
Il clima sta, di fatto, progressivamente cambiando. Le conseguenze che ne derivano hanno un forte impatto sulla natura, in primis, e sulla vita dell’uomo di rimando, soprattutto per quanto concerne i beni necessari alla sopravvivenza.
La gestione delle risorse idriche, in cima alla lista delle priorità, è stato argomento di dibattito a Roma da parte di Legambiente che ha presentato il dossier 2018 pubblicato dall’Osservatorio Città clima: “Sos acqua: nubifragi, siccità, ondate di calore. Le città alla sfida col clima”. Dai fenomeni meteorologici di rilievo alle esondazioni dei fiumi dagli argini, si è cercato di mettere in luce come le città italiane si trovino ad affrontare puntualmente dei danni ingenti e a dover farsi carico della ricostruzione e della messa in sicurezza dei propri territori di competenza.
Si parla di grandi cifre: dal 2010 ad oggi, 199 comuni colpiti, 345 eventi meteorologici estremi, 64 i giorni di blackout elettrici dovuti al maltempo e 64 i giorni di stop a metropolitane e treni urbani nelle principali città italiane: 23 giorni a Roma, 15 giorni a Milano, 11 a Genova, 9 a Napoli, 5 a Torino e 1 a Brescia, 109 stop infrastrutture, 96 allagamenti e 46 esondazioni fluviali che hanno causato 157 vittime da maltempo.
Il 2017 è stato l’anno più caldo di sempre dopo il 2016 e segnato da siccità e ondate di calore, che tra il 2005 e il 2016 in 23 città italiane hanno causato 23880 morti.
“La messa in sicurezza delle aree urbane deve essere la priorità degli interventi climatici – afferma un rappresentante di Legambiente – Servono nuove politiche per le città e un regolamento nazionale per l’adattamento climatico, se vogliamo ridurre i pericoli per le persone e evitare crisi idriche”.
Il convegno, coordinato dal vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini, ha coinvolto diversi esperti del settore tra cui Michele Torsello, direttore della Struttura di Missione #ItaliaSicura, Renato Grimaldi, direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, Giovanni Massini, Regione Toscana, Chiara Caranti, Comune di Bologna, Antonio Lumicisi, coordinatore PAESC, Comune di Roma, Marjorie Breyton, Gruppo Unipol.
L’approvazione di piani clima per le città più a rischio, insieme al monitoraggio degli impatti sanitari da cambiamenti climatici, è fondamentale per iniziare a compiere i primi passi verso un nuovo percorso consapevole di gestione delle risorse: rete di acqua urbana, spazi pubblici, divieto dei piani interrati per le abitazioni, isola di calore, permeabilità dei suoli, riciclo.
Da Copenaghen a Barcellona, da Rotterdam per arrivare anche a Bologna, che ha approvato di recente un piano clima, al piccolo comune sardo di Posada, a Treviso, arrivano infatti tanti buoni esempi: un fiume messo in sicurezza; spazi restituiti alla natura e alla fruizione dei cittadini; creazione di quartieri vivibili anche quando le temperature crescono grazie agli alberi e all’acqua; materiali naturali che permettono di ridurre l’effetto isole di calore. Le soluzioni sono molteplici, come pure gli ambiti sui quali intervenire.
“L’adattamento al clima – ha spiegato Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente – rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo. La mappa del rischio climatico di Legambiente rende evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. L’Italia non è tutta uguale di fronte ai rischi del cambiamento climatico, esistono infatti situazioni e rischi differenti tra le Regioni e le città, anche perché uno stesso fenomeno può provocare impatti diversi in funzione delle caratteristiche idrogeologiche dei territori coinvolti e anche di quanto e come si è costruito”.
E conclude: “Ed è per queste ragioni che occorre accelerare il passo nelle politiche climatiche, superando la frammentazione di interventi tra i diversi Ministeri, attraverso una cabina di regia sulle strategie climatiche, in capo al Governo, e un regolamento per l’adattamento al clima nelle città che stabilisca regole chiare e vincolanti per evitare che si ripetano nelle aree urbane tragedie per colpa di edifici e spazi pubblici realizzati in luoghi sbagliati e impermeabilizzando i suoli”.
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