Casamonica-Di Silvio, blitz nella notte e quattro arresti. Un clan criminale che si ciba del territorio. Il Gip: “Metodo mafioso”. Aggredita troupe Rai

Casamonica-Di Silvio, blitz nella notte e quattro arresti. Un clan criminale che si ciba del territorio. Il Gip: “Metodo mafioso”. Aggredita troupe Rai

Sono stati arrestati dalla Polizia Antonio Casamonica e Enrico Di Silvio due degli autori della duplice aggressione avvenuta i primi di aprile all’interno di un bar alla Romanina. Vincenzo e Alfredo Di Silvio, invece, gli altri due ricercati, sentendosi braccati, si sono costituiti, poche ore dopo, alla stazione dei carabinieri di Tor Vergata.

Senza pietà contro una invalida nemmeno nel giorno di Pasqua

L’episodio, o meglio gli episodi, che hanno portato al fermo dei quattro, risalgono al pomeriggio dell’1 aprile scorso, quando all’interno del Roxy Bar, a via Barzilai, nel quartiere Romanina, Antonio Casamonica e Alfredo Di Silvio, infastiditi con il barista poiché in quel momento non li stava servendo, si erano rivolti ad una cliente che era in fila alla cassa per pagare un caffè, dicendole “questi romeni di merda non li sopporto proprio”; irritati dal fatto che la donna avesse preso le difese del titolare del Bar, il giovane Casamonica (1992) le ha sfilato gli occhiali che indossava, mentre Alfredo Di Silvio (1996) la picchiava con la cinta; nonostante la vittima avesse supplicato i due di cessare la loro violenta condotta, informandoli anche del fatto di essere portatrice di handicap e invalida civile, i due hanno continuato, imperterriti, con la loro azione violenta. In particolar Alfredo Di Silvio ha continuato ad aggredirla prendendola per il collo e dandole dei violenti calci sul ventre, facendola rovinare più volte in terra; l’ha poi schiaffeggiata, costringendola in un angolo del Bar, stringendole energicamente il collo e la gola con entrambe le mani fino a farle mancare il respiro. Diverse e vistose ecchimosi ed ematomi sul collo procurate alla donna dalla violenza del ragazza. Dopo essersi divincolata, la vittima è riuscita a prendere il proprio telefono cellulare per chiamare i soccorsi ma l’apparecchio le è stato strappato dalle mani e portato via da Di Silvio al fine di impedirglielo; questi, inoltre, la minacciava pesantemente dicendo: “io ti ammazzo…ti ammazzo se chiami la polizia…”. Solo dopo aver supplicato il giovane rassicurandolo che non avrebbe chiamato la Polizia, questi gli ha riconsegnato il telefono.

Le minacce dei due criminali: “Qua comandiamo noi”. Via dal bar in Ferrari e poi il ritorno per picchiare il gestore e devastare il locale

Dopo l’aggressione i due ragazzi si sono allontanati dal bar a bordo di una Ferrari di colore nero. Trascorsi pochi minuti Di Silvio è rientrato nel bar insieme al fratello Vincenzo, con il chiaro e premeditato scopo di aggredire e malmenare, il proprietario, proferendo la frase: “Qua comandiamo noi”. Subito dopo si è avvicinato al bancone, inveendo contro il gestore, per poi passare alle mani, schiaffeggiandolo più volte fino a raggiungere il bancone, dove poi hanno continuato a percuoterlo con maggior violenza, sferrandogli diversi pugni al volto e colpendolo in testa con delle bottiglie di vetro. Non contenti, subito dopo hanno messo a soqquadro il locale, sfasciando diversi suppellettili, ma anche alimenti e bevande e proferendo testualmente le seguenti frasi: “non ti scordare che questa è zona nostra”, “ti ammazzo…ti sistemo io…ti ammazzo”, “ti faccio chiudere questo bar”, “devi chiudere questo bar altrimenti ti ammazzo”, “qui comandiamo noi e devi fare quello che ti diciamo”. A seguito delle violenze fisiche subìte, la cliente è stata costretta a recarsi presso l’ospedale dove è stata refertata con la diagnosi di “trauma torace/addominale con prognosi iniziale di giorni 20”; anche il proprietario del bar è stato costretto a ricorrere alle cure mediche ospedaliere per trauma cranico con ferita lacero contusa al cuoio capelluto che necessitava di diversi punti di sutura, un trauma contusivo all’avambraccio sinistro ed un’escoriazione fianco sinistro, con prognosi iniziale di 8 giorni. Le indagini effettuate, grazie alle ricostruzioni testimoniali e dalle immagini registrate nel sistema di videosorveglianza dell’esercizio commerciale, hanno consentito di individuare sin da subito i responsabili della violenta aggressione, ben conosciuti dagli investigatori. Nondimeno però sono stati minuziosamente ricostruite tutte le fasi dell’aggressione ed i rispettivi ruoli di ciascun reo che hanno poi determinato le singole responsabilità penali.

Tanti i capi d’imputazione e tra questi il pesantissimo “reati aggravati dal metodo mafioso”

Alfredo Di Silvio e Antonio Casamonica hanno specifiche imputazioni in concorso per lesioni personali pluriaggravate dai futili motivi, consistite nell’aver percosso la donna, parzialmente disabile ed invalida civile, e con l’utilizzo di una cintura; per aver costretto la medesima con violenza e minacce reiterate a non contattare le forze dell’ordine, sottraendole il cellulare; Alfredo e Vincenzo Di Silvio in concorso per lesioni personali aggravate dai futili motivi, consistite nell’aver colpito violentemente il gestore del bar con un’arma impropria; per aver costretto i coniugi romeni con violenza e minacce reiterate a tenere il bar chiuso per 2 giorni; per aver distrutto molti arredi e suppellettili o comunque averli resi in tutto o in parte inservibili; Enrico Di Silvio, per aver tentato con violenza e minacce reiterate di costringere i gestori del locale a ritirare la denuncia presentata nei confronti dei suoi nipoti, offrendo anche soldi, e pronunciando la frase fortemente intimidatoria “allora volete la guerra”. Con l’aggravante per tutti dell’utilizzo del metodo mafioso. La prepotente rivendicazione dell’egemonia dei Casamonica, finalizzata a garantirsi il silenzio omertoso delle vittime e, conseguentemente, l’impunità delle condotte criminose, è proseguita anche nei giorni successivi ai fatti-reato riferiti: infatti, i coniugi romeni, dopo l’aggressione e la devastazione del bar, hanno subito una pressante, reiterata e studiata attività intimidatoria da parte del nucleo familiare Di Silvio al fine di convincerli a non presentare o ritirare la denuncia nei loro confronti: – in data 1.04.2018 stesso giorno delle aggressioni, i Casamonica con Alfredo Di Silvio, detto Cristian, hanno tentato un avvicinamento cauto e non aggressivo al cospetto dei coniugi Roman in ospedale;

– in data 3.04.2018 Enrico Di Silvio, si è presentato presso l’attività commerciale delle vittime offrendo denaro per ripagare i danni fatti dai nipoti ed al diniego ricevuto, passava alla fase delle minacce in maniera quasi metodica;

– in data 7.04.2018 Vincenzo Di Silvio si è presentato davanti al bar dei romeni a bordo di un’autovettura, sgommando coi pneumatici al fine di carpire la loro attenzione ed una volta ottenuta, li iniziava a fissare in modo intimidatorio ed in senso di sfida. Anche Alfredo Di Silvio era sopraggiunto davanti al locale a bordo di un’autovettura, mentre Roxana Roman era fuori dal locale, indirizzando lo sguardo verso la donna scrutandola con aria di sfida e facendo inequivocabili movimenti con la testa come a voler far intendere che avrebbe sistemato lui le cose. Importante è rilevare il riconoscimento da parte del Gip. nei confronti dei Casamonica/Di Silvio dell’aggravante del “metodo mafioso”, prevista dal nuovo art. 416 bis.1 del c.p., consistito nell’ostentare in maniera evidente e provocatoria una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e conseguente intimidazione proprie delle organizzazioni di stampo mafioso ed individuata per la prima volta verso questo numeroso e noto gruppo familiare.

All’alba il fermo con la criminale prepotenza del clan che dopo aver insultato i poliziotti aggredisce anche la troupe di Nemo

Ma va detto che la prepotenza criminale di questo clan, pari, o forse superiore a quello degli Spada, ha prodotto un nuovo gravissimo episodio mafioso. All’alba di martedì l’inviato di Nemo, Nello Trocchia e il filmaker Giacomo del Buono, erano presenti al momento degli arresti di Antonio Casamonica e di Alfredo Di Silvio, ritenuti responsabili del pestaggio del 1 aprile ai danni di una donna disabile e del titolare del Roxy Bar alla Romanina. Durante l’arresto di Casamonica, i familiari hanno inveito e insultato poliziotti e giornalisti, una familiare ha colpito la telecamera di Del Buono con uno schiaffo spaccando il led. E la devastante presenta di questo clan criminale e restio ad ogni forma di legalità viene confermata anche dal Gip di Roma, Clementina Forleo, che così lo definisce: “Appare evidente che i Casamonica e i Di Silvio siano assurti a padroni del territorio e che l’aggressione della donna prima e la spedizione punitiva nei confronti del barista, con annessa devastazione del locale dopo, abbiano costituito una rivendicazione di tale diritti”.

“Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, si è complimentato con il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, per gli arresti eseguiti a seguito dell’aggressione a Roma ai danni di una donna e del barista di un bar. Ha espresso, altresì, uno speciale ringraziamento alla Procura della Repubblica di Roma che con straordinaria professionalità ha coordinato le indagini. Il ministro Minniti, ha inoltre sottolineato, che questa cooperazione interistituzionale conferma che in Italia non c’è spazio per alcuna impunità”. Lo comunica il Viminale.

La Sindaca Raggi: “Grazie elle forze dell’ordine. Non abbassiamo lo sguardo”. Zingaretti: “Una vittoria per le persone perbene”

Solidarietà alla troupe di Nemo e un ringraziamento per gli arresti alle forze dell’Ordine è stata espressa dal Sindaco di Roma, Raggi: “Grazie alle forze dell’ordine per i 4 arresti dopo l’aggressione da parte dei Casamonica ad una donna e a un barista alla Romanina. Solidarietà a @nellotro e alla troupe di @Nemorai2 aggredita mattina davanti alla casa di un esponente della famiglia Casamonica. Non abbassiamo lo sguardo”. Ed a seguire la presa di posizione del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “Dalle Forze dell’Ordine una risposta ferma al raid nel bar alla Romanina, con l’arresto dei responsabili. Una vittoria dello Stato, una vittoria per le persone perbene”. C’è poi da registrare la presa di posizione del Presidente del Municipio di quel quadrante della città: “La Romanina purtroppo è da sempre sede del clan Casamonica. È difficile per chi ci vive alzare la testa perché essendo un territorio di periferia è lasciato abbandonato a se stesso”. Queste la parole della presidente del VII Municipio di Roma, Monica Lozzi, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio della Cei, in merito all’arresto di quattro persone per la duplice aggressione il 1 aprile in un bar alla Romanina, nella periferia est di Roma. Agli arrestati, tra cui Antonio Casamonica, è stata contestata anche l’aggravante del metodo mafioso.

La Presidente del VII Municipio: “Difficile per chi vive alla Romanina alzare la testa”

“È la prima volta, negli ultimi anni – ha aggiunto Lozzi – in cui viene fuori una manifestazione così violenta ed eclatante. Di solito i Casamonica tendono ad avere un profilo basso perché lì gestiscono i loro affari. Sono rimasta stupita di questo gesto così violento perché così hanno alzato l’attenzione mediatica nei loro confronti. Quel territorio è l’area dei Casamonica per lo spaccio e l’usura. È un’area periferica abbandonata e le forze dell’ordine non hanno più i fondi necessari per un controllo approfondito del territorio. Dobbiamo riprenderci il controllo del territorio – ha proposto la presidente del Municipio – ricreando la comunità che oggi è persa. Dare vicinanza alla cittadinanza buona di quei territori è un modo per disturbare i Casamonica. Se noi portiamo lì visibilità, eventi di cultura e sport automaticamente disturbiamo le loro attività. Purtroppo non sempre con la repressione giudiziaria si risolvono i problemi. Serve anche la comunità”. Poi da registare la posizione della Cgil:

La Cgil: “Un sopruso che fa precipitare la città nel peggiore dei climi, quello mafioso”

“Esprimiamo il massimo sdegno per i fatti accaduti nel bar romano nel quale i Casamonica si sono resi protagonisti di un gravissimo sopruso, un sopruso che fa precipitare questa città nel peggiore dei climi, quello mafioso. Quanto avvenuto – continua la nota del sindacato – fotografa come si vive nelle periferie, in cui ormai sono andati perduti non solo i diritti civili, ma soprattutto quelli sociali. Quello che ci sorprende e riteniamo scandaloso è che i personaggi che hanno commesso reati tanto gravi non siano stati messi in galera il giorno stesso. Se non fosse stato pubblicato il video e l’articolo su Repubblica probabilmente questi loschi figuri sarebbero ancora in giro a terrorizzare il quartiere. È necessario intervenire con urgenza. La Cgil esprime solidarietà al proprietario del bar e alla ragazza, peraltro portatrice di handicap, aggredita e si appella alle istituzioni, alla magistratura, alle forze dell’ordine affinchè che si ribella al sopruso mafioso non sia lasciato solo. Si deve creare un modello di giustizia fondato sul principio della certezza della pena per far venir meno la sensazione di impunità di cui godono questi personaggi. La Cgil è consapevole che l’attività repressiva, seppure indispensabile, non è sufficiente a debellare il fenomeno mafioso. Occorre invece sviluppare una cultura che contrasti la mafie individuando un luogo di discussione in cui sia possibile coordinare e far vivere attività utili allo scopo. E per fare questo ci appelliamo anche alle associazioni laiche e cattoliche. Roma ne ha bisogno, i cittadini romani ne sentono la necessità”.

 

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