
Ormai è guerra aperta fra i caporali che gestiscono il governo gialloverde e i Commissari della Ue che stanno perdendo la pazienza a fronte dei continui attacchi che arrivano loro da parte di Salvini e Di Maio, vicepremier ma in realtà qualcosa di meno dei caporali di giornata, quelli che mandano avanti la macchina militare a partire dai gradi più bassi, malvisti dalla truppa. Salvini e Di Maio, i vicepremier per i quali l’economia è un optional, mostrano di non conoscere neppure le regole base, per i quali la parola mercato richiama quelli ortofrutticoli quando va bene, mentre sempre più si avvicinano date importanti, la presentazione degli emendamenti al Def, il documento di Economia e Finanza e poi la manovra di Bilancio 2019, stanno dando i numeri, rischiano di andare fuori di testa. “Se verrà confermata la direzione intrapresa bisognerà iniziare a costruire la reazione”, commenta Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, in una intervista rilasciata ad Huffington Post alla vigilia delle “Giornate generali del Lavoro” programmate dalla Confederazione che si svolgono a Lecce. Indica i problemi sui quali dare battaglia. “Non basta – dice – una battaglia politica pura, bisogna attrezzarsi per dare risposte concrete”. Non esclude il ricorso allo sciopero. Rivolta al governo per quanto riguarda i problemi del lavoro parla di “totale assenza”. Poi un accenno ironico: “sicuramente si tratta di un argomento troppo ampio per essere trattato solo in manovra, ma che non ci sia nemmeno un titolo…”.
Moscovici. In Italia non c’è Hitler ma dei piccoli Mussolini
In questa situazione, il ministro Tria, Finanze e Tesoro, titolare della manovra economica, ha una bella gatta da pelare nel confronto ormai giornaliero con i due caporali, mentre il capo di stato maggiore, il presidente Conte, senza incarichi particolari quali il suo ruolo richiederebbe, assiste impassibile allo scontro con la Ue, protagonisti i due che fanno sapere ai commissari Ue che loro non vanno con il cappello in mano, che non pagheranno i contributi dovuti alla Ue proprio mentre il ministro Tria cerca di stabilire un buon rapporto di vicinato in particolare con Moscovici, il Commissario agli affari economici il quale ancora una volta ha fatto sapere “di lavorare regolarmente in un clima costruttivo. Spero che questo clima prevarrà”. Poi, siccome le persone sono fatte anche di carne, alle offese che vengono alla Ue dai nostri caporali ha risposto che “il debito pubblico va ridotto”, che è “interesse dell’Italia”, che “il rilancio degli investimenti aumentando il deficit è una bugia”. Poi afferma che “l’Italia è un problema nella zona euro. Non sarà fermando le riforme e facendo ripartire la stampa di banconote che si salverà”. Poi si dice “preoccupato per i populisti in Europa” e afferma: “Non c’è Hitler, forse dei piccoli Mussolini”. Una interferenza nei nostri affari interni? Noi crediamo di no, pensando alla difesa strenua fatta da Salvini del suo amico Orban. Ma il Di Maio salta su come fosse stato morso da una tarantola. “L’atteggiamento da parte di alcuni Commissari europei – dice – è inaccettabile. Veramente insopportabile. Dall’alto della loro commissione europea si permettono di dire che in Italia ci sono tanti piccoli Mussolini, non si devono permettere”. Già che c’è, rende noto che ha ribadito al Commissario Ue al Bilancio Oettinger il veto dell’Italia. “La nostra posizione sulla programmazione del bilancio Ue per ora non cambia”.
Il rapporto deficit-Pil che sarebbe stato concordato con i Commissari Ue
La dichiarazione del Di Maio è rivolta in particolare al ministro Tria. Oltre ad essere una difesa di chi, come Salvini è indifendibile, il suo legame con tutto il mondo del populismo europeo, delle peggiori destre antidemocratiche, è un segnale chiaro. Il ministro cui spetta l’elaborazione delle politiche di Bilancio, nella nota di aggiornamento al Def, nella bozza che sarebbe stata presentata al premier e ai due vice, scrive Repubblica, di solito bene informata, c’è un numero fisso, il 1,6% che indica il rapporto fra deficit e Pil, come richiesto dalla Commissione Ue e fatto proprio dallo stesso Tria. Il che tradotto in soldoni significa che, se va bene, le promesse fatte in campagna elettorale, poi tradotte nel “contratto” di governo sottoscritto dalla Lega e dal M5S, restano in larga parte sulla carta. L’accordo di governo prevedeva per flat tax e revisione riforma pensioni targata Fornero, che stanno a cuore dei leghisti, per il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei pentastellati, una spesa pari a più di cento miliardi. Se va bene ne saranno disponibili per la manovra di Bilancio, che deve comprendere anche le clausole di copertura, circa dodici miliardi, dell’Iva.
Positivo intervento della Bce, ma a dicembre terminano gli acquisti del Qe
Fortuna vuole, ma come si dice il postino suona una sola volta, arriva la decisione della Banca centrale europea di lasciare invariati i tassi di interesse che restano al minimo storico. Il tasso principale rimane fermo allo 0%. I tassi spiega l’Eurotower si manterranno su livelli pari a quelli attuali, almeno fino all’estate 2019. Il consiglio direttivo della Bce, come più volte affermato da Draghi, ha poi confermato che da ottobre gli acquisti netti del Qe saranno dimezzati a 15 miliardi al mese e termineranno a dicembre, confermando la stima dell’inflazione, 1,7%, lieve taglio di stima del Pil al 2%.
Federconsumatori: urgente un piano di rilancio dell’occupazione stabile
Ma la storia non finisce qui. Proprio mentre le date fatidiche che riguardano il Bilancio si avvicinano arrivano come una mazzata i dati resi noti dall’Istat relativi alla produzione industriale e alla occupazione. Indicano un futuro non certo brillante. Meno 1,8% per quanto riguarda la produzione, il boom dei precari con un aumento di poco meno di 200 mila lavoratori a termine. Rispetto al 2008 sono oltre 700 mila gli occupati a termine in più.
“Anche gli ultimi dati sul calo dei consumi e della produzione industriale, la precarietà del lavoro – scrive il presidente di Federconsumatori, Viafora – dimostrano l’urgenza di un piano di rilancio dell’occupazione stabile e di qualità, anche perché il rilancio del mercato occupazionale è fondamentale per far ripartire l’intero sistema economico. In questa direzione servono interventi strutturali, a partire da investimenti per la ricerca, lo sviluppo e la modernizzazione e dal taglio delle tasse sul lavoro”. Tutti problemi che non stanno nel campo visivo del governo gialloverde.
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