Governo. Tra Di Maio e Salvini botte da orbi a distanza e via web. Uno accusa l’altro di ogni tradimento. Il premier tenta una mediazione difficile. La crisi è in atto

Governo. Tra Di Maio e Salvini botte da orbi a distanza e via web. Uno accusa l’altro di ogni tradimento. Il premier tenta una mediazione difficile. La crisi è in atto

Dopo pochi giorni dal varo in Consiglio dei ministri e dopo un durissimo scontro all’interno della maggioranza il decreto fiscale torna sul tavolo del governo per essere possibilmente modificato e riapprovato. Al centro delle infuocate polemiche di questi giorni fra Lega e M5S due aspetti del condono previsto dalla ‘pace fiscale’: la non punibilità per i reati tributari e in particolare per il riciclaggio e l’autoriciclaggio e la sanatoria sui capitali all’estero. Dopo l’exploit a Porta a Porta sulla ‘manina’ che ha mandato su tutte le furie l’alleato, Luigi Di Maio continua a tenere il punto e ad affermare che il decreto dovrà essere modificato su quei punti. “La roba dello scudo penale per l’autoriciclaggio non serve – attacca ancora il vicepremier pentastellato – e siccome non serve, domani sistemiamo questa norma”. Ma mentre Di Maio si dice convinto che dal decreto verranno espunti i commi incriminati, Matteo Salvini dice di non voler “passare per scemo” e racconta che nel Cdm di lunedì scorso “Conte leggeva e Di Maio scriveva il decreto”. Giuseppe Conte, tenta di mediare sostenendo che si tratta di un “problema tecnico”, quasi a minimizzare: “E’ sorto un dubbio tecnico – ha detto il premier a Bruxelles ai giornalisti – un dubbio sulla traduzione tecnica dell’accordo politico che abbiamo fatto? L’accordo politico è ben chiaro. Se c’è un problema sulla traduzione tecnica può capitare”. Anche se poi viene puntualizzato, nero su bianco in una nota ufficiale di palazzo Chigi, che “la bozza del decreto fiscale che gli uffici hanno fatto trovare durante il Consiglio dei Ministri non conteneva la dichiarazione integrativa di cui all’articolo 9”. La polemica tra Salvini e Di Maio, intanto, va avanti e prosegue con scambi al veleno fatti di puntualizzazioni, autodifese e contro attacchi. Il tutto affidato ai social.

Il nodo tra i due partner di governo è tutto politico. E politico sarà il chiarimento previsto per sabato

Insomma, il ‘nodo’ è complicato ed è tutto politico. Sarà affrontato in un chiarimento previsto per domani a palazzo Chigi, dove probabilmente i due vicepremier faranno la pace perché non conviene a nessuno una crisi di governo adesso. Ma quello che è successo è certamente l’anticamera di uno scontro ben più profondo che potrebbe avvenire nei prossimi mesi, dopo le elezioni europee di maggio. Ma vediamo come si potrebbe correggere il provvedimento che permette di sanare con un forte sconto redditi non dichiarati, e placare così i Cinque Stelle, consentendo alla Lega di soddisfare la promessa di ‘pace fiscale’. Sotto i riflettori c’è la cosìdetta ‘dichiarazione integrativa’ dei redditi, un meccanismo che già esiste ma che oggi prevede il pagamento di tutte le tasse. La prima considerazione da fare è che poiché il condono prevede di autodichiarasi al Fisco sarebbe contraddittorio non prevedere l’impunibilità su una serie di reati tributari. In pratica, nessuno denuncerebbe che ha evaso se poi rischia una condanna penale, come ha evidenziato il sottosegretario all’Economia, il leghista Garavaglia, ospite da Bruno Vespa in un contraddittorio con Carlo Calenda. Il governo potrebbe però, secondo quanto riferito da fonti della maggioranza, salvare la sostanza di questa misura escludendo dalla sanatoria chi ha riciclato denaro, ossia il punto più controverso e contestato dai pentastellati. Un’altra soluzione che incontrerebbe il favore dei ‘gialli’ del governo potrebbe essere quella di modificare i contorni del condono.

L’accusa di Salvini ai 5Stelle: sul decreto sicurezza “arrivano 81 emendamenti, come fossero l’opposizione”

Ma c’è un altro tema divisivo tra i due vicepremier, il decreto sicurezza, su cui Salvini accusa i 5 stelle di comportarsi come se fosse una forza di opposizione: “Perché da M5s sono arrivati 81 emendamenti? 81 emendamenti, come se fossero una forza di opposizione. Ragazzi, non è così che si lavora e si fa tra alleati. Se c’è da suggerire qualcosa, ben contento. Dieci, quindici emendamenti ci stanno, suggeriti da sindaci, associazioni, ma 81 da una forza di maggioranza, dai…”. E anche su questo, Di Maio ribatte punto su punto: “Sono d’accordo sul fatto che se c’è un provvedimento di governo come il decreto Sicurezza deve essere difeso da tutto il governo, ma se i miei parlamentari del Movimento hanno presentato degli emendamenti e ancora non abbiamo trovato un accordo politico non è colpa dei 5 stelle. Non è colpa mia se io e Salvini non ci siamo potuti ancora confrontare sugli emendamenti presentati al dl Sicurezza e sui nodi da sciogliere. E’ legittimo stare in campagna elettorale in Trentino, per carità, ma non ci si può lamentare da una diretta Facebook, abbiate pazienza. Io sono qui”. Insomma, come si vede, toni duri e scazzottate via web. Per ora.

Le ipotesi di riscrittura dell’articolo 9 del decreto fiscale

Per come è attualmente formulato si possono far emergere fatture, rendite e altri tipi di entrate e su queste pagare solo il 20% in rate e senza sanzioni e interessi. E’ previsto anche un tetto di 100mila euro, questa cifra che vale per ogni singolo tipo di imposta e per ciascun anno fiscale. Si potrebbe pensare di abbassare la soglia da sanare, oppure fare in modo che valga per un periodo di tempo più breve. Altro possibile ritocco potrebbe essere quello di depennare dal condono una serie di balzelli che garantiscono meno gettito alle casse dello Stato perché interessano una platea ridotta, come per esempio le imposte sugli immobili e le attività finanziarie oltre-confine, punto contestato da Di Maio. Ogni correzione però va bilanciata con l’esigenza di recuperare risorse per finanziare altre misure senza dimenticare che su operazioni come queste non c’è mai la certezza su quanto si incassa. C’è da dire, comunque, che qualsiasi limitazione e correzione verrà introdotta, se l’impianto della norma resta così come è, c’è poco da essere felici per i Cinque Stelle perché si tratterebbe pur sempre di un condono.

 

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