Mattarella parla di equilibrio, sostenibilità del debito pubblico. Salvini: “me ne frego”. Bentivogli (Fim Cisl): “Noi cattolici da duemila anni puntiamo a eliminare la povertà. Se Di Maio ci riesce in poche ore tanto di cappello”

Mattarella parla di equilibrio, sostenibilità del debito pubblico. Salvini: “me ne frego”. Bentivogli (Fim Cisl): “Noi cattolici da duemila anni puntiamo a eliminare la povertà. Se Di Maio ci riesce in poche ore tanto di cappello”

Le parole di  Mattarella arrivano come una sferzata, un monito cui tutti, a partire da chi ricopre cariche di governo, dovrebbero dare ascolto. Il capo dello Stato, proprio a poche ore di distanza dal Consiglio dei ministri che ha approvato la nota di aggiustamento al Documento di  Economia e Finanza, inventando, di fatto, un Bilancio dello Stato surreale  incontra i partecipanti all’iniziativa ‘Viaggio in bicicletta intorno ai 70 anni della Costituzione Italiana’ e afferma a proposito della Carta fondamentale che “rappresenta la base e la garanzia della nostra libertà, della nostra democrazia” e all’articolo 97 “dispone che occorre assicurare l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico”. Ancora: “Questo – prosegue – per tutelare i risparmi dei nostri concittadini, le risorse per le famiglie e per le imprese, per difendere le pensioni, per rendere possibili interventi sociali concreti ed efficaci”. Poi senza usare mezzi termini e giri di parole, prende il toro per le corna come si suol dire e afferma: “Avere conti pubblici solidi e in ordine è una condizione indispensabile di sicurezza sociale, soprattutto per i giovani e per il loro futuro”. Smonta il libro dei sogni, le promesse elettorali, l’impostazione del Bilancio, di cui i primi responsabili sono Salvini e  Di Maio, complice il presidente del Consiglio, Conte, che hanno costretto alla resa il ministro Tria. E mentre il vicepremier  pentastellato dava ampio materiale a Crozza gridando ai quattro venti “abbiamo abolito la povertà”, l’altro vicepremier, il capo della Lega, rispondeva con arroganza, venendo meno anche al rispetto che si deve alla prima carica dello Stato: ”Stia tranquillo il Presidente – afferma il vicepremier – dopo anni di manovre economiche imposte dall’Europa che hanno fatto esplodere il debito pubblico (giunto ai suoi massimi storici) finalmente si cambia rotta e si scommette sul futuro e sulla crescita”. “La Costituzione – prosegue il ministro dell’Interno – impedisce forse di cambiare la legge Fornero, di ridurre le tasse alle partite Iva e alle imprese, di aumentare le pensioni di invalidità, di assumere migliaia di poliziotti, carabinieri e pompieri, di aiutare i giovani a trovare un lavoro? Non mi pare”. E poi pronuncia una frase cui tiene molto, non una novità perché tanti anni fa la usava, mettendosi le mani sui fianchi, un tale che si chiamava Mussolini: “Se a Bruxelles mi dicono che non lo posso fare – afferma – me ne frego e lo faccio lo stesso”.

Vicepremier leghista respinge l’appello del Capo dello Stato al “gioco di squadra”

Il presidente della Repubblica aveva parlato, riferendosi al ciclismo, di uno sport di squadra, affermando che la Costituzione “ è la nostra casa comune”. “Stiamo tutti insieme, dentro la Costituzione, dentro il nostro Paese, come comunità. E questo – aveva proseguito – lo dobbiamo sempre più ribadire. In fondo il ciclismo lo ha sempre dimostrato perché è uno sport di squadra, in cui il gioco di squadra è importante, lo è sempre stato. Ci sono le grandi personalità, i grandi protagonisti, ma c’è sempre stato intorno a loro un gioco di squadra, perché il ciclismo – ripeto – è uno sport di squadra, oltre che individuale”. “E questa presenza di squadra è ciò che il nostro Paese deve costantemente rinverdire, recuperare, applicare e ritrovare in ogni circostanza”, ha proseguito Mattarella. La Costituzione – ha concluso – rappresenta la base e la garanzia della nostra libertà, della nostra democrazia. Detta le regole della nostra convivenza e indica i criteri per i comportamenti e le decisioni importanti, come quelle da assumere in questi giorni”. Più chiaro di così non poteva essere.

Veniamo al Di Maio il quale si muove in parallelo con Salvini. Non merita molte parole. Lui continua ad affermare “abbiamo abolito la povertà”. Parla del più grande piano di investimenti della storia italiana. Forse voleva dire “ pianificazione di debiti”. Crozza lo imita alla perfezione, strapazza il vicepremier, il “campione del mondo”. Fossimo il ministro andremmo a nasconderci ma lui non ha questo pudore. Bentivogli, il segretario del sindacato dei metalmeccanici, Fim Cisl, lo impallina: “L’eliminazione della povertà? Per noi cattolici cristiani – dice – è un obiettivo a cui puntiamo da duemila  anni. Vedere che Di Maio ci riesce in poche ore sicuramente tanto di  cappello perché vuol dire che ha in mano una bacchetta magica che noi  per duemila anni non siamo riusciti a possedere”.

Fim Cisl: si sfora il 2% senza investimenti, senza affrontare problemi del lavoro, della scuola

Dopo questa frecciata entra nel merito della manovra. “Il problema più grosso  non è solo che si sfora il 2%, quello è un aspetto secondario, ma che lo si sfora senza investimenti, senza il lavoro che bisognava fare sull’industria, sull’innovazione tecnologica, sulla formazione e sulla scuola”.  “Abbiamo visto la scorsa settimana che il 42% delle imprese metalmeccaniche non trova gli skill necessari – ha aggiunto -, per cui c’è anche un problema di occupazione dovuta a queste cose, e soprattutto si sfora facendo debito pubblico che andrà a caricarsi sulle nuove generazioni per una politica che non investe sul lavoro ma investe sui sussidi e sull’assistenzialismo”. Per Bentivogli,  “questo è un problema molto serio. Noi pensiamo che ci sono tanti modi  per battere le nuove povertà. Il Rei era uno strumento assolutamente  interessante, ai giovani non si può proporre una mini pensione sociale  ma bisogna cercare di offrire lavoro”.

Uil: Confermati tagli alle spese sociali, un costo che ricade sui redditi medio bassi

Sui tagli alle spese, alle detrazioni  interviene il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. “L’ipotesi circolata in questi giorni di un taglio pari a due punti  dell’aliquota degli oneri detraibili ora al 19% (tra i quali le spese  mediche, le spese per l’assistenza personale, gli interessi passivi dei  mutui per la prima casa, le spese universitarie o le spese per asili  nido) – afferma Proietti – garantirebbe allo Stato un maggior gettito intorno ai 580 milioni  di euro, ma graverebbe per oltre il 70% sui redditi fino a 35.000 euro  lordi annui. Un costo che ricadrebbe nuovamente sui redditi medio bassi”. Da tempo la Uil, aggiunge Proietti, “sostiene la necessità di operare una rimodulazione delle agevolazioni e delle detrazioni, la cui  enorme mole si è stratificata in tanti decenni, ma bisogna farlo operando scelte intelligenti e funzionali ad un disegno di equità fiscale”. Di Maio, di fatto, conferma i tagli. “Abbiamo trovato tanti tagli da fare. Come fanno tante famiglie italiane abbiamo chiesto un prestito che restituiremo” quando le risorse dei tagli rientrano nelle case Stato. “Stiamo prendendo un po’ di soldi anche per finanziare due programmi elettorali”, aggiunge. “Il 2,4% deficit/Pil non è una sfida alla Ue: io non sono per andare allo scontro con la Ue, ce la faremo”. Dovrebbe dirlo al suo collega Salvini.

Giovani Confindustria: no flat tax se i conti non sono in ordine

Alessio Rossi, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, intervenendo ad un convegno  dice che “la Flat tax le imprese già ce l’hanno ed è l’Ires al 24%. Abbiamo  detto no grazie alla Flat tax se i conti pubblici non sono in ordine. È  vero che la tassazione in Italia è troppo alta, ma non possiamo  permetterci adesso di ricevere un regalo che ricadrà sulle prossime  generazioni”. Sempre dal fronte imprenditoriale arrivano le critiche alla manovra da parte di Alberto Bombassei, presidente di Brembo il quale ha ricordato che ci è costata 30 miliardi bruciati in Borsa, “personalmente – sottolinea – qualche milione. Il mondo imprenditoriale meriterebbe un’attenzione molto diversa.

Bombassei (presidente Brembo): “non si va avanti con gli insulti’ 
Condivisibile combattere la povertà, ma è importante che questo non scassi gli equilibri economici e finanziari”. “Si dimentica che questo Paese – prosegue – è fatto di piccole e grandi imprese che vivono di export. Non avere rispetto e compromettere l’immagine del Paese all’estero rischia di farci perdere quella credibilità che in 20-30 anni di grande impegno gli imprenditori sono riusciti a conquistare. Non si va avanti né con gli insulti né con i messaggi non positivi”.

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