
Una storica stretta di mano per suggellare un momento senza pari nelle relazioni tra Corea del Nord e Stati uniti. Oggi il presidente Usa Donald Trump e il leader di Pyongyang Kim-Jong-Un hanno dato vita a un incontro che resterà negli annali, perché è la prima volta che un capo di stato Usa incontra il numero uno nordcoreano e perché questo incontro punta a fermare un programma nucleare visto da Washington e dai suoi alleati come pericolosissimo. Solo nove mesi fa i due uomini si lanciavano insulti. Per Trump, Kim era “rocket man”. Per Kim, Trump era un “rimbambito squilibrato”. E non passava giorno che le due parti non minacciassero reciproca distruzione.
La cornice dello storico summit, un vertice atteso e partorito tra mille ripensamenti, è stata l’isola di Sentosa, a Singapore. I due leader sono usciti dalle loro limousine, prima Kim e poi Trump, visibilmente tesi in vista di un vertice che non appariva facile. Poi si sono stretti la mano, vigorosamente, per 13 secondi. E Trump ha toccato la spalla di Kim dicendogli qualcosa. I due si sono voltati verso le telecamere, davanti a una dozzina di bandiere degli Stati Uniti e della Corea del Nord alternate. E si sono diretti verso la sala riunioni per la prima parte deell’incontro, con il volto di Kim che si distendeva in un sorriso. I due hanno chiacchierato nel loro primo incontro.
Trump ha detto immediatamente di sentirsi “davvero bene” e poi ha aggiunto: “Io penso che sarà un vero successo e credo che avremo un’eccezionale (terrific) relazione. Non ho dubbi”. Il Capella Hotel, dove si svolge il summit, è un’ex base britannica. Ospita oggi un appuntamento storico, 65 anni dopo la fine di una terribile guerra che vide le forze nordcoreane con il supporto di centinaia di migliaia di “volontari” cinesi contro le forze Onu a guida Usa. Un conflitto sanguinoso, in cui furono utilizzate armi terribili.
Secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap è stata la prima volta che le bandiere Usa e nordcoreana sono state ufficialmente messe in mostra fianco a fianco, dopo un concerto a Pyongyang della New York Philarmonic nel 2008. A Seoul il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che è stato l’iniziatore della fase di distensione di cui il summit odierno è figlio, ha assistito in diretta Tv quanto accadeva a Singapore. “Anche io avrei difficilmente potuto dormire la scorsa notte”, ha detto ai suoi ministri, augurandosi l’apertura di una “nuova era tra le due Coree e gli Stati uniti”. Dopo il primo approccio, Trump e Kim si sono spostati in una sala per il loro incontro privato, prima parte del summit. “Non è stato facile raggiungere questo punto. Il passato ci ha fatto da palla al piede, i vecchi pregiudizi e le vecchie pratiche hanno fatto da ostacolo per il nostro cammino”, ha affermato Kim attraverso un interprete. “Ma noi – ha continuato – abbiamo superato tutto e siamo qui oggi”. Trump gli ha risposto: “E’ vero”. Poi c’è stata una seconda stretta di mano. E i due erano sorridenti.
La Cina ha lodato oggi lo storico summit tra il presidente Usa Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un, che si è tenuto a Singapore, per aver creato “una nuova storia” e ha chiesto una “piena denuclearizzazione” per risolvere le tensioni nella Penisola coreana. Il fatto che i due leader “possano sedere assieme, avere colloqui tra eguali ha un significato importante e positivo, e sta creando una nuova storia”, ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ai giornalisti, aggiungendo che la questione nucleare dovrà essere risolta attraverso una “piena denuclearizzazione”.
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