
Di Maio e Salvini, insieme al presidente Conte, sono gli autori di una sceneggiata al limite della vergogna. Quale l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri della nota di aggiustamento del Documento di economia e Finanza. Fra l’altro, si viene a sapere che il testo non è stato ancora scritto. Lo dice il sottosegretario alla Presidenze del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, l’uomo pensante della Lega. Questo significa che tutto il dibattito che si è aperto non ha basi concrete, solo dichiarazioni, interviste. Tanto che lo stesso Giorgetti afferma che “la manovra può cambiare”. Non solo, fa sapere intervistato da Repubblica che lui non si sarebbe affacciato al balcone di Palazzo Chigi per inneggiare alla vittoria: una situazione imbarazzante, ma Di Maio e Salvini fanno finta di niente.Si allinea il ministro Tria, il protagonista numero uno della politica di Bilancio che ha fatto proprio il diktat di Di Maio e Salvini. Più il primo che doveva portare a casa, con qualsiasi mezzo, il reddito di cittadinanza altrimenti il “popolo” dei Cinquestelle, leggi piattaforma Rousseau, Casaleggio, con in agguato Di Battista, gliela avrebbe fatta pagare cara. Miele per il palato di Salvini che ha scaricato sul collega vicepremier il lavoro sporco. Poi, indossando una maglietta della polizia, si è preso il merito, se così si può chiamare, dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del “contratto del popolo” ed è andato in piazza a sbeffeggiare, eccitando i suoi sostenitori, il presidente della Repubblica che aveva “osato” richiamare la Costituzione che parla chiaro in merito ai conti pubblici, disponendo che “occorre assicurare l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico”. Il Di Maio sfiora il ridicolo quando parla di Pd e Forza Italia che non riescono a fare un’opposizione politica e quindi con i loro giornali creano terrorismo mediatico per far schizzare lo spread sperando in un altro colpo di stato finanziario: “sono degli irresponsabili nemici dell’Italia”. “E ora questi vogliono venire a dire a noi e a tutti gli italiani come bisogna spendere i soldi? Ma per piacere! Ca’ nisciun è fesso! L’accanimento dei partiti è dovuto al fatto che con la manovra del Popolo sarà evidente che i soldi per far stare meglio gli italiani c’erano e ci sono sempre stati. Bastava non usarli come hanno fatto loro”.
Se i soldi ci sono, come dice Di Maio, non era necessario accrescere il debito
Se i soldi, come dice il Giggetto, ci sono non era necessario accrescere il debito, pensare a tagli alle spese sociali, rischiare una bocciatura da parte della Commissione Ue. Tanto che Salvini di fronte alla presa di posizione di Matterella ha detto che “di quello che pensa l’Europa me ne frego”. Non se ne frega invece il ministro Tria che con l’Europa, leggi Commissari Moscovici e Dombrovskis in particolare, e anche con il presidente Juncker aveva preso impegni sul contenimento del debito pubblico, il famoso 1,6% che per giorni e giorni ha fatto la sua comparsa nei media per poi diventare il 2,4%, il rapporto fra deficit e Pil, nel diktat Di Maio-Salvini. Tria che martedì sarà a Bruxelles per illustrare all’Eurogruppo la posizione assunta dal governo fornisce alcuni elementi sulla nota di aggiornamento che “punta a una crescita dell’1,6% nel 2019 e all’1,7% nel 2020”, e mette in programma una discesa del peso del debito di un punto all’anno per i prossimi 3 anni. La manovra, spiega Tria, “non è una sfida all’Ue”, anche se “mi rendo conto delle preoccupazioni europee e del fatto che i livelli di deficit previsti non rispondono agli accordi Ue”. Riguardo al deficit, con i vertici europei “si può aprire una discussione e il giudizio sul 2,4% può cambiare”. “L’equilibrio e il pareggio di bilancio – precisa negando di aver mai minacciato le dimissioni – rimane un nostro obiettivo fondamentale – assicura – anche se il percorso per raggiungerlo viene allungato nel tempo per dare spazio all’esigenza fondamentale di rilanciare la crescita. Se le condizioni lo permetteranno si cercherà di riavviare il processo prima della fine del triennio”. Poi accenna a un possibile utilizzo delle clausole di salvaguarda, nel caso le cose non andassero nel senso voluto. Spiace dirlo ma il ministro del Tesoro commette una gaffe clamorosa. Francesco Boccia, Pd, promotore della riforma della legge di Bilancio lo smentisce. “Le clausole di salvaguardia di cui parla il ministro Tria sono semplicemente vietate dalla nuova legge di bilancio. La riforma del 2016 – afferma – votata da oltre l’80% del Parlamento fu fatta per evitare la firma di cambiali allegre a cui la politica italiana faceva ricorso da oltre un decennio. Oggi se si taglia si dice dove, se si hanno nuove entrate si dice quali. Semplice e alla portata di tutti. La massima trasparenza sui soldi degli italiani vale anche per il Governo Lega M5S”.
Conte fa sapere che partirà subito la cabina di regia. Per fare che?
Ci mette del suo anche il premier Conte cercando di difendere la manovra come uscita da Palazzo Chigi. Fa sapere che riunirà subito la cabina di regia “per avviare un piano di investimenti e il piano di ammodernamento delle strutture”, annunciando, udite, udite, che sono previsti in bilancio 38 miliardi nei prossimi 15 anni. Ogni commento è superfluo. A illustrare la manovra a Bruxelles penserà, ovviamente anche il ministro degli Affari Europei Savona. Intervistato dal “Fatto” afferma che “il governo punta a una crescita del 3% nel 2019. L’anno in corso dovrebbe registrare una crescita reale dell’1,5 per cento e le previsioni di consenso per il 2019 sono nell’ordine dell’1 percento”. “Se non si vuole un peggioramento dell’economia e un aumento delle condizioni di povertà e di disoccupazione occorre attivare nuovi interventi di politica fiscale. L’ideale sarebbe quello di attivare massicci investimenti, nell’ordine dei risparmi in eccesso degli italiani, pari a circa 50 miliardi di euro, presenti da alcuni anni nella nostra economia. Occorre riavviare il secondo motore della nostra economia, quello delle costruzioni, il cui spegnimento ha largamente contribuito alla crisi”. Niente di tutto questo farà parte della manovra di Bilancio.
Fassina insiste. Bene il 2,4%. Fornaro (Leu): l’obiettivo di crescita solo un pericoloso miraggio
Fra i commenti ancora uno di Stefano Fassina, Sinistra italiana, deputato del gruppo Leu il quale ribadisce che “l’obiettivo del 2,4% per la prossima legislatura è condizione necessaria, ovviamente non sufficiente, per evitare una
manovra recessiva e ulteriore sofferenza sociale”. Non piega perché questa sua posizione, in netto contrasto con quanto affermato dal capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro il quale in una dichiarazione fa presente che “Senza l’apertura di una nuova stagione di investimenti pubblici l’obiettivo di crescita del 3% del Pil per rendere sostenibile il deficit al 2,4% nel prossimo triennio rimarrà un pericoloso miraggio”. “A leggere le dichiarazioni dei principali esponenti del Governo – prosegue – cresce, invece, la sensazione che la manovra sia un collage di pezzi del programma dei due contraenti il Contratto e non il frutto di una visione organica e condivisa di politica economica. Con la sola propaganda e senza uno sforzo straordinario negli investimenti non solo non si porta fuori la nave Italia dalle secche, ma si rischia invece di finire presto contro gli scogli della sostenibilità del debito pubblico”.
Cottarelli: ma vi sembrano credibili? Brunetta: come la crisi greca. Ironia della Gelmini
Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review la butta sull’ironia. Dice di essere stato troppo ingenuo. “Leggo l’intervista a Tria e scopro che le clausole di salvaguardia ci sono: se il pil cresce meno, la spesa sarà tagliata per raggiungere comunque il 2,4%. Clausole procicliche!!! Ma vi sembra credibile?”. Clausole di salvaguarda che, come abbiamo scritto sopra non esistono più. In precedenza Cottarelli aveva notato che “almeno una cosa positiva c’è nei piani fiscali del governo: non c’è più la finzione delle clausole di salvaguardia sempre cancellate anno dopo anno. Almeno si spera che il 2,4 nel triennio non le comprenda…”. Da Forza Italia arrivano dichiarazioni molto critiche sull’operato del governo. Brunetta, responsabile del Dipartimento economico di Forza Italia, parla di una Italia che “sta sprofondando verso una crisi del debito che assomiglia sempre più a quella vissuta in Grecia nel 2011”. Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera la butta sull’ironia. “Da un lato – dice – le sagge parole del Presidente Mattarella su tenuta conti pubblici, dall’altro Conte che nell’intervista al Corriere non dice nulla (nemmeno un numero?). Sembra Forlani… ‘Parlo senza dir niente? Potrei farlo per ore’. Conte come Forlani, Di Maio come Pomicino”. In un altro tweet aggiunge: “Tria sul Sole24ore parla di una crescita all’1,6% nel 2019 e all’1,7 nel 2020. Savona su Il Fatto si spinge a prevedere il 2% nel 2019, il 2,5% nel 2020 e il 3% nel 2021. Ma per scrivere le previsioni di crescita nel Def hanno tirato a sorte?”.
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