
Oltre 700 manifestazioni in tutti i 50 stati americani contro la politica di tolleranza zero con i migranti adottata dall’amministrazione Trump che ha portato alla separazione delle famiglie, mentre i governi dell’Europa si dividono e il Mediterraneo diventa sempre di più un gigantesco cimitero a cielo aperto, nel silenzio delle opinioni pubbliche. La principale manifestazione a Washington, a Lafayette Square, per far sentire “l’indignazione direttamente alla Casa Bianca e a Donald Trump”, hanno affermato gli organizzatori, tra i quali Amnesty International, la Anti-Defamation League e l’American Civil Liberties Union. Dunque, negli Stati Uniti ci si mobilita. Cosa aspetta la sinistra a mobilitarsi in Italia e in Europa contro il regime di “tolleranza zero” che dai quattro di Visegrad, tocca la Germania di Seehofer e raggiunge Roma, dove Salvini ormai detta legge, trasformandosi nello “sceriffo di Nottingham”? Non servono parole, dicono le centinaia di migliaia di persone mobilitate contro Trump, servono iniziative di mobilitazione. E la stessa cosa vorremmo dire anche da qui, da Roma, dall’Italia: basta condanne via comunicati stampa e tweet, servono iniziative, mobilitazioni di massa, controinformazione. Gli Stati Uniti contro Trump. A quando l’Italia contro il governo Salvini?
Al grido di “Le famiglie devono restare unite”, e “vergogna, vergogna”, dunque, centinaia di migliaia di persone hanno manifestato in Usa, in decine di città, coast-to-coast contro le politiche di ‘zero tolerance’ dell’amministrazione Trump; politiche che hanno portato alla separazione forzata di 2mila bambini dai loro genitori sudamericani, arrivati senza documenti al confine tra Messico e Stati Uniti. Nella capitale migliaia si sono riversati a Lafayette Square, proprio di fronte alla Casa Bianca, scandendo slogan come “We care” (in riferimento all’ambigua scritta, ‘I don’t care’, stampata sulla giacca della First Lady, Melania Trump, nella sua prima visita a un campo di accoglienza dei piccoli) e “NoTrump, No KKK, No Fascist USA”. Famiglie intere, mamme e papà con i figli in braccio, hanno intonato l’inno nazionale, ‘The Star-Spangled Bannee’, o scandito a gran voce ‘vergogna’. Il presidente, Donald Trump, e la First Lady non sono a Washington ma a Bedminster, nel New Jersey, in una delle loro proprietà; ma le proteste li hanno inseguiti fino a pochi chilometri di distanza dal Trump National Golf Course: più di un centinaio di manifestanti si sono allineati lungo una importante arteria inneggiando slogan anti-Trump e con cartelli con su scritto: ‘Dove sono i bambini?”.
E c’è anche la cantante Alicia Keys alla manifestazione di protesta in corso a Washington contro la politica di ‘tolleranza zero’ dell’amministrazione Trump in tema di immigrazione. Alicia Keys è salita sul palco allestito in Lafayette Square, a pochi metri dalla Casa Bianca, per lanciare il suo appello a mantenere unite le famiglie dei migranti fermate al confine degli Stati Uniti. E’ giunta nella capitale con suo figlio Egitto di 7 anni, ha detto Alycia Keys, “Non potrei nemmeno immaginare di non poterlo trovare”, ha affermato. La cantante è stata poi raggiunta sul palco dall’attrice America Ferrera. E sono soltanto due delle star dello spettacolo americano: quasi tutta Hollywod si è mossa indignata contro Trump, il suo cinismo politico, la sua “tolleranza zero”, e soprattutto contro quello slogan che gli avrebbe fatto vincere le elezioni: “America first”. Oggi, l’opinione pubblica americana è sempre meno convinta che “America first” sia una politica che garantisca benessere per molti, e non per pochi.
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