
Protesta dei lavoratori della Multiservizi. Con icone, santini religiosi e l’enciclica di Papa Francesco ‘Laudato Si’ il gruppo di 30 dipendenti si è dato appuntamento alla Basilica di Santa Maria Maggiore dove stretto in preghiera ha “chiesto una grazia alla Madonna, con la speranza che riesca dove la sindaca Virginia Raggi, la sua Giunta e i sindacati hanno fallito: restituire e garantire il posto di lavoro e il futuro a 30 famiglie dopo mesi di lotte, manifestazioni, tavoli e trattative non andate a buon fine”, spiegano. I lavoratori hanno così sfidato il maltempo “sperando di raggiungere il cuore della Giunta Raggi” e “per chiedere un aiuto dall’alto”.
Una protesta durissima quella dei lavoratori esclusi dai processi produttivi, che ha avuto il pieno sostegno della Filcams Cgil di Roma e del Lazio che solidarizza con i lavoratori e le famiglie messe in ginocchio dall’Amministrazione capitolina. Ecco la nota della Cgil diffusa nella serata di sabato: “Continua il calvario dei lavoratori della Roma Multiservizi. A seguito del mancato accordo tra le parti dello scorso 8 febbraio dove Roma Multiservizi aveva confermato la volontà di licenziare i lavoratori, grazie alla tenacia e alla mobilitazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali di categoria si era riaperto il tavolo con l’impegno dell’azienda e delle istituzioni coinvolte a ritirare i licenziamenti e a gestire con gli ammortizzatori sociali l’emergenza occupazionale. Nell’ultimo incontro, inspiegabilmente – continua la nota – la Roma Multiservizi ha invece confermato la volontà di voler procedere con i licenziamenti, contraddicendo la stessa Ama che aveva aperto alla possibilità di ritirarli, trovando soluzioni condivise con la committenza pubblica di Roma Capitale e con le organizzazioni sindacali.
Anche dalle dichiarazioni fatte dall’azienda nel tavolo di ieri è emerso che la problematica è solo di natura economica perché non vorremmo che la procedura di licenziamento fosse solo un pretesto per chiedere alla committenza maggiori commesse e quindi maggiore fatturazione. Sarebbe inaccettabile legare il destino di trenta famiglie alle sole rivendicazioni economiche dell’azienda. Abbiamo sempre proposto di ragionare a 360 gradi rispetto alle prospettive future che devono salvaguardare i servizi e i livelli occupazionali e salariali di tutti i 3500 lavoratori attualmente dipendenti della società. Per tutti questi motivi chiediamo all’assessore Gennaro di convocare un tavolo urgente per mettere insieme le parti, in base all’ impegno assunto dallo stesso assessore lo scorso 22 febbraio. Un tavolo che dia risposte definitive e non solo di facciata, in coerenza con gli impegni già assunti che devono evitare atti unilaterali, nel rispetto della salvaguardia occupazionale e salariale dei trenta lavoratori coinvolti dalle procedure di licenziamento ma anche degli altri 3500 perché se questo fosse il metodo aprirebbe un precedente pericoloso per tutti. Se così non fosse, saremo costretti a continuare con tutte le azioni che potremmo mettere in campo a tutela dei lavoratori che rappresentiamo”.
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