Roma. Processo Mondo di mezzo. Per i giudici della terza Corte d’Appello è mafia per 18 imputati su 43. Ribaltato il giudizio in primo grado

Roma. Processo Mondo di mezzo. Per i giudici della terza Corte d’Appello è mafia per 18 imputati su 43. Ribaltato il giudizio in primo grado

I giudici della Terza Corte di Appello di Roma hanno riconosciuto il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, l’aggravante mafiosa o il concorso esterno nell’associazione mafiosa, a 18 dei 43 imputati del processo al cosiddetto ‘mondo di mezzo’. In particolare oltre che per Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, condannati rispettivamente a 18 anni e quattro mesi e 14 anni e mezzo, i reati in questione sono stati riconosciuti a vario titolo anche a Claudio Bolla (4 anni e 5 mesi), Riccardo Brugia (11 anni e 4 mesi), Emanuela Bugitti (3 anni e 8 mesi), Claudio Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Matteo Calvio (10 anni e 4 mesi), Paolo Di Ninno (6 anni e tre mesi), Agostino Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Alessandra Garrone (6 anni e 6 mesi), Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi), Carlo Maria Guarany (4 anni e 10 mesi), Roberto e Giovanni Lacopo ( 8 anni e 5 anni e quattro mesi di carcere), Franco Panzironi (8 anni e 4 mesi), Michele Nacamulli (3 anni e 11 mesi), Carlo Pucci (7 anni e 8 mesi) e Franco Testa (9 anni e 4 mesi). Quella del Mondo di Mezzo è dunque mafia. I giudici della terza Corte d’Appello di Roma, presieduta da Claudio Tortora, in merito all’accusa di mafia hanno ribaltato la sentenza di primo grado del processo nell’aula bunker di Rebibbia che vede imputate 43 persone tra cui l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati e il ras delle coop romane, Salvatore Buzzi.  I giudici di Appello hanno quindi ammesso il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, accusa caduta nel verdetto di primo grado di luglio 2017, che aveva riconosciuto l’esistenza di due associazioni a delinquere “semplici” ai cui vertici c’erano Carminati e Buzzi.  Inoltre, i giudici dell’Appello hanno ammesso anche due patteggiamenti e sentenziato otto assoluzioni. In particolare, Luca Odevaine, ex componente del tavolo sull’immigrazione, ha patteggiato una pena complessiva a 5 anni e 2 mesi. Claudio Turella, ex funzionario del Comune di Roma, ha concordato una pena a 6 anni per corruzione. I giudici hanno invece assolto Stefano Bravo, Pierino Chiaravalle, Giuseppe Ietto, Sergio Menichelli, Daniele Pulcini e Nadia Cerrito, Rocco Ruotolo e Salvatore Ruggiero.

“La Corte d’Appello di Roma ha accolto l’impugnazione della Procura Generale e della Procura della Repubblica di Roma e ha riconosciuto il carattere mafioso dell’associazione. Questo è il punto di arrivo di un intenso impegno e al tempo stesso di partenza. La consapevolezza dell’esistenza anche a Roma e nel Lazio di forze criminali in grado di condizionare la vita economica e politica e di indurre timore nella popolazione resta il centro di riferimento delle iniziative giudiziarie, che devono necessariamente essere accompagnate dalla crescita della coscienza civile e dal risanamento della struttura della pubblica amministrazione”. Così il Procuratore Generale della Corte di Appello di Roma Giovanni Salvi, commenta la sentenza di secondo grado del processo su Mafia Capitale.  “Si è rivelata efficace la scelta organizzativa di costituire un gruppo di lavoro misto della Procura generale e della Procura della Repubblica, al quale va il ringraziamento del mio ufficio”, conclude.

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