
Cari amici e compagni (mi piace usare questa parola che sembra desueta: voglio ancora “spezzare” il pane…): dal “Corriere della Sera”, una cronaca di Maria Teresa Meli: “Renzi lavora con Rivera di Ciudadanos e Macron a un progetto politico comune per andare oltre il Partito Socialista Europeo”. Visto quello che ha saputo dare col Partito Democratico, per Ciudadanos e Macron si annunciano tempi cupissimi. L’ex ministro Carlo Calenda, “tecnico” del governo Gentiloni, mai eletto (e dunque non si sa che seguito popolare abbia; ma è richiestissimo da televisioni e giornali), dopo la pesante sconfitta del PD decide di iscriversi a questo partito; e ora ha elaborato un lunghissimo “manifesto” per la sua rinascita. Propone, per questo, di “superarlo” e dar vita a una nuova formazione politica, un rassemblement repubblicano che si opponga a Lega e Movimento 5 Stelle. E’ un testo molto lungo, e anche verboso, perfino pedante, in palese contrasto con la forza agile e snella che vien vagheggiata. Pazienza: è vizio comune dire in cento parole quel che si può dire in dieci. Colpisce il vago accenno alla “conoscenza” intesa più come “educazione” che come “informazione”. Nessun cenno alla emergenza giustizia/diritto. E dire, per limitarsi a un solo esempio, che in una città come Bari si celebrano processi da un mese sotto le tende della protezione civile, perché il palazzo di Giustizia minaccia di crollare…
E adesso, caro Partito Democratico, cosa si pensa di fare? Di per se non è un risultato sorprendente, quello delle elezioni di domenica scorsa. E’ accaduto quello che era facilmente intuibile e prevedibile. Al di là della disaffezione testimoniata dall’alto numero di astensioni, ormai larghi settori di opinione pubblica votano “di pancia”, sulla base di simpatie o antipatie (e il PD paga ancora l’effetto Matteo Renzi e giglio toscano); e sull’effetto “suggestione”: e qui il leghista Matteo Salvini è abilissimo nell’intercettare umori che per quanto immotivati e sbagliati, sono comunque prevalenti. D’altra parte è ancora presto perché finiscano gli effetti “luna di miele” di cui beneficia ogni nuovo governo. Anzi, le polemiche innescate da francesi, tedeschi, spagnoli, per quanto le si possa ritenere fondate, hanno contribuito a rafforzare la figura di Salvini, e a far apprezzare la sua politica “muscolare”.
Si raccoglie quello che si semina. Il segnale che viene da Pisa, Massa, Siena, Imola, Terni è forte e chiaro. Per il centrosinistra è stata una vera e propria debacle. Regioni-feudo come l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria sono state espugnate. C’è ben poco di che consolarsi con Ancona, Teramo, altre limitate realtà. Il PD (ma anche Forza Italia, se il caso di Imperia ha un significato), sono allo sbando. Una rotta alla Caporetto. E come a Caporetto la responsabilità va ai dirigenti passati per la loro spocchia; ai presenti per le loro miopie. “Omnia mutantur”, dice a ragione Ovidio. Che però saggiamente fa seguire il “tutto cambia” a “nihil interit” (nulla perisce). Non periranno certo, da oggi, gli italici “vizi” come quello di andare in soccorso del vincitore; e neppure “l’eterno italico fascismo” tante volte denunciato da Vitaliano Brancati, Ignazio Silone, Leonardo Sciascia.
Che accadrà ora? Il dominus è Salvini. Di fronte a possibili strafexpedition leghiste non sarà facile opporre una linea di contenimento. Non da questo PD, almeno. Per fare un esempio: qualche giorno fa Oliviero Toscani ha una bella idea, e lancia una iniziativa politico-pubblicitaria: un appello “politico” lanciato a Paolo Gentiloni, Carlo Calenda, Graziano Delrio, Maurizio Martina, Emma Bonino “e altri”. Come il nuovo costume impone, twitta: “Sono pronto a fare una foto di gruppo per un grande manifesto di resistenza. Questa fotografia sarebbe l`occasione per discutere del grande futuro che ci aspetta. Ci state?”. Gentiloni risponde: “Grande!”, Calenda: “Pronto”, Emma Bonino: “Ottima idea”. Una fotografia “uniti” per discutere… Grande, pronto, ottima idea… Che abbiano avuto bisogno del “suggerimento” di un manifesto in comune, sia pure con la geniale “regia” di Toscani, per discutere, qualcosa dice. E non autorizza un particolare ottimismo per quel che riguarda il “grande futuro che ci aspetta”. Poi si apprende che Toscani è infervorato: “Organizziamoci! La sinistra deve cominciare a ragionare. Quanto sta accadendo è peggio del fascismo, perché democraticamente imposto”.
Bene per quel che riguarda l’organizzazione, ammesso che si sappia, voglia, riesca a trovare un filo comune. E per dire (non si tratta di mera questione semantica): si auspica e si vorrebbe lavorare per favorire e costruire “unità”, o “unioni”? Bene anche che si cominci a “ragionare”, ammissione che finora il ragionamento latita (e del resto i risultati di questa lacuna sono sotto gli occhi di tutti). Ma è una affermazione che lascia perplessi. Quella relativa a quel che sta accadendo: “è peggio del fascismo perché democraticamente imposto”. E’ di questo che si invita a ragionare? La “democratica” imposizione? Forse – è sommesso suggerimento che si offre, senza bisogno di manifesti e fotografie di gruppo – più utile sarebbe ragionare e riflettere sullo stato di non democrazia di questo Paese, e di molti altri, in Europa e nel mondo; del come e del perché ci si è arrivati. Della mancanza di certezza del diritto e di come acquisire diritto al diritto e diritto umano e civile alla conoscenza, al sapere, al poter essere informati (l’einaudiano “conoscere per deliberare”). Sono la “madre” di tutti i nostri problemi. Poi, sempre sommessamente, se si vuole proseguire il “ragionamento”, una utile base di partenza possono essere le otto proposte di legge di iniziativa popolare presentate dal Partito Radicale Nonviolento, Transpartito, Transnazionale: qualcosa di concreto e di operativo da opporre, come contravveleno, a quelli che non a torto, Roberto Saviano definisce “gli idioti proclami” che vengono dagli attuali inquilini dei “palazzi” del potere.
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