
Dopo la commozione di ieri nel ricordo delle vittime del crollo del ponte Morandi, oggi riesplodono le polemiche, e sotto accusa è nuovamente il governo penstaleghista, che moltiplica le gaffe ogni giorno di più e a livelli industriali. Gaffe dei ministri che tuttavia appaiono come insulti alla popolazione genovese e agli italiani, e non solo alla loro intelligenza. Così, ad esempio, mentre i genovesi in piazza De Ferrari mostravano i visi solcati dal pianto, ma con lo sguardo fiero di chi intende dare di sé anche un’immagine di dignità nel dolore, il presidente del Consiglio, svolgeva il suo “compitino” da funzionario ministeriale sbandierando le pagine di un decreto del tutto vuoto. Se non fosse stata altissima la tensione emotiva, e giustamente, il presidente avrebbe meritato altrettanta dose di critiche, e di fischi. Ma quella di ieri non era serata di polemiche, ed è stato meglio così. Ma nelle 24 ore successive a piazza De Ferrari, ecco che il fuoco delle polemiche si riaccende, sia per un penoso e sciagurato post su Facebook del ministro Toninelli, molto offensivo verso i genovesi, sia per le parole dure e nette nei confronti del governo nazionale da parte delle istituzioni locali, e in particolare del governatore ligure Giovanni Toti. Vale la pena raccontare innanzitutto il conflitto istituzionale che è in atto tra governo centrale e governi locali, a testimonianza del fatto che l’esecutivo presieduto dal professor Conte fa davvero tantissima propaganda, ma i fatti sono pochini (al netto delle posizioni sui migranti, naturalmente, sui quali è facile aggredire) e i risultati che i ministri sbandierano sono molto spesso dei bluff.
Lo scontro istituzionale tra l’esecutivo Conte e le istituzioni locali della Liguria e di Genova
Tolleranza zero, sia sui tempi per la ricostruzione del viadotto di Genova che sullo stallo per la nomina del commissario straordinario, annuncia il governatore della Liguria Giovanni Toti che certo ha incassato un decreto (fuffa), ma resta vigile. Un post su fb, il suo, che suona come un affondo all’esecutivo Lega-M5S: “Il governo ha fatto un decreto su Genova, ma se i tempi per la ricostruzione del ponte Morandi non saranno quelli previsti da noi – entro settembre l’inizio della demolizione, entro novembre l’inizio del cantiere – ne risponderanno davanti ai liguri e agli italiani. Non tollereremo un’ora di ritardo, per nessuna ragione al mondo”. A poche ore dal momento del ricordo con un minuto di silenzio, fra dolore e orgoglio, che a un mese esatto dal crollo del 14 agosto ha fermato Genova, l’attesa ora è tutta per il nome del commissario straordinario. Il fatto è che il governo Conte, almeno su Genova, ha il dovere di fare presto, perché la politica dei bluff e della fuffa decretata d’urgenza fa male proprio ai “cittadini”. Quella inutile e indegna ostentazione delle pagine del decreto da parte del presidente del Consiglio Conte risulta una immagine inquietante, che fa appunto il paio con quella del ministro Toninelli che sorride in un selfie davanti al plastico del viadotto crollato, negli studi di Porta a Porta.
Chi sarà il commissario dai poteri straordinari e chi si occuperà della ricostruzione? Si accettano scommesse
Per quanto riguarda il commissario straordinario, la Lega appare più cauta rispetto ai colleghi di governo. Il vicepremier e titolare del Viminale Matteo Salvini afferna infatti che “è giusto venga concordato con gli enti locali, c’è un Comune, c’è una Regione ritengo bello e rispettoso che a differenza di governi precedenti questo governo coinvolga i territori, le associazioni prima di fare scelte importanti”. E sul ‘chi e come’ della ricostruzione per il viceministro alle Infrastrutture, il leghista, Edoardo Rixi sarebbe “inopportuno il coinvolgimento” di Aspi. L’esponente leghista e viceministro ha anche detto che la decisione spetterà al commissario che verrà nominato nei prossimi giorni e che avrà poteri speciali in deroga al codice degli appalti. L’importante “è fare veloce”. E su questo il consenso è ampio. Ma sul ruolo di Autostrade Rixi sa anche che “ci sono modi di pensiero differenti”. E non bisogna nemmeno andare lontano, né nel tempo, né nello spazio, per trovare le diversità di approcci, visto che Toti ha detto che “non si può escludere Aspi, perché per legge deve essere Autostrade ad aprire il cantiere”. Mercoledì intanto sarà inaugurata la nuova strada a mare, realizzata in “soli” 30 giorni, è la sottolineatura del governatore. Mentre in queste ore si lavora a quel che resta del ponte per montare i sensori. Per ora una fase propedeutica. Per la copertura completa attraverso prismi di super precisione serve ancora qualche giorno, meteo permettendo, perché non è possibile procedere con l’installazione in caso di pioggia e vento. Le rilevazioni forniranno le informazioni sulla stabilità della struttura in vista del rientro temporaneo degli sfollati per il recupero dei beni, sotto il troncone Est, e poi della demolizione delle parti di ponte superstiti. A ora sono stati posizionati alcuni sensori ottici e le prime stazioni topografiche che possono fornire le informazioni per lavorare in sicurezza. Sul posto in queste ore a seguire i lavori dei vigili del fuoco, anche membri della commissione tecnica della struttura commissariale e l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Genova Paolo Fanghella. Il prossimo appuntamento ‘politico’, invece, per le scelte sul post disastro, che Genova e i genovesi attendono, è quello voluto dal consiglio dei Ministri per consultare il presidente della Regione e il sindaco di Genova Bucci martedì. Per discutere con loro i dettagli finali del decreto a Palazzo Chigi.
L’incredibile e osceno post di Toninelli che ironizza sui fatti di Genova: “Ho revocato la revoca della concessione al mio barbiere”
Polemiche per un post del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli. Dopo le critiche per la foto in cui il ministro sorride, negli studi di Porta a Porta, davanti ad un plastico del ponte Morandi di Genova, questa volta Toninelli è finito nel mirino per una foto postata sul suo profilo Instagram. L’immagine raffigura il titolare delle Infrastrutture insieme con i figli e la scritta “Ho revocato la revoca della concessione al mio barbiere”. Frase poi cancellata, perché era evidentemente una cretinata, per usare un eufemismo (mentre Genova si stringeva nel dolore, il ministro giocava). La stessa foto infatti ricompare con un’altra scritta: “Assieme ai miei piccoli un momento di relax in mezzo a tanti impegni e tante sfide. Almeno con i capelli sono riuscito a darci un taglio”. Toninelli probabilmente faceva riferimento anche al post pubblicato lo scorso 11 settembre dalla pagina satirica Lercio.it nella quale, sotto una foto sorridente del ministro, si annunciava ironicamente che era stata “Revocata la concessione al barbiere di Toninelli”. Le reazioni non si sono fatte attendere. Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana scrive: “Il ministro Toninelli su Instagram tenta di fare il simpatico, giocando sui fatti di Genova e sull’annunciata revoca della concessione ad Autostrade, per dire che lui si taglia i capelli. Lui ci scherza e straparla, ma c’è una città ferita e con 43 morti, che aspetta atti concreti e forti”. E conclude: “Evidentemente questo ministro pensa che basti annunciare qualcosa e mostrarsi sorridente con un modellino in mano. Che tristezza…”.
Da parte sua, il Pd chiede con Michele Anzaldi le dimissioni del ministro: “Toninelli se avesse un briciolo di dignità e rispetto per Genova si dimetterebbe”, scrive su facebook il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi. “Non ci sono solo le risate in tv – ha aggiunto Anzaldi – sul plastico del Ponte o l’ironia fuori luogo sui morti. Dopo un mese di chiacchiere dal crollo del Ponte Morandi ha portato in Cdm un decreto dove non c’è un riga di certezze sulla ricostruzione. Ha nominato una commissione indagatrice dove la maggioranza delle persone è risultata indagata dalla magistratura. Per non parlare del condannato per bancarotta assunto al ministero. I danni li pagano i cittadini e le imprese di Genova, che ancora non sanno se e quando riavranno un Ponte”. E infine, non poteva mancare il tweet di Matteo Renzi, che su queste cose non perde mai occasione di fare ironia: “Non bastava il no alla Gronda o il plastico del ponte: Toninelli insiste a ironizzare su una tragedia. Quest’uomo non sta bene, aiutatelo”.
Insomma, dai fatti di Genova e dai comportamenti manifestati, se ne deduce che i ministri dell’esecutivo Conte non solo non sanno da che parte si comincia a governare sul serio per i “cittadini” italiani, ma ne combinano davvero una dopo l’altra, a tal punto che neppure le agenzie di stampa riescono a star loro dietro, e capirne e diffonderne le ragioni. Se questo è un segno dei tempi, siamo messi male, davvero molto male.
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