
L’Europa ci concede un po’ di tempo per mettere i conti in ordine vista la situazione che si è venuta a creare con il voto del 4 marzo, un vero e proprio sconquasso politico che mette in discussione la possibilità di dar vita ad un governo nella pienezza dei poteri. A Bruxelles ci si domanda a chi toccherà il compito di mettere i conti in ordine, di rispettare “la regola del debito” come previsto dalla Commissione entro il mese di maggio quando, dice il vicepresidente della Commissione Ue, responsabile dei conti pubblici, Valdis Dombrovskis, “si dovrà fare la valutazione sugli sforzi aggiuntivi chiesti all’Italia”. Un problema di non poco conto che è rimasto totalmente estraneo alla campagna elettorale. Solo qualche accenno da parte del ministro Padoan, colui che ha tenuto i rapporti con la Commissione, mentre i leader politici parlavano d’altro, quasi che la revisione del Bilancio non fosse un problema per il nostro paese, fanalino di coda nella Unione. Se è già un risultato riuscire ad ottenere uno spostamento in avanti della data in cui la Ue ci presenterà il conto, la letterina che ogni anno ci procura guai, si tratta di miliardi che dovranno essere messi in bilancio per rispettare gli impegni presi, i Commissari non sembrano disponibili a fare sconti. Ci sono miliardi, il minimo tre, ma forse si deve salire più in alto, di sballo nel Bilancio. Dice il vicepresidente della Commissione, questa è la concessione che ci farà la Ue, che “è presto per saltare a conclusioni sul bilancio”, perché prima bisogna vedere i dati del Pil 2017 e il possibile effetto trascinamento sul 2018. Per dare le risposte che la Ue ci chiede se non dovesse essere formato un nuovo governo in Italia entro la fine di aprile, la Commissione Europea “è pronta a ricevere un Def basato su uno scenario a politiche invariate”, come è accaduto in altri Paesi che hanno avuto bisogno di tempo per formare un nuovo esecutivo dopo le elezioni.
Moscovici: fiduciosi in Mattarella per la formazione del nuovo governo
Rispetto all’esito del voto, alla formazione del governo, Bruxelles ha pronunciato parole di “ottimismo”, come ha fatto il Commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, definito un “amico dell’Italia”, spesso in sintonia con il nostro Padoan, sul fatto che il nuovo esecutivo sia impegnato a rispettare gli impegni presi con l’Europa. Parole rivolte a nuora perché suocera, nel caso Salvini e soci, intenda. E Moscovici chiama in causa il presidente della Repubblica, non a caso. “Dobbiamo essere molto fiduciosi nella capacità di Mattarella di discutere con i partiti” e poi di “facilitare la formazione di un Governo stabile che sono certo permetterà all’Italia di confermare il suo impegno europeo e la sua posizione nel cuore d’Europa”. Ha anche fatto riferimento ad una “maggiore tolleranza sul rispetto delle scadenze per la stesura e consegna all’Europa del Documento di Economia e Finanza. Terremo conto del calendario” politico e istituzionale dopo il voto, ha detto. Con governi a interim “riconosciamo che potrebbero non avere piena autorità di bilancio”, confermando quanto già affermato e ribadito da Dombrovskis.
Dal report Ue non escono bene i governi di Renzi e di Gentiloni
Questo per quanto riguarda il futuro che non è certamente roseo visto l’esito delle elezioni, le incertezze, la confusione, basta leggere le cronache, che dà il “tono”, si fa per dire alla situazione di un paese gravato da debito, produttività, scarsa crescita, invecchiamento, disoccupazione sono i punti dolenti registrati dal “report” Ue sull’Italia. Non ne escono bene i governi Renzi prima e poi Gentiloni che ha seguito le sue orme. In particolare arriva ancora una smentita al segretario del Pd, già inquilino di Palazzo Chigi con un gruppo di economisti che hanno fatto pieno fallimento. Anche ieri quando ha annunciato in una pseudo conferenza stampa, in cui non ha accettato domande dei giornalisti, ha vantato i “successi” del suo governo. Proprio da Bruxelles neppure ventiquattro ore dopo arrivava una vera e propria gelata. Il report parla di “squilibri eccessivi” , l’alto debito in primo piano, appunto, che comporta rischi di “implicazioni transnazionali, in un contesto di crediti deteriorati ancora elevati e disoccupazione”. Il debito “si stabilizza ma ancora non ha imboccato un percorso di ferma discesa a causa del deteriorarsi del saldo strutturale”, e lo slancio delle riforme “è in qualche modo rallentato”.
L’Italia fanalino di coda insieme a Ungheria e Cipro
L’Italia è tra i Paesi con squilibri eccessivi assieme a Cipro e Ungheria. Bruxelles parla di “alcuni progressi” nell’attuazione delle raccomandazioni specifiche rivolte dalla Commissione nel maggio scorso. Gli squilibri si stanno comunque riducendo grazie a “condizioni economiche favorevoli”, leggi gli interventi della Banca centrale europea, “e una riduzione dei rischi nel settore bancario”. Ma Dombrovskis smorza gli ottimismi del trio Renzi-Gentiloni-Padoan che in questi ultimi tempi ad ogni uscita dell’Istat, travisando i dati relativi alla occupazione, la cui crescita è dovuta al boom dei contratti a termine, trillavano sulla bontà delle “riforme” messe in atto dal governo. Dice il vicepresidente della Commissione: “In Italia abbiamo visto che la crescita è rafforzata nel 2017 e ci si aspetta che resti costante anche quest’anno, ma è ancora molto sotto la media europea, il debito è il secondo più elevato dell’Ue e la produttività è bassa. Ci sono ancora problemi nel settore bancario, si stanno affrontando”, ma in generale restano ancora “sfide” da superare. Il report della Commissione ribadisce quanto affermato dai Commissari. Il debito “si stabilizza ma ancora – si afferma del documento – non ha imboccato un percorso di ferma discesa a causa del deteriorarsi del saldo strutturale”, e lo slancio delle riforme “è in qualche modo rallentato”. L’Italia in quanto a squilibri eccessivi si trova in compagnia di Cipro e Ungheria, fanalini di coda. Ancora per quanto riguarda la sostenibilità dei conti nel lungo termine “si sta indebolendo” anche per l’andamento demografico avverso. Negativi per la crescita l’alta tassazione e la bassa fedeltà fiscale, tradotto evasione fiscale. Infine un vero e proprio schiaffone rivolto a Renzi. “Appare non efficace – afferma il report della Ue – l’attuale sistema frammentato di bonus per sostenere le famiglie”. Quello che l’ex premier e il suo successore considerano il “fiore all’occhiello” dei governi del Pd. Bocciati clamorosamente dal voto dei cittadini. Un campanello d’allarme non solo per il Pd, ridotto ai minimi termini, ma anche per la sinistra rappresentata da Leu che non è stata capace di coprire il vuoto lasciato dal Pd e avrebbe bisogno di aprire un grande dibattito, una vera e propria consultazione popolare per guardare avanti. Un Paese senza sinistra non ha futuro. È un rischio da evitare ancor prima di affrontare le tattiche parlamentari pure necessarie.
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