
Marcello Foa, indicato dal Cda Rai quale presidente dell’azienda, rassicura tutti i parlamentari della Commissione di Vigilanza: “Mai voluto offendere il presidente Mattarella”, “mai voluto mancare di rispetto al Parlamento”, “mai nessuna intromissione sulla linea politica” dei direttori da Ad del gruppo Corriere del Ticino, un impegno “intenso, motivato, irriducibile” contro le fake news e, dulcis in fundo, un mandato avuto “dal governo, dal Mef”, che “non è politico ma professionale”. Marcello Foa si presenta “per la prima volta” come sottolinea lui stesso davanti alla commissione di Vigilanza Rai che dovrà esprimere, perché sia effettiva, un parere positivo sulla sua nomina a presidente della Rai votata dal Cda. Ripercorre la sua carriera, ribadisce di non aver “mai avuto tessere di partito o appoggi per fare carriera”, si prefigge di difendere “il pluralismo politico, culturale e religioso” in Rai premiando “professionalità e meritocrazia” e promuovendo “un’informazione libera e plurale” ma che sappia anche “riconoscere i suoi errori invece che nasconderli”.
Le critiche, dalle opposizioni, fioccano e attingono materiale dalla carriera, dagli articoli e anche dagli ormai famosi retweet del giornalista. Il dem Davide Faraone ritorna sulla questione delle fake news e attacca: “Un giornalista che concepisce il giornalismo in questo modo non può dirigere la Rai”. Il collega Francesco Verducci definisce Foa un “propalatore seriale di notizie verosimili ma false” e ne lamenta “l’incompatibilità” con il ruolo di presidente della Rai, anche per “lo sfregio portato avanti verso la Vigilanza”. Forza Italia annuncia con le parole di Giorgio Mulè di essere “orientati a votare a favore di Foa”, anche per le rassicurazioni ricevute “sul tema del pluralismo informativo”. Lodi dalla Lega ma anche dal Movimento 5 stelle con il senatore Primo Di Nicola, che si dice “soddisfatto” dalle parole di Foa. “Non dobbiamo considerare fondamentale l’attività giornalistica e le opinioni del dottor Foa, noi siamo qui per la carica manageriale che dovrà assumere in Rai”, ha spiegato Di Nicola, ribadendo che “la qualità dell’informazione per noi del Movimento cinque stelle è tutto”. Provocatorio Gianluigi Paragone (M5s) che ha citato la collaborazione, ricordata dallo stesso Foa, di Ferruccio De Bortoli con il Corriere del Ticino: “Allora dobbiamo dedurre che anche De Bortoli, frequentando lei noto alimentatore di fake news, sia incline a frequentare un mentitore e un divulgatore di fake news”. Poi Paragone ha osservato che il Dg della Rai “renziana” Antonio Campo Dall’Orto “aveva specificato alla Leopolda la sua idea di Rai”. Concetto ripreso da Federico Mollicone (Fdi) osservando che “la Rai è stata gestita in quel periodo come fosse la dependance della Leopolda”. Oltre ai voti della inedita maggioranza Lega-M5s-Fi, 28, Foa potrà contare, nella votazione che avverrà in serata a partire dalle 19, anche su quelli di due consiglieri di Fratelli d’Italia, con un margine dunque di tre voti sul quorum dei due terzi della Vigilanza – 27 – per incassare il parere positivo.
LeU voterà contro
“Ribadiamo il nostro no a Marcello Foa Presidente della Rai. Non possiamo dare la nostra fiducia a chi ha rilanciato tweet del leader di CasaPound, Simone di Stefano, in cui il Presidente della Repubblica viene definito blasfemo, ignobile, anticostituzionale. Foa non è un presidente di garanzia”, affermano Loredana De Petris e Federico Fornaro, capigruppo di Liberi e Uguali al Senato e alla Camera, componenti della Commissione parlamentare di Vigilanza. “Il Presidente della Rai – proseguono De Petris e Fornaro – deve svolgere un ruolo di garanzia del pluralismo culturale e politico e Foa nelle sue esternazioni di questi anni ha dimostrato di non avere queste caratteristiche, nonostante le enunciazioni di principio espresse nel corso dell’audizione in Commissione di Vigilanza Rai”, concludono i due esponenti di LeU.
E i dem non parteciperanno al voto
“La maggioranza dell’inciucio Lega 5s Fi ci ha imposto di audire Foa, presidente che consideriamo illegittimo, visto che era stato già bocciato da un voto parlamentare, un professionista delle fake news, l’emblema del nepotismo. Nella precedente riunione abbiamo espresso la nostra opinione. E ora non parteciperemo al voto in Vigilanza, previsto per le 19, perché consideriamo la figura di Foa, uno che ha insultato il Presidente della Repubblica, la figura più lontana da quei criteri di equilibrio, credibilità e professionalità che servono a guidare il servizio pubblico, la più grande azienda culturale del Paese”. Lo affermano in una nota i senatori del Pd, membri della Vigilanza Rai, Davide Faraone, Salvatore Margiotta e Francesco Verducci.
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