
Alla vigilia della sperimentazione sul campo dell’uso del Taser da parte delle forze dell’ordine, ancora nessuna risposta da parte del governo all’interrogazione parlamentare presentata nei mesi scorsi da Liberi e Uguali, primi firmatari Nicola Fratoianni ed Erasmo Palazzotto. “Vari organismi internazionali intergovernativi e non governativi – si legge nell’interrogazione presentata agli inizi di maggio a Montecitorio – hanno stigmatizzato l’uso del Taser in quanto potenzialmente mortale e mai realmente sostitutiva di armi da fuoco” e “La Corte europea cita il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, il quale afferma che l’introduzione dei Taser aprirebbe la porta a risposte sproporzionate”.
“Dal 2000 a oggi – proseguono i parlamentari di Leu – secondo un rapporto dell’agenzia Reuters, sono più di mille le persone morte negli Usa contro cui la Polizia aveva utilizzato il Taser. Per 15 di queste morti è stato accertato che la pistola ha causato il decesso o vi ha contribuito. In 9 casi su 10 le persone colpite erano disarmate e in 4 su 10 soffrivano di disturbi mentali o malattie neurologiche; e secondo Amnesty International, tra il 2001 e il 2012 più di 500 persone sono morte negli USA dopo essere state colpite dal Taser. L’esistenza di un rapporto causa-effetto tra le morti e l’utilizzo del Taser sarebbe stato accertato; la stessa azienda produttrice, la Taser International Incoporated, riconosce un fattore di rischio mortale che sia aggira intorno allo 0,25%. Una persona su 400, tra quelle colpite da Taser, rischia cioè il decesso”.
“Vogliamo sapere – affermano i deputati della sinistra – quali sono gli orientamenti del Governo circa l’uso del Taser, che risulta potenzialmente mortale, e quali cautele siano state intraprese per evitare rischi per la salute e la vita delle persone. Inoltre vogliamo sapere se il Ministero della salute abbia svolto o intenda svolgere un’indagine in relazione alla sperimentazione della pistola elettrica Taser, con particolare riguardo ai rischi sulla salute, come previsto dalla legge, in particolare a tutela delle categorie più vulnerabili (donne incinte, minori, malati di cuore e anziani). Infine – concludono Fratoianni e Palazzotto – vogliamo sapere quali siano i costi della sperimentazione e le aziende coinvolte, considerato che, forse sarebbe stato più utile investire queste risorse in formazione delle forze di polizia o in strumenti logistici (autovetture, vestiario e altre strumentazioni utili al contrasto della criminalità)”.
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