
Bene ha fatto il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ad incontrare alcuni esponenti di Riders Union di Bologna, che associa i lavoratori della gig economy, i fattorini emiliani che consegnano il cibo a domicilio. L’associazione si è costituita qualche tempo fa e proprio alla fine di maggio nel capoluogo emiliano è stata sottoscritta dal Comune, dai sindacati e da alcune piattaforme la “Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano” che riguarda i rider bolognesi. Al ministro hanno chiesto che le disposizioni della “Carta” siano estese a tutto il territorio nazionale. Di Maio, che forse per la prima volta ha preso conoscenza dei problemi sui quali da tempo in diverse città italiane i riders sono impegnati in iniziative, con scioperi, manifestazioni come quelle che si sono svolte a Milano, promosse dai sindacati di categoria Cgil, dalla Camera del Lavoro insieme alle organizzazioni dei rider che stanno sorgendo in molte città. Sciopero e manifestazione in solidarietà con un giovane che è rimasto gravemente ferito ad una gamba in seguito ad un grave incidente mentre si recava a fare una consegna. Il ministro duplex, oltre al Lavoro si occupa anche di Sviluppo economico, forse per la prima volta prende contatto con questi problemi. Di certo i pentastellati non risulta abbiano preso a cuore i riders, i ragazzi che rispondono agli ordini di piattaforme digitali gestite da grandi gruppi che operano a livello europeo e mondiale, leggi Foodora.
Il ministro dovrebbe avere dimestichezza con le “piattaforme”, leggi Rousseau
Eppure Di Maio dovrebbe avere dimestichezza con le “piattaforme”, leggi Rousseau, Casaleggio, che si maschera dietro la democrazia diretta e che è altra cosa da una azienda che fa i suoi affari. Ma lasciamo perdere. Di Maio ha colto al volo l’occasione, gli scriba compiacenti si sono subito mossi, rilanciando l’incontro, immediatamente diffuso da radio, televisioni, quotidiani on line. Il ministro duplex ha definito i rider “simbolo di una generazione abbandonata senza tutele e contratto” ed ha annunciato che con questo incontro si apriva un percorso “per avere un lavoro meno precario, con un salario minimo orario”. Ha dato appuntamento ai rider per la prossima settimana. L’obiettivo sarebbe quello di aprire un “tavolo di trattativa nazionale con lavoratori, piattaforme di food delivery virtuose e governo. Sarà il primo atto del ministero. È un piccolo passo – ha detto -c’è tanta gente che chiede lavoro e dignità, non la luna. E noi possiamo dare loro questa dignità con un salario minimo orario e portando al tavolo i colossi che gestiscono i fattorini”.
In paesi europei accordi imprese-sindacati, lavoratori assunti regolarmente
Buona notizia, dicevamo, l’incontro con un gruppo di riders ma c’è un ma, grande come una casa, perché le belle parole, figuratevi sono sempre meglio del nulla. Il neoministro forse pensa che con un colpo di bacchetta magica si affronta un problema che riguarda, appunto, i “colossi”. Dimentica per esempio che al tavolo del ministero, come sottolinea Cristian Sesena, segretario nazionale della Filcams Cgil, “mancavano le imprese, e i sindacati che tutelano anche questa categoria di lavoratori”. Non a caso Sesena si augura che quella del ministro “non sia solo un’operazione mediatica. Bisogna, infatti, ragionare – spiega – anche con le aziende, che devono avere il rispetto dei lavoratori che impiegano. A livello europeo è stato raggiunto un accordo con Foodora e, proprio in quella sede, abbiamo scoperto che in altri Paesi i lavoratori sono regolarmente assunti, godono di tutele certe, mentre in Italia, complice un mercato del lavoro da far west, le cose sono molto diverse”. “Serve dunque un coinvolgimento delle imprese, un forte richiamo alla loro responsabilità sociale e al rispetto dei lavoratori, così come succede negli altri Paesi. Fondamentale, però – conclude Sesana – coinvolgere anche il sindacato che cerca di rappresentare gli interessi dei ciclofattorini. Non è solo un problema di salario minimo garantito, ma di assicurazione contro gli infortuni, di garanzie di prestazioni, di turni di lavoro ordinati, in una parola di diritti contrattuali”. Già, diritti contrattuali, parole che non fanno parte del vocabolario dei pentastellati. Così come la parola “sindacato” non trova grande accoglienza nel mondo grillino. Volete mettere una bella piattaforma? Un Rousseau del cibo, pronto a casa.
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