
25 Aprile, 1 Maggio: due giornate di festa, della democrazia, della libertà e del lavoro. Manifestazioni, cortei in tante città, la lotta contro il fascismo, il nazismo, la Resistenza, i partigiani e le loro associazioni a partire dall’Anpi. Un richiamo al passato che vale per il presente, i rigurgiti nazifascisti e razzisti. E il Primo di Maggio porta nelle strade e nelle piazze, per iniziativa di Cgil, Cisl, Uil, il fondamento delle società democratiche, la dignità del lavoro, i diritti dei lavoratori, il ruolo essenziale delle forze intermedie, dell’associazionismo. Quest’anno le due feste si svolgono in un periodo travagliato della vita del nostro Paese. Dal 4 marzo, quando gli italiani sono andati al voto, il Paese è senza governo, di sicuro lo sarà il 25 aprile, dal momento che il presidente della Repubblica ha chiesto ancora due giorni di tempo prima di un suo nuovo intervento, il primo, come è noto non ha dato alcun risultato. La situazione politica è estremamente confusa.
Utilizzare le due giornate per far sentire la voce del popolo
Le due giornate di Aprile e di Maggio possono essere “utilizzate” per far sentire la voce del popolo, per mettere a fuoco i grandi problemi economici e sociali che sono sul tappeto e che, allo stato restano del tutto estranei al dibattito, si fa per dire, fra le forze politiche. Campioni di questa assenza i Cinque Stelle il cui leader, Di Maio, è uno dei due candidati alla presidenza del Consiglio, il centrodestra che indica come premier Salvini Matteo, il capo della Lega, di cui fanno parte la Lega appunto, Forza Italia (Silvio Berlusconi) e Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni).
Già, la voce del popolo, un intervento diretto in alcune grandi questioni che hanno bisogno, come non mai, dell’impegno diretto dei cittadini, “usando” proposte di legge di iniziativa popolare, che sono state messe in campo dal Coordinamento per la democrazia costituzionale. Riguardano la legge elettorale, i risultati nefasti sono sotto gli occhi di tutti, il fiscal compact, il pareggio di Bilancio che venne inserito in Costituzione nel nome della austerità voluta dalla Commissione Ue, la scuola, con la riforma Renzi la cosidetta “buona scuola” che di buono non ha proprio niente. Occorrono 50 mila firme per poterle presentare al Senato e, di conseguenza, ottenere l’incardinamento delle tre proposte per il conseguente esame da parte del Senato entro 3 mesi dalla loro presentazione, con il risultato importante di portare all’attenzione del mondo politico e dell’opinione pubblica questi argomenti.
Iniziative in tutta Italia per assicurare 50mila firme alle proposte di legge
Domenico Gallo, coordinatore dell’Esecutivo del Coordinamento per la democrazia costituzionale e Alfiero Grandi, vicepresidente, annunciano in una nota, che per le due giornate, 25 aprile e 1 Maggio è previsto un forte impegno per la raccolta delle firme, organizzando iniziative in ogni parte d’Italia, partecipando a manifestazioni, incontri. Le tre proposte di legge affermano “sono l’unica iniziativa di un movimento unitario e plurale di cittadini che è in campo oggi”. A metà maggio il Comitato, l’erede di quello che portò il 4 dicembre del 2016 il no alla vittoria nel referendum costituzionale. Per quanto riguarda la proposta per cambiare la legge elettorale sottolineano che “il risultato elettorale del 4 marzo per responsabilità, ormai largamente riconosciuta, della legge elettorale concordata tra Pd, Forza Italia e Lega (rosatellum) ha creato come risultato uno stallo politico difficilmente risolvibile perché è sbagliato in senso tecnico affermare che ci sono due vincitori. Anzitutto non possono esistere due vincitori ma anche se ci fosse un vincitore si vedrebbe dal fatto che dispone della maggioranza parlamentare, che invece oggi come sappiamo non esiste. Semmai due partiti come M5S e Lega hanno avuto buoni risultati pur senza arrivare alla maggioranza. Questo è all’origine dello stallo politico attuale con il Presidente della Repubblica che sarà costretto a prendere una sua iniziativa per sbloccare la situazione”.
Scelta diretta degli eletti da parte degli elettori
“Il risultato elettorale – prosegue la nota – ha visto un traino dei collegi uninominali attraverso il maggioritario che ha dato un premio di maggioranza implicito al Movimento 5 Stelle e al Centrodestra. In questo modo è stata indebolita la capacità di dare rappresentanza parlamentare al paese reale e nello stesso tempo dando una rappresentazione tendenzialmente forzata del paese. La nostra proposta di legge elettorale discende direttamente dai due fondamenti su cui lavoriamo da tempo: scelta diretta degli eletti da parte degli elettori, rappresentanza parlamentare proporzionale al voto degli elettori”. Con le 50 mila firme si rimette in discussione il rosatellum, prima che il precipitare della situazione politica serva a giustificare ulteriori pasticci e scelte sbagliate, come negli ultimi anni è accaduto più volte.
Veniamo alle altre due proposte di legge di iniziativa popolare. “Sono di straordinaria attualità”, dicono Gallo e Grandi. Quella per ripristinare l’articolo 81 della Costituzione, modificato nel 2012 dal governo Monti e dalla maggioranza su cui si reggeva è da tempo al centro di un dibattito politico che non trova uno sbocco. Si tratta di eliminare il fiscal compact, il pareggio di Bilancio, che. fra l’altro va oltre quanto chiedevano le politiche di austerità della Commissione europea che hanno prodotto danni pesanti.
Il valore costituzionale dei diritti delle persone. Rimettere al centro la scuola
“La nostra proposta di legge – affermano Gallo e Grandi – si propone di rimettere in discussione quello che si cerca di fare passare come un fatto compiuto immodificabile e nello stesso tempo ribadisce e rilancia il valore costituzionale dei diritti fondamentali delle persone che la modifica dell’art. 81, che vogliamo sopprimere, subordina all’equilibrio dei conti pubblici. Non c’è dubbio inoltre che la nostra iniziativa è particolarmente importante oggi in vista di appuntamenti politici e istituzionali di notevole rilievo per il futuro dell’Europa ed è un’occasione per rimettere in discussione le politiche di austerità, anche in vista delle prossime elezioni europee del 2019”.
La terza proposta di legge di iniziativa popolare riguarda la scuola. “Non ci stancheremo mai di ribadire che il mondo della scuola, in particolare insegnanti, studenti, genitori – sottolineano Gallo e Grandi – ha subito un grave torto con la legge fatta approvare ad ogni costo dal governo Renzi, esprimendo una soluzione gerarchica inaccettabile dei problemi della scuola, dimostrando sordità di fronte alle istanze del più grande ed unitario movimento della scuola degli ultimi decenni. È stata una grave rottura che ha ferito le aspettative del mondo della scuola, che purtroppo ha visto svanire la possibilità di arrivare al referendum abrogativo della legge voluta dal governo Renzi. La proposta di legge di iniziativa popolare che ha il nostro pieno appoggio vuole cercare di invertire la tendenza e ridare una speranza al mondo della scuola. Rimettere al centro la scuola in questo momento a noi sembra una scelta giusta e condivisibile. Quindi vogliamo sottolineare che la priorità politica è aiutare il mondo della scuola a riprendere fiducia e forza anche con il successo della raccolta delle firme per arrivare alla presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare”.
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