
Scoperta a Bari una maxitruffa delle patenti: microcamere e auricolari collegati a un suggeritore, così gli aspiranti automobilisti passavano i quiz. In alcuni casi per ottenere anche la carta di qualificazione del conducente, indispensabile per il trasporto professionale delle merci su gomma. Un giro da 250mila euro gestito da una famiglia legata al clan Parisi.
L’operazione, battezzata “Mezzo busto”, è stata condotta dalla polizia di Bari: sequestrate 70 patenti, intestate a italiani e stranieri residenti a Bari e provincia, Brindisi e Taranto, 9 persone sono state denunciate con l’accusa di “associazione a delinquere finalizzata ad agevolare il conseguimento di titoli abilitativi alla guida di veicoli con metodi fraudolenti”, e altre 83 sono indagate in concorso. L’indagine è iniziata a luglio del 2014 e ha scoperto come l’organizzazione aveva rispolverato il vecchio metodo della radiocomunicazione e lo aveva rimodernato con sofisticate tecnologie per comunicare e suggerire da lontano le risposte al candidato nella sala esami del dipartimento dei trasporti. Una microcamera inquadrava lo schermo di fronte al candidato con le domande e dalla cabina di regia il suggeritore indicava la risposta tramite auricolari. Un sistema di assistenza alla risposta telematico direttamente connesso con una professionale centrale operativa allestita nella casa di uno degli indagati.
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