
I carabinieri hanno arrestato 9 persone nell’ambito di un’indagine sulla costruzione del nuovo stadio della As Roma. Molti gli esponenti di spicco che figurano sia tra gli arrestati che tra gli indagati. Tra gli arrestati compaiono anche il vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio, Adriano Palozzi di Forza Italia (domiciliari), il presidente di Acea Luca Lanzalone (domiciliari) e l’imprenditore Luca Parnasi (ordinanza cautelare in carcere) e l’ex assessore all’urbanistica e consigliere del Pd, Michele Civita (domiciliari), ed ancora, risultano come indagati, Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia al Campidoglio ed ex presidente del municipio X, che comprende anche Ostia e Mauro Vaglio, presidente dell’ordine degli avvocati di Roma e candidato (non eletto) per il M5S alle scorse elezioni politiche al Senato. Tra i 27 indagati figura anche il capogruppo M5s in Campidoglio, Paolo Ferrara. Questo filone d’inchiesta, va detto, è relativo alla seconda progettazione, ovvero quella relativa al ridimensionamento delle cubature, con la cancellazione delle due torri.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, hanno portato i militari a scoprire un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di una serie di reati contro la Pubblica amministrazione nell’ambito delle procedure connesse alla realizzazione del progetto. I carabinieri hanno perquisito la sede della società dell’imprenditore Luca Parnasi. Al centro delle indagini i ruoli dei singoli indagati. Secondo le intercettazioni e le ricostruzioni dei militari dell’Arma dietro la revisione del progetto ci sarebbe stato un giro di dazioni in denaro e anche di posti di lavoro e progettazioni. Tutto girava attorno al Gruppo Parnasi, che secondo gli inquirenti, metteva a disposizione soldi in contanti, fatture per operazioni inesistenti, assunzioni e consulenze. Con queste operazioni illegali il gruppo imprenditoriale avrebbe foraggiato i politici e pubblici ufficiali con un metodo corruttivo che gli inquirenti definiscono come “asset di impresa”. In particolare, secondo quanto accertato dai magistrati, Parnasi aveva promesso a Luca Lanzalone consulenze per il suo studio legale pari a circa 100 mila euro e aveva garantito il suo aiuto nella ricerca di una casa e di uno studio a Roma. All’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, in cambio dell’asservimento della sua funzione, il gruppo Parnasi aveva promesso l’assunzione del figlio in una delle società. Per l’attuale vicepresidente della Consiglio Regionale, Adriano Palozzi, Parnasi avrebbe erogato fatture per operazioni inesistenti pari a 25 mila euro. Infine l’attuale capogruppo M5S, Paolo Ferrara, avrebbe ottenuto da Parnasi un progetto per il restyling del lungomare di Ostia. E’ naturalmente tutto da provare in sede processuale, se si arriverà al dibattimento in Aula. Ora però al centro dell’interesse dei media, oltre che il ruolo dei singoli indagati, ci sarebbero molte intercettazioni, il futuro della colossale opera architettonica, che poteva rivoluzionare, nel bene per alcuni e nel male per altri, un quadrante della città.
Secondo le prime informazioni, i rumors che arrivano dal colle capitolino e dalla Regione Lazio, il progetto per il nuovo Stadio giallorosso, subirebbe, alla luce di quanto si è consumato in queste ore, un brusco stop. Immedtaita la reazione della sindaca Raggi: “Chi ha sbagliato pagherà, noi siamo dalla parte della legalità. Aspettiamo di leggere le carte, al momento non esprimiamo alcun giudizio. Se è tutto regolare, spero che progetto stadio possa andare avanti”, ha quindi aggiunto. Poi la stessa As Roma con il suo Dg Mauro Baldissoni: “Non sappiamo ancora niente, abbiamo appreso la notizia dalle agenzie”. Ma va detto che comunque, al netto di nuove accelerazioni dell’inchiesta nelle prossime ore, il Campidoglio sarebbe pronto a sospendere la maxi-variante per il progetto dello stadio a Tor di Valle. Dopo gli arresti l’amministrazione comunale di Roma, secondo una prima ricostruzione del quotidiano romano il Messaggero che avrebbe dalla sua fonti qualificate del dipartimento Urbanistica, starebbe per inviare una comunicazione alla società Eurnova del costruttore Luca Parnasi, finito in carcere poche ore fa insieme a cinque collaboratori, per congelare la procedura e chiedere informazioni. Il progetto dello stadio a Tor di Valle, nato nella passata consiliatura a guida centrosinistra, prevedeva originariamente un milione di metri cubi di cemento in un’area destinata dal Piano regolatore a un parco attrezzato; lo stadio avrebbe rappresentato appena il 14% delle cubature, tutto il resto sarebbe andato a negozi, uffici, alberghi e ristoranti. La nuova amministrazione 5 stelle a febbraio 2017 ha trovato un accordo con i privati e ha ridotto parzialmente le volumetrie – che comunque superano ampiamente i limiti del Prg – e ha sforbiciato anche diverse opere pubbliche previste a carico dei proponenti. La conferenza dei servizi a dicembre aveva avallato il progetto con una sfilza di prescrizioni e richieste di modifica. Quello che però è da dire, in ultima battuta, è che l’As Roma, che non è assolutamente coinvolta, lo ha ribadito anche la Procura di Roma nel corso della conferenza stampa a Piazzale Clodio, è quotata in Borsa e dunque ogni falsità nella descrizione e nel racconto degli argomenti trattati, potrebbe portare altri nel catino giudiziario di piazzale Clodio, anche se per altri reati.
Ultimo, ma non ultimo, il sindacato, con la Cgil che prende posizione con il suo segretario generale di Roma e del Lazio, Azzola: “Joseph Stiglitz afferma che per ogni funzionario pubblico corrotto esiste un privato corruttore. Roma ancora una volta ne è l’esempio plastico”. “Pur con la cautela del caso, dovuta a notizie ancora frammentarie, – continua – si può dire senza tema di smentite che i romani continuano a pagare il prezzo della corruzione, in questo caso lo pagano due volte: per le occasioni di sviluppo, e dunque di lavoro, perse e per l’immagine della città che dopo Mafia Capitale, qualora fosse confermato il quadro delle indagini, continua a essere amministrata con gli stessi criteri: facendo gli interessi dei poteri economici della città. Poteri economici che si contendono il territorio e che una politica debole non riesce ad arginare, ma, anzi, si riduce a servirli. Da tempo – continua Azzola – lanciamo l’allarme sul degrado di Roma, sulle aziende che lasciano la Capitale, sul lavoro che diventa sempre più povero, sulla pessima gestione dei rifiuti, sulla qualità scadente dei servizi ai cittadini. Temiamo però che tutte queste problematiche non risolte derivino dall’assenza di una cultura della legalità. Per questo motivo confidiamo nel lavoro della magistratura nella speranza che al più presto si sappia cosa è successo. Per quanto ci riguarda, insieme a Cisl e Uil, continueremo a chiedere con forza al comune di Roma e alla Regione Lazio tavoli di confronto che mettano al centro la qualità della vita dei cittadini, il bene collettivo e l’interesse pubblico”.
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