
A noi viene il dubbio che si sia trattato solo di una sceneggiata. La lettera che la Unione europea attendeva entro la mezzanotte di martedì era già pronta da tempo nella sua impostazione. Si trattava solo di garantire a Salvini e Di Maio che quanto concordato nel “contratto di governo”, veniva pari pari trasferito nella manovra di Bilancio. Vertici, non vertici, chiacchiericci, schiaffi in faccia alla Ue, ai Commissari in particolare. E schiaffi in faccia a tutti coloro che hanno osato mettere in dubbio i numeri della manovra. Una sceneggiata per tenere insieme Lega, pentastellati, sotto l’ombrello di Conte. Lo spread cresce, si stabilizza sopra i 300 punti? Che vuol dire, faccia pure. Premier, vicepremier, ministri non se ne fanno un cruccio. Convinto, o comunque reso disponibile il ministro dell’Economia a partecipare, come comparsa si dice in giro, alla sceneggiata rinunciando alle sue convinzioni, agli impegni presi qualche mese fa negli incontri a Bruxelles con i Commissari, a partire da Moscovici , chinato la testa di fronte ai componenti dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, capi di governo, ministri, il gioco era fatto. E così è avvenuto.
La lettera inviata alla Ue, una cerimonia di cui era già tutto noto
Nella lettera alla Ue, di fatto non c’è scritto niente che non si conoscesse già. Il solito Salvini si fa premura di informare i giornalisti che la sua linea, con Di Maio che si accoda, digerita da Tria e da Conte, non si tocca. A Bruxelles viene inviata, di fatto, una copia di quella che la Commissione ha già respinto chiedendo modifiche sostanziali al governo italiano. Quindi nessuna modifica nelle line generali come ha affermato più volte il ministro Tria. Salvini ha detto che vengono confermati “impianto e azione politica”. C’è solo una piccola aggiunta, quasi uno scherzo di cattivo gusto. Si parla infatti di “clausole di salvaguardia” nel caso che il deficit salga oltre 2,4% e le previsioni di crescita del governo non siano confermate. Udite udite, la novità: verrebbero messe in vendita alcuni palazzi. Si parla di “dismissione immobiliare”. Tutto qui. Avevamo pensato e lo abbiamo scritto che la messa a punto della risposta a Bruxelles fosse una cosa seria. Ha tenuto per giorni e giorni titoli dei giornali, servizi televisivi, interventi di cui anche noi abbiamo dato notizia molto critici da parte di dirigenti di Enti, associazioni, a partire dall’Istat che avverte che la ripresa in Italia si è fermata, fino al Fondo monetario internazionale che vede un futuro certo non brillante per il nostro Paese. Ripetiamo: anche noi siamo rimasti beffati. Abbiamo cercato di informare i nostri lettori, come potete leggere nell’articolo scritto prima di conoscere la decisione del governo. Ora attendiamo il testo della lettera. Soprattutto attendiamo, con grande timore, la risposta che arriverà da Bruxelles.
La cronaca di una giornata bluff per il futuro del nostro Paese
Chissà perché Conte, i sue due vice, Salvini e Di Maio, il ministro dell’Economia Tria, quello che ha trattato con Bruxelles la manovra economica, a partire dalla nota di aggiustamento al documento di Economia a Finanza la base per mettere a punto la manovra di Bilancio, hanno evitato di vedersi a Palazzo Chigi, magari per un vertice proprio nel momento più importante: la risposta alla Commissione Ue che ha bocciato la nota al Def, di fatto il progetto di Bilancio ed attende, entro oggi martedì, ore 24, la lettera con la quale il governo gialloverde accoglie o meno le richieste di cambiamento che sono arrivate dal presidente Ue, Juncker, dal commissario agli Affari Economici, Moscovici, da Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, dal presidente dell’Eurogruppo, Centeno, dalle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, cui ha partecipato Tria, unico fra i 19 componenti a sostenere le proposte del governo di cui fa parte. Di più, quelle proposte portano la sua firma. Di più ancora, sono in piena contraddizione con gli impegni che Tria aveva preso con i Commissari per contenere il deficit ed affrontare il problema del debito. Poi si è rimangiato tutto. Praticamente il governo italiano non ha trovato uno, diciamo uno, fra i governi dell’Unione, neppure qualcuno di quelli amici di Salvini, nazionalisti, xenofobi, che appoggiasse l’Italia. Non solo, oggi Tria è diventato uno dei più tenaci avversari della Unione europea. Insomma, a dirla breve, ha distanziato di varie lunghezze Salvini e Di Maio i quali puntano solo a salvaguardare il “contratto di governo”, una cosa a te una a me, a partire dalle promesse fatte in campagna elettorale, promesse che se mantenute affondano l’Italia in una palude fangosa.
Tria ribadisce che il tasso di crescita non si negozia
Tria ha accusato la Commissione di aver barato per quanto riguarda i numeri relativi alla crescita del nostro paese, al deficit, al debito. Dice che se si accettassero i numeri di cui parlano i Commissari “sarebbe una manovra suicida”. E le spara grosse. Salvini lo segue perché deve tutelare i suoi, della Lega, interessi. Ha promesso la flat tax e così deve essere. Ha promesso la revisione della Fornero. E così deve essere. Così Di Maio. Ha promesso il reddito di cittadinanza e così deve essere. Sulla revisione della Fornero faranno a metà. Il compito di Conte è davvero difficile. Per questo non ha convocato “vertici” diciamo ufficiali. Forse un “verticino” prima del Coniglio dei ministri che, al momento in cui scriviamo non è stato ancora convocato. Ha preferito vedere i protagonisti uno alla volta. Chissà che non si mettano d’accordo, una cosa a me una cosa a te. Ma la coperta è corta, molto corta. Strilla Tria: il tasso di crescita non si negozia. In una nota del Mef “smentisce voci e indiscrezioni apparse sui giornali secondo cui il tasso di crescita dell’Italia sia stato e sia oggetto di dibattito politico”. Ancora il Tria: “Le previsioni di crescita sono infatti il risultato di valutazioni squisitamente tecniche. Per questo non possono diventare oggetto di negoziato alcuno dentro e fuori il governo”. Eccolo il nuovo Tria, cuor di leone, che si ribella anche alla immagine che di lui fa Crozza.
Le previsioni di crescita del governo smentite da Enti, Istituzioni, Associazioni
Chissà dove era lunedì quando si sono riunite in seduta congiunta le commissioni Bilancio della Camera e del Senato. Nel corso della audizione i massimi esponenti, tanto per citarne alcuni, di Istat, Corte dei Conti, l’Ufficio parlamentare di Bilancio, organismo indipendente che svolge una funzione di vigilanza sulla finanza pubblica che già aveva bocciato la manovra, Confindustria, Associazione delle Banche, poi associazioni di imprese, esponenti degli Enti locali, cooperative, hanno detto senza mezzi termini che la manovra non va, che la crescita si è fermata, che lo spread non è una maledizione di Dio ma è un fatto degli umani e pesa molto sulla economia dei singoli paesi. E il differenziale fra bund tedeschi e Btp italiani ormai pare stabilizzato sopra i 300 punti, non sopportabili a lungo, come hanno detto ieri in audizione autorevoli esponenti del mondo dell’economia. Anche il Fondo monetario internazionale interviene per sottolineare la debolezza della situazione economica dell’Italia. Al momento in cui scriviamo non siamo a conoscenza di quale sia l’esito degli incontri fra Conte, Di Maio, Salvini, Tria, presi una alla volta. Si ignora quale sia l’obiettivo che si pone il governo, chi scriverà la lettera, pare sia affidata agli uffici del Mef.
Voci di “scambi serrati” fra Roma e Bruxelles. Tre ipotesi di accordo tutte respinte
Non si capisce neppure se, viste le dichiarazioni battagliare del ministro Tria, l’obiettivo sia quello di evitare o meno la procedura di infrazione. I soliti bene informati raccontano che in questi giorni, prima e dopo le riunioni di Ecofin e di Eurogruppo, vi sono stati scambi “serrati” fra Roma e Bruxelles. Si sarebbe ragionato su tre ipotesi: riduzione delle stime di crescita 2019, dall’1,6% all’1,2%, riduzione del deficit 2019 rispetto all’attuale 2,4%, conferma delle stime di bilancio ma con nuove clausole di salvaguardia, per blindare i conti e rassicurare l’Europa. Sul sito del Mef si riporta la posizione del ministro Tria. Ribadisce che “le previsioni della Commissione europea relative al deficit italiano sono in netto contrasto con quelle del Governo italiano e derivano da un’analisi non attenta e parziale del Documento Programmatico di Bilancio (DPB), della legge di bilancio e dell’andamento dei conti pubblici italiani, nonostante le informazioni e i chiarimenti forniti dall’Italia”. L’impostazione centrale della manovra resterebbe invariata. Ma quando ha incontrato Centeno non ha escluso “correttivi come le clausole a tutela dei conti”. Linguaggio sibillino che non piace molto a Salvini e Di Maio, anzi pare proprio non piacere. I tentativi possibili potrebbero essere due. Il primo prevedere una sorta di manovra bis introducendo una clausola che potrebbe scattare se il rapporto deficit-Pil salisse davvero sopra il 2,4%. Magari fino a sfondare già dall’anno prossimo il tetto del 3% stabilito dal Trattato di Maastricht. Altra ipotesi riguarda le indicazioni relative al reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni. Ci sono i soldi in bilancio ma non viene indicato alcun vincolo sulla utilizzazione. Potrebbero essere spostati al taglio del deficit-Pil. Nel frattempo si dovrebbe andare alla ricerca di nuove entrate. I due provvedimenti potrebbero entrate in vigore verso la fine del 2019, risparmiando anche.
Merkel. Nazionalismi non devono più risorgere in Europa
Se nessuna di queste ipotesi può funzionare per appagare la fame di potere che hanno Lega e pentastellati non c’è che la procedura di infrazione. Oppure sperare che, dopo il voto di maggio, anzi lo dicono apertamente, se ne andranno i “burocrati” e arriveranno loro con una Commissione europea di cui potrebbero impadronirsi le forze sovraniste. Dice Angela Merkel: “Nell’Ue le singole decisioni hanno effetti su tutti. I nazionalismi e gli egoismi non devono avere più la possibilità di risorgere in Europa. La Ue è la nostra migliore chance per la pace”. E sui migranti: “Rinunciare a un po’ di sovranità per fare qualcosa tutti insieme”.
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