese al riparo dall’instabilità, restando ancorati all’Europa. Per Mattarella si deve e si può crescere ma bisogna ispirare fiducia alle imprese e al Paese.
Il nuovo avvertimento di Mattarella al governo nel messaggio alla Cna
Sabato un nuovo avvertimento: “Il mondo delle piccole e medie imprese è più esposto di altri alle ripercussioni della congiuntura sulle condizioni di accesso al credito, della cui restrizione soffrono maggiormente, in caso di protratta volatilità dei mercati finanziari”, sottolinea Mattarella nel suo messaggio all’assemblea nazionale della Cna a Milano. “Questo contesto richiede particolare attenzione per garantire un quadro stabile e un clima di fiducia, che favorisca lo sviluppo delle preziose risorse e dei talenti su cui possiamo fare leva per una crescita equilibrata e sostenibile, per colmare i divari ed offrire opportunità ai nostri giovani”. I settori dell’artigianato e della piccola e media impresa “costituiscono l’ossatura portante della nostra economia e ogni giorno svolgono la loro attività con tenacia, impegno, professionalità e creatività. Le istituzioni debbono sostenere l’espansione della base produttiva e delle pmi, che ha ricadute dirette sul fronte dell’occupazione e dell’inclusione sociale”. Infine, “con una visione ampia e di lungo termine bisogna investire nelle necessarie infrastrutture materiali e immateriali incluse digitalizzazione, istruzione e formazione, fondamentali per acquisire capacità culturali adeguate nell’economia della conoscenza”, chiosa il Capo dello Stato.
Mattarella invita alla responsabilità e il governo che fa? Continua a dividersi su tutto
E mentre Mattarella prosegue in questo immane compito di tranquillizzare le forze produttive, industriali e sociali del Paese, eccoci al terzo giorno di scontro tra i due vicepremier sulla questione dello smaltimento dei rifiuti. Diatriba che forse potrà conoscere una pausa solo lunedì, con l’annunciata firma di un protocollo di intesa “per un’azione urgente nella terra dei fuochi”, alla presenza del premier Giuseppe Conte. Non sembra facile al momento trovare la quadra, anche se fonti di Palazzo Chigi – con l’intento magari di stemperare i toni e rimandare alla soluzione sull’emergenza dei roghi tossici da sottoscrivere lunedì a Caserta, in prefettura -, ribadiscono come il presidente del Consiglio abbia anche il ruolo di “garante” del contratto di governo. Come dire: alla fine la sua opera di mediazione porterà ancora una volta ad un punto di equilibrio tra le due anime politiche dell’esecutivo.
Le feroci litigate tra Salvini e Di Maio sul tema strategico dei termovalorizzatori
Nel frattempo, il leader del Carroccio anche oggi si conferma a favore dei termovalorizzatori che, chiosa, “in alcuni paesi europei sono anche nel centro delle città”, ma di cui i Cinquestelle non vogliono nemmeno sentire parlare. I roghi, sottolinea il sottosegretario Cinquestelle Carlo Sibilia, “diminuiscono con la sicurezza, controllando i territori non con i termovalorizzatori”. Insomma “basta chiacchiere che anche quelle inquinano”. Invece Salvini ha una grande voglia, anche in occasione della sua visita all’assemblea nazionale della Cna, di parlare di questo tema. “I rifiuti vanno smaltiti producendo ricchezza, non i roghi tossici che ammalano e ammazzano”, ricorda. “Bisogna avere il coraggio di spiegare alla nostra gente che per la nostra salute, per il nostro bene e anche per il nostro business non possiamo far finta di niente”, aggiunge. A queste parole risponde Luigi Di Maio con il mantra del contratto di governo.
Cosa già ribadita, in un’intervista dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, secondo il quale “gli inceneritori sono il fallimento del ciclo integrato. Non lo dico io, lo dicono le imprese, lo dice un’intera economia. Stiamo lavorando ogni giorno per ribaltare, non solo in Campania ma ovunque, il paradigma economico della gestione dei rifiuti, come anche prescritto nel contratto di governo”. Di Maio mette la ciliegina. “Non è un problema quando due forze politiche hanno idee diverse – spiega – l’importante è ricordare cosa c’è nel contratto” e “non serve creare tensioni inutili quando una cosa non è nel contratto”. E quanto alla Campania “ha uno dei più grandi inceneritori d’Europa”. Ma Salvini non molla. “Ovunque – dice – i rifiuti producono ricchezza, l’Italia è l’unico paese e in particolare la Campania è una delle poche regioni, che dai rifiuti ci perde e non ci guadagna. Siccome non vorrei che i bambini morissero di fumi tossici, il governo ha il dovere di trovare soluzioni per evitare una nuova emergenza rifiuti”.
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