Michele Prospero: riavviare il cammino per riprogettare la sinistra. Serve una ripresa anche in Italia della funzione storico-politica del socialismo

Michele Prospero: riavviare il cammino per riprogettare la sinistra. Serve una ripresa anche in Italia della funzione storico-politica del socialismo

Mala Tempora, davvero. Per questo è indispensabile mandare in parlamento un consistente gruppo di sinistra. È la cosa più utile che ci possa essere. La catastrofe ha radici lunghe. Con la decisione del Quirinale di uscire dalla crisi del berlusconismo attraverso la sospensione della politica, e con il governo tecnico di Monti nominato seduta stante senatore a vita, è mutato radicalmente il corso degli eventi. La difficoltà della sinistra cominciò da lì. Furono scritte nel 2011 le condizioni per una evoluzione in senso antipolitico della crisi del sistema.  Non ci sarebbe mai stato Grillo senza l’imposizione della operazione Monti.

Poi ha contribuito anche l’emergenza dei migranti che la destra ha sfruttato con iniezioni di un fascismo del terzo millennio. Ma, prima degli sbarchi, c’è stato un altro micidiale colpo “amico” inferto alla sinistra. Fu quando venne negato a Bersani un incarico pieno per formare il nuovo governo, dopo la non vittoria del 2013 che scatenò la rivolta dei 101 a conduzione fiorentina. La premura nei piani alti non era quella di impedire un azzardo per l’assenza dei numeri preventivi (perché la Merkel li ha?). Spaventava piuttosto che i numeri potessero comunque uscire in aula e turbare così la soluzione che si intendeva imporre ad ogni costo: una grande coalizione tra Pd e Berlusconi. Non ci sarebbe mai stato Renzi senza l’umiliazione di Bersani.

Anche oggi il calcolo dell’élite del potere in servizio o a riposo è quello del pareggio per prorogare Gentiloni alla guida di un governo di tregua. E in fondo non è un caso che quel mondo ex comunista più vicino alle strategie del Quirinale oggi sia schierato con Bonino. Cioè invoca una prosecuzione delle politiche europee che hanno ovunque determinato la catastrofe dei sistemi di partito e sancito il declino delle vecchie socialdemocrazie più appiattite nel verbo liberista. Non ci sarebbe stato il trionfo del populismo come sistema ormai generalizzato senza la leadership populista di Renzi, che ha distrutto ogni cosa.

In politica non vale il detto di Hoelderlin. E in prossimità della caduta, non migliorano affatto le cose. E però ciò che resta (poco) della più grande sinistra dell’occidente, deve avere la consapevolezza che si trova nel grado zero della sua vicenda. Deve ripensare tutto dicendo parole di verità, anche sui propri errori e mancanze. Non aver preso in tempo le contromisure dopo il patto di Arcore, che il sindaco rottamatore e il Cavaliere strinsero per concordare l’assalto al Pd, è stata ingenuità grave. Non aver rotto prima con il governo del tweet ha minato la credibilità della minoranza in rivolta. Ma questa è ormai storia passata. Ora, con la crisi esplosiva del partito renziano, bisogna riavviare il cammino per riprogettare daccapo la sinistra. Serve una ripresa anche in Italia della funzione storico-politica del socialismo che, se lasciata scoperta, crea soltanto antipolitica e populismo. Mala tempora? Sì, e la nuova sinistra dovrebbe rispondere con le parole di Umberto Terracini: “noi siamo più tenaci del tempo”.

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