Def: dal dibattito in Parlamento verità sul “Contratto” Lega-M5S. Solo un libro dei sogni. Truffati gli italiani. Insostenibile difesa del ministro Tria. Flessibilità? Dalla Ue no secco. Fassina (Leu) accusa: “Nessuna svolta per lavoro e imprese”

Def: dal dibattito in Parlamento verità sul “Contratto” Lega-M5S. Solo un libro dei sogni. Truffati gli italiani. Insostenibile difesa del ministro Tria. Flessibilità? Dalla Ue no secco. Fassina (Leu) accusa: “Nessuna svolta per lavoro e imprese”

Il governo è nudo. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, intervenendo alla Camera nella discussione sul  Def, il documento di economia e finanza, di fatto ha smontato il “contratto”, il programma, così lo chiamano gli umani mortali, siglato da Di Maio e Salvini, per conto di M5S e Lega, che sono diventati vicepresidenti del Consiglio, i cani da guardia del presidente Conte, il quale dopo le visite a Macron e Merkel, forse affaticato, sembra aver tirato i remi in barca.

Proprio il dibattito sul Def, prima alla Camera e poi al Senato, la risoluzione presentata dalla maggioranza di governo, sono state la prova vivente che il “Contratto” era una enorme presa in giro degli elettori. Tria ha dovuto dire la verità. “Ragazzi non c’è un euro”, questa l’amara realtà tradotta in linguaggio popolare.  Disinnescare le clausole di salvaguardia di aumento dell’Iva e delle accise, un “costo” di ben dodici miliardi di euro per l’anno prossimo, rivedere in tempi brevi i saldi di Bilancio del triennio 201-2021, puntando su una “una maggiore flessibilità sui conti da parte della Commissione Ue”. Dice Tria: “è bene non mettere a repentaglio il calo del debito essenziale per rivendicare la svolta nel considerare le spese per investimenti diversamente dalla spesa corrente”. Ancora, Tria parla della necessità di “una seria riflessione sul rapporto deficit-Pil nella predisposizione del quadro programmatico”. E per far capire meglio che tutte le promesse contenute nel “Contratto”, che lui chiama, appunto, il “quadro programmatico” evitando accuratamente di parlare di “contratto”, hanno bisogno di essere finanziate. A partire, dice, dai provvedimenti contro la povertà. “Centrale – sostiene – il reddito di cittadinanza, non assistenzialismo”. Il ministro in questo modo cerca un’ancora di salvataggio perché sa bene che dalla Ue non arriverà neppure un euro per “assistenzialismo” parola che maschera una sorta di ritorno ai vecchi bonus di marca renziana. Al momento la “linea Tria” viene approvata alla Camera con 330 deputati a favore, 242 i contrari. Al Senato i sì saranno 166, 127 i no, gli assenti 21. Da notare che a Palazzo Madama la fiducia al governo era stata data da 171 senatori.  Stefano Fassina (Liberi e Uguali) alla Camera nel suo intervento ha sbattuto la lingua dove il dente duole. Il ministro Tria, per nascondere la realtà dei fatti, annunciando la presentazione a Bruxelles degli “scenari programmatici” aveva affermato che l’Italia “è il primo Paese che si darà obiettivi in tema di equità, istruzione, salute, inclusione del mercato del lavoro, ambiente, sicurezza ed efficacia della giustizia civile. Si tratta di un’innovazione ambiziosa, in quanto cerca di stimolare una politica economica e sociale non incentrata esclusivamente sul Pil”.

Moscovici (Ue) ammonisce. L’Italia ha beneficiato della più grande flessibilità

Ma da Bruxelles era arrivata subito una dura presa di posizione da parte di Moscovici, il Commissario agli Affari economici. Le regole dell’Unione europea – ha detto – “sono state definite da tutti gli Stati membri e l’Italia è al centro dell’Europa, non di fianco. Come Commissario Ue non faccio che applicare queste regole, con flessibilità. E l’Italia è il Paese che ha beneficiato di più della più grande flessibilità”. Poi aggiunge di aver parlato con il ministro Tria: “L’Italia vuole restare nell’Euro e mantenere i suoi impegni”. Proprio a fronte di questa situazione la critica dura e motivata di Fassina il quale ha affermato che “nel dibattito di oggi sul DEF non vi è sufficiente consapevolezza dei problemi del nostro Paese, dell’eurozona e dell’Unione europea. È assente, rimossa, un’amara verità. Le regole consolidate del mercato unico e dell’euro sono insostenibili per gli interessi economici e sociali legati alla domanda interna: micro-imprese, artigiani, commercianti, i lavoratori connessi, precari, sottopagati, part-time. È necessaria una forzatura, significativa ma ragionevole del Fiscal Compact e delle principali direttive europee”. “Liberi e uguali  nella sua risoluzione – prosegue Fassina – ha proposto  un obiettivo di deficit al 2% del Pil per il triennio 2019-2021, mentre la risoluzione di maggioranza di M5S e Lega sembra scritta dal Governo Monti: rispetto degli impegni europei per quanto riguarda i saldi di bilancio 2019-2021. Così – aveva concluso il suo intervento – non vi può essere nessuna svolta per il lavoro e per le imprese. Il gruppo di LeU vota No alla risoluzione della maggioranza”.

Boccia, il no dei Dem: “Prendete in giro il Parlamento e il Paese”

Francesco Boccia (Pd), annunciando il no dei Dem alla risoluzione proposta dalla maggioranza, lancia una puntuale accusa al neonato governo. “O ci dite come si fa” ad attuare tutto quello di cui si parla nel contratto di governo “o state prendendo in giro il Parlamento prima e il Paese poi e continuate così a raccontare al Paese cose irrealizzabili”. Boccia ha definito la risoluzione Lega-M5S “piena di contraddizioni” e ha rivendicato il lavoro fatto nella precedente legislatura, per passare da un calo del Pil del 2,8% ad una crescita dell’1,5%. “Per 5 anni come le formichine – ha detto – sono stati messi da parte giorno dopo giorno viveri per i momenti più complessi. Il debito è stato sempre sotto controllo grazie ad un mix di politiche pubbliche ed economiche coerenti”. Voto contrario annuncia anche Guido Crosetto, deputato di Fratelli d’Italia che sulla fiducia al governo si era astenuto. Rivolto al ministro Tria ha detto: “Non ce ne voglia, ma, visto quello che c’è nel Def, noi voteremo contro”. “Oggi – sottolinea Crosetto – dovremo far finta di votare contro una cosa vuota. La mia preoccupazione è che i dati contenuti nel Def sono sbagliati, mancano le previsioni dell’aumento del costo del petrolio, manca l’impatto di un conflitto Usa-Cina…”. Voto contrario anche da Forza Italia motivato in diversi interventi fra cui quello di Brunetta.

Laforgia (Leu). Al Senato faremo una opposizione senza sconti

Situazione identica al Senato dove erano stati presentati 36 emendamenti alla risoluzione della maggioranza M5S-Lega. Francesco Laforgia, di Leu, segretario dell’Ufficio di presidenza del Senato ha affermato che “l’impressione è che la maggioranza sia un po’ più piombata e più paludata di quanto non sia il tono delle dirette Facebook del Ministro dell’interno. State rispettando pari pari i dettami di quell’Europa che dite di voler cambiare. Noi pensiamo, invece, che vi sia bisogno di fare qualcosa di molto più radicale, come ad esempio attestarsi ad un rapporto deficit-PIL al 2% per il prossimo triennio e liberare le risorse e utilizzarle per investimenti pubblici, sanità pubblica e ricerca. Faremo una opposizione senza sconti ma, soprattutto, costruiremo un’alternativa alla politica economica, alla politica sociale e alla vostra idea di Paese”. La senatrice De Petris (Leu), presidente del Gruppo misto, in una nota, afferma che “quel che viene detto a palesi fini di propaganda viene poi smentito da quel che il governo si prepara a fare. È evidente – continua la parlamentare – come dichiara lo stesso relatore Bagnai e come noi diciamo da anni, che è necessario esercitare una forzatura ragionevole sulle regole europee da usare poi non per coprire i buchi della Flat Tax ma per investimenti pubblici che sono largamente insufficienti. Ma nella risoluzione di maggioranza è scritto il contrario. Si parla apertamente di rispetto dei saldi di bilancio e di tutte le regole europee”.

Iva: la sterilizzazione avrà effetti disastrosi sulla vita di milioni di persone

“La stessa sterilizzazione dell’Iva – conclude la senatrice di Leu – in queste condizioni non potrà che comportare nuovi tagli alla spesa pubblica rendendo così ancora più difficile la vita di milioni di persone e con effetti disastrosi su una crescita che è già debolissima”. Attacca il senatore Lucio Malan, vice capogruppo vicario di Forza Italia: “Ci si poteva chiedere se il M5S avesse la bacchetta magica oppure un cilindro dal quale far uscire le coperture di decine e decine di miliardi di euro necessarie a realizzare le promesse elettorali riprese nel contratto di governo. Ora è evidente che non c’è nulla di tutto questo, né la bacchetta magica, né il cilindro. I numeri sono testardi e dicono che già il governo avrà difficoltà a sterilizzare l’aumento dell’Iva. Spazio per reddito di cittadinanza e altri sogni non ce n’è. Sarebbe corretto dirlo chiaro agli elettori”. Le difese da parte dei pentastellati e dei leghisti? Una pena, verrebbe voglia di riportare  gli interventi, arroganti, toni alti nel difficile tentativo di mascherare la realtà dei fatti e la pochezza delle argomentazioni messe in campo a difesa del “contratto”. Qualcuno ha recitato una sorta di compitino che gli era stato scritto, cercando di dare lezioni di economia. Sembrava di assistere a scene di un film comico.  Meglio sorvolare.

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