Detenuta tedesca uccide uno dei due suoi figli lanciandolo dalle scale del nido del nido di Rebibbia. Gravissimo il secondo bambino

Detenuta tedesca uccide uno dei due suoi figli lanciandolo dalle scale del nido del nido di Rebibbia. Gravissimo il secondo bambino

Una detenuta del carcere romano di Rebibbia ha tentato di uccidere i suoi due figli: uno è morto, l’altro stanno tentando di salvarlo. La donna, di nazionalità tedesca, avrebbe lanciato i piccoli dalle scale della sezione nido, dove sono ospitati bambini fino a tre anni. Il bimbo ferito è stato trasportato in codice rosso in ospedale. E le notizie dal Bambin Gesù, dove il minore è ricoverato, sono drammatiche. C’è un primo bollettino medico che è veramente drammatico: “Le condizioni sono particolarmente critiche con danno cerebrale severo. Il bambino è sottoposto attualmente a supporto rianimatorio avanzato e in ventilazione meccanica. In programma un intervento neurochirurgico. Il paziente è in prognosi riservata”

In mattinata la donna avrebbe dovuto avere un colloquio con i suoi parenti. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone, coordinatore del pool dei magistrati che si occupa dei reati sui minori, si è recata nel penitenziario. Su quanto avvenuto si avvierà una indagine per omicidio e tentato omicidio.

Il Garante dei Detenuti: “Dramma imprevedibile, prevalga diritto dei bimbi”

“E’ successo un dramma imprevedibile”. Lo ha detto il garante nazionale dei diritti dei detenuti, Mauro Palma, in un’intervista del Tg2000, il telegiornale di Tv2000 in merito al caso della detenuta di Rebibbia.
“Una detenuta in carcere da poco meno di un mese – ha spiegato Palma – nel rientrare dal giardino nella sezione nido ha buttato giù i due bambini piccolissimi provocandone la morte grave di uno e il ferimento grave dell’altro. È stata una situazione imprevedibile, non c’erano elementi relativi a questa persona che lasciassero supporre un comportamento del genere. Non è un caso in cui si possono individuare responsabilità se non il fatto che rimane sempre il problema dei bambini dietro le sbarre”. “La legge ci dice – ha proseguito Palma – che il carcere dovrebbe essere veramente la soluzione estrema. Ci si chiede se sia realmente necessario, soprattutto quando parliamo di custodia cautelare, se non si possano trovare altre soluzioni che impegnino anche le comunità locali. Dobbiamo partire dall’idea – ha concluso il garante – che il bisogno e il diritto di un bambino che deve evolvere e sviluppare la sua vita deve essere prevalente anche alle nostre esigenze di punizione rispetto al genitore. A partire da questo le amministrazioni locali devono predisporre le strutture che garantendo la sicurezza all’esterno offrano case famiglia protette e la possibilità di vivere in un ambiente non detentivo”.

Inchiesta del ministero della Giustizia. Bonafede visita il carcere

“Sui tragici fatti accaduti oggi nella Casa circondariale femminile Germana Stefanini di Roma Rebibbia il Ministero della Giustizia ha subito avviato un’inchiesta interna volta a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e ad accertare eventuali profili di responsabilità”. Così una nota del ministero dell’Interno.
“Nel primo pomeriggio di oggi, appena appresa la notizia – aggiunge – il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, accompagnato dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini, si è recato presso l’istituto penitenziario romano per incontrare il direttore, gli operatori e il personale in servizio nel carcere. Ad entrambi è stata rappresentata la situazione giuridica della 33enne detenuta, nata in Germania ma di cittadinanza Georgiana, e arrestata in flagranza di reato il 26 agosto scorso a Roma per concorso in detenzione di sostanze stupefacenti. Subito tradotta alla Casa Circondariale femminile di Rebibbia, veniva inserita nel cosiddetto ‘nido’ insieme ai suoi due figli, una bimba di sei mesi e un bimbo di poco più di due anni, entrambi nati in Germania. Intorno all’ora di pranzo e nello spazio di pochi minuti si consumava il tragico gesto, che ha causato la morte sul colpo della figlia più piccola e il ricovero presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù del figlio, tuttora in condizioni gravissime”.
rer

Share