
Se Tria non esistesse, non fosse il ministro dell’Economia, uno così dovremo inventarlo. Si presenta al Parlamento, Commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite insieme per illustrare la manovra di Bilancio in relazione anche alla lettera di risposta alle osservazioni avanzate da Bruxelles che dovrà essere inviata alla Commissione Ue entro martedì 13. La illustrazione ai parlamentari avviene dopo che per due giorni prima l’Eurogruppo poi l’Ecofin avevano fatto barba e capelli al governo gialloverde. Ma lui, il Tria, come il cavaliere senza macchia e senza paura, tira avanti imperterrito, conferma la bontà della manovra. Addirittura se la prende con i Commissari e accusa la Ue che ha bocciato la manovra di aver effettuato “una analisi non attenta, parziale, defaillance tecnica”. Il tempo di fare le valigie, tornare in Italia e cambia la sua versione. Afferma che all’1,2% di crescita non può corrispondere il 2,9% di deficit. Cambia atteggiamento nei confronti della Ue. Le stime sulla situazione economica del nostro paese non sono il risultato di analisi politiche, ma si tratta di un “fatto tecnico”. E va anche più in là. “Moscovici – dice – non centra”. Insomma siamo in presenza di un Tria pappa e ciccia con il presidente dell’Eurogruppo, il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno che è stato ministro dell’Economia del governo socialista e che incontrerà poco dopo. Centeno vedrà a conclusione del suo “viaggio” nella manovra italiana anche il presidente Conte.
Di Maio, economista doc. Un punto di vista diverso da quello della Ue
Nel frattempo alle agenzie di stampa arriva anche un dichiarazione del sempre presente vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo, il Di Maio che si trasforma per l’occasione in economista provetto. In un momento di generosità verso la Ue afferma che “il debito non può rappresentare una colpa del popolo italiano, la garanzia che diamo alla Ue è il 2,4% e parla di un punto di vista diverso da quello della Ue”, ma “sul piano econometrico non politico”. Espressione che aveva pronunciato anche il Tria. Anzi, era andato più in là quando aveva affermato che cambiare la linea del governo sulla manovra, magari introdurre una patrimoniale, sarebbe “suicida”. Visto che poco dopo avrebbe incontrato l’ex ministro portoghese poteva tener di conto del fatto che in quel paese, governo socialista, è passata la linea relativa alle tasse “paghiamo meno, paghiamo tutti”.
Torniamo così alla linea di “non colpevolezza” da parte del governo espressa davanti al Parlamento quando a Tria hanno fatto rilevare che la situazione non è proprio delle migliori, vedi spread che ormai naviga fra 295-315, occupazione che riguarda solo lavori precari. In crescita invece, ed è un dato che segnala lo stato di arretratezza del nostro apparato produttivo, la presenza di industrie straniere.
Il vicedirettore di Bankitalia smonta il “progetto” del ministro
Mentre risuonano ancora queste parole arriva l’audizione del vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini. Smonta le tesi di Tria secondo cui la crescita dello spread non è dovuta al deficit del 2,4% voluto dal governo. Da ricordare che il ministro dell’Economia dimentica che aveva indicato l’1,6% come limite invalicabile. Ma sono cose del passato, ora è diventato il difensore numero uno del 2,4% indicato per soddisfare le esigenze di Di Maio e Salvini, a ciascuno il suo, come indicato nella campagna elettorale, le promesse da libro dei sogni. Signorini presenta il conto, quanto è costata la manovra, al solo annuncio, ai cittadini italiani. Si tratta di quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi. Saliranno a oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020. Altro che la manovra ultra espansiva rilanciata dal ministro dell’Economia: il rischio è quello di vanificare il rimbalzo positivo. E i timori arrivano anche da banche e assicurazioni, pronte a confrontarsi con i danni ma soprattutto ad aprire il paracadute. E Tria che dice? “Non c’è nulla di particolarmente pericoloso”. Se la situazione resterà così a lungo “allora ci sarà preoccupazione, ma non allarme”. Tria di fronte ai parlamentari difende l’operato del governo. Nonostante la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale abbiano parlato di una crescita nettamente inferiore a quella prevista dall’esecutivo nel 2019 (+1,5%). “Ci rendiamo conto – dice ai parlamentari – che i problemi rilevati richiederebbero una manovra espansiva più incisiva ma è stato necessario trovare un corretto bilanciamento tra la stabilità finanziaria e sociale, entrambe necessarie”. Poi annuncia che la manovra “sarà confermata nei suoi pilastri fondamentali tetto del 2,4% del deficit nel 2019 non sarà oltrepassato in alcun modo”.Inizio modulo
Le regole europee per creare condizioni di crescita sostenibile
Dal Parlamento Tria passa all’incontro con il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno. Molta cordialità, molta cortesia. In conferenza stampa afferma: “all’ultima riunione dei ministri delle Finanze dell’area euro ci stava un chiaro supporto alla valutazione della Commissione europea sulla manovra dell’Italia e sottolineo anche l’importanza che nell’ambito delle regole, ma anche oltre le regole, deve esserci sulla sostenibilità del Bilancio”. “È importante che in ogni paese le Politiche siano sane, sostenibili e che i Bilanci pubblici siano orientati in maniera tale da garantire la ‘finanziabilità’ del debito sul mercato”. Per quanto riguarda la manovra presentata dall’Italia dice: “Ci sono dubbi sui mercati e tra i partner europei, oltre a un certo allarme sui costi di finanziamento del debito che però finiscono anche per pesare su imprese e famiglie. La ripresentazione del progetto di Bilancio richiesta dall’Ue “offre all’Italia l’opportunità di disperdere questi dubbi”. “Le regole europee – ha ricordato Centeno – non sono fine a se stesse ma sono fatte per creare condizioni di crescita sostenibile”.
Per Conte, l’incontro con Centeno “si è svolto in un clima di sereno e costruttivo dialogo”
Il presidente dell’Eurogruppo nella sua visita affronta il tema caldo della manovra anche con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con cui lo scambio si concentra, in particolare, sulle “riforme strutturali”. “L’incontro con il Presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, si è svolto in un clima di sereno e costruttivo dialogo. Abbiamo affrontato i temi attualmente in agenda dell’Unione economica e monetaria e ci siamo soffermati sugli aspetti della nostra manovra economica che più direttamente riguardano il piano degli investimenti e le riforme strutturali. Il Governo italiano sta predisponendo interventi legislativi e avviando progetti di investimento volti a rilanciare la crescita economica e lo sviluppo sociale”, ha affermato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Cgil al Parlamento: “Manovra inadeguata per sviluppo e occupazione”
“La manovra del Governo è carente di una visione del Paese e di un disegno strategico capace di ricomporre e rilanciare le politiche pubbliche finalizzate allo sviluppo sostenibile e al lavoro” dice la segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi, in audizione sulla legge di Bilancio 2019, presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Sviluppo e lavoro sono due chiavi essenziali per far ripartire l’Italia, ma purtroppo – prosegue Fracassi – le misure contenute nella legge di Bilancio non prevedono risposte, se non in maniera marginale, alle disuguaglianze sociali e territoriali, alla crescita della disoccupazione, in particolare giovanile e femminile”. La Cgil nel documento consegnato quest’oggi denuncia: “pochi investimenti pubblici, infatti, nel 2019 le nuove risorse, in termini nominali, sono solo 3,5 miliardi. Sarebbe stato importante mettere in campo un grande piano di messa in sicurezza del territorio dai rischi naturali, infrastrutturazione sociale e materiale, purtroppo risorse e misure non sono sufficienti”. Sul lato delle politiche industriali “non c’è un piano strategico di rilancio, anzi si riducono le risorse come quelle per l’industria 4.0. Servirebbe piuttosto una governance pubblica, a partire dall’istituzione di una Agenzia per lo sviluppo industriale”.
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