Il “68, ce n’est qu’un debut”, un racconto e una riflessione a partire del libro di Paolo Brogi. Convegno presso l’Associazione “Enrico Berlinguer”. La cronaca in diretta

Il “68, ce  n’est qu’un debut”, un racconto e una riflessione a partire del libro di Paolo Brogi. Convegno presso l’Associazione “Enrico Berlinguer”. La cronaca in diretta

Il “68” vissuto oggi da alcuni dei protagonisti di allora. Una stagione di cui si parla ancora molto, ma molto anche a sproposito. Lo spunto per un racconto e una riflessione lo ha dato la presentazione del libro di Paolo Brogi “’68 CE N’EST QU’UN DE’BUT”. Storie di un Mondo in Rivolta. Il luogo dove si è tenuta la presentazione del libro, la sede della Associazione culturale romana intitolata a Enrico Berlinguer. Paolo Brogi, giornalista, nel 68 era a Pisa. Ha lavorato a “Reporter”, “L’Europeo” e “Corriere della Sera”. Altro protagonista della serata l’architetto Pino Pasquali, che quell’anno s’iscrisse alla Facoltà di Architettura, provenendo dall’Istituto cattolico San Giuseppe De Merode, uno dei più esclusivi della capitale. Felice Cipriani, giornalista e scrittore della Memoria, della segreteria dell’associazione, in quegli anni segretario del Comitato di Quartiere Don Bosco-Appio Claudio-Cinecittà, tra i più disastrati urbanisticamente di Roma, che ha coordinato l’ iniziativa ci racconta in diretta il dibattito che si è sviluppato a partire dal libro di Brogi.

Felice Cipriani: Il boom economico aveva avuto l’apice nel 1963/65 e nel 1968 iniziavano a porsi i problemi della qualità di questo sviluppo, della produzione nelle fabbriche e la capacità della scuola di inserirsi e integrarsi in questa ondata di sviluppo. Quello che mancava era la ricerca dell’armonia tra fabbrica e società, tra scuola e società. Ancora nel 68 a prevalere erano più i doveri che i diritti e mentre lo Stato mostrava la corda, i partiti tradizionali scontavano dei ritardi che saranno decisivi per lo scollamento che si creerà tra giovani e politica. Da Roma a Berlino, passando per New York, Parigi, Praga, Milano, Torino Trento Pisa e Roma i racconti della serata hanno ripercorso un caleidoscopio di situazioni con i suoi protagonisti.

Nell’aria si respirava aria di cambiamento e d’impegno diretto e non erano solo i giovani a respirarla. In un giorno di autunno del 1968 fui tra gli organizzatori di una marcia spontanea per il verde, senza le forze politiche. Presi un lenzuolo vecchio a casa e ci disegnai sopra un fiore e partimmo da una piazza del quartiere in 50/60 e arrivammo in un luogo prestabilito che eravamo in quattrocento, con le persone che applaudivano dalle finestre; scriverà il Messaggero.

Pino Pasquali: uno con la mia esperienza studentesca in uno dei più esclusivi istituti della capitale ha avuto un impatto difficile con la situazione della Facoltà di Architettura di Valle Giulia, cui mi sono iscritto proprio in quell’anno. Devo dire che gli studi in quel contesto non mi hanno aiutato molto a formarmi dal punto di vista della specializzazione. La mia qualità di architetto è emersa solo a laurea presa, attraverso l’esperienza con professionisti e con lo studio e la ricerca che non ho abbandonato. La cosa che non ho mai condiviso è stata l’allontanamento di docenti che praticavano la professione. Questi erano tra i migliori in Facoltà e non meritavano l’ostracismo cui li sottopose la contestazione. Tra le figure emergenti tra i sessantottini, Nicolini, dimostrò oltre che una capacità politica anche una buona predisposizione verso l’architettura. D’altronde egli era figlio di un importante architetto che aveva espresso progetti importanti. Un’altra cosa che non ho mai dimenticato è quella di essermi trovato un giorno, per fortuna non contrapposto, con un mio amico che si era arruolato nell’Arma dei Carabinieri, anche per motivi economici. A Valle Giulia ci salutammo da lontano, poi la sera ci ritrovammo a bere un bicchiere a casa mia.

Ho avuto la consapevolezza che cosa sia stato il “68” solo alcuni anni dopo e cioè nel 78, quando si consumarono feroci delitti e rapimenti, che non erano il prosieguo di quel periodo, ma si trattava di una nuovo percorso denso di incognite. Il “68” fu importante perché diede la spinta e favorì importanti riforme, come lo Statuto dei Lavoratori, la legge sul divorzio e quella sull’aborto.

Brogi: Allora la cosa più importante che ci univa era che vivevamo evidenti contraddizioni di civiltà. Eravamo un Paese che faceva mettere il grembiule alle studentesse e riservava orari diversi di ingresso nella scuola tra donne e uomini. Le prime tra le 8 e 8.20 i secondi alle 8.30. Un mondo così concepito lo raffrontavi con l’immagine della foto di una bambina, colpita dal napalm americano, correre nuda e terrorizzata lungo una strada di campagna in Vietnam. La guerra del Vietnam è stata un momento cruciale per gli Stati Uniti e ha visto molti giovani richiamati alle armi bruciare le cartoline di precetto. Altra questione importante era il lavoro, la fabbrica e le tensioni che si stavano scaricando su di esso. Alla Fiat di Torino, la politica Vallettiana, mise in “quarantena” gli operai più anziani e sindacalizzati al Lingotto e relegò 50mila operai meridionali a Mirafiori. Con questo si tentava di non far crescere una coscienza del rispetto dei propri diritti da parte del datore di Lavoro.

Altra cosa sorprendente fu il movimento creatosi nei Paesi dell’Est come Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria. Qualcuno che ha inteso discettare sui giovani di quegli anni, ha sostenuto che si trattasse soprattutto di figli di papà, questa fu una cretinata che servì a nascondere la portata della richiesta del cambiamento. Queste alcune delle situazioni incredibili: l’avvocato Antonio Zavoli, dirigente del circolo Maritain di Rimini ha difeso gratis i giovani in cento processi per le questioni più banali. Una di queste fu dall’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale, perché un giovane aveva dato del tu al preside. In un altro caso ci furono ben quarantadue mandati di cattura per altrettanti giovani che si erano limitati a occupare un liceo di Rimini. Nell’ambito della discussione sull’amnistia in Parlamento, proposta dal socialista Tristano Codignola venne fuori che i giovani studenti in attesa di giudizio erano ben duemilasettecento.

Un clima di autoritarismo si trovava anche all’interno delle Forze Armate; Un soldato di leva alla Cecchignola fu legato a un albero da un ufficiale per aver consegnato in ritardo la divisa da parata. In quel caso l’ufficiale fu condannato a quattro mesi.

Un’esperienza incredibile fu quella di Latina. In primavera ci fu uno sciopero contro le gabbie salariali, che allora dividevano gli operai in varie zone di appartenenza con relativa scala di salari. Anche a Latina, zona industrializzata da poco in quegli anni, e ove non esisteva una radicata sindacalizzazione ci fu una manifestazione. Un gruppo di studenti di architettura di Roma composto di Delia Landi, Leonardo Serafino, Minmo Parlato, Leonardo Serafino e Mario Spada si recò in quella città per partecipare, con l’attenzione di essere vigili per non subire aggressioni fasciste che una volta già vi erano state. Assistettero a un grande corteo che si snodava nelle vie della città in modo silenzioso. A un certo punto qualcuno si mise a cantare la canzone “Azzurro”; un successo di Celentano e tutto il corteo, che conosceva le parole del brano fece altrettanto. Due giorni dopo questo sciopero, l’omaggio ad Azzurro fu ripetuto nell’aula Prima di Lettere alla Sapienza di Roma.

Felice Cipriani: nel ringraziare la folta assemblea che si è intrattenuta per circa tre ore, ha sottolineato che il libro di Brogi non solo ripercorre un’annata densa di significati sociali, politici e culturali ma è anche un libro mastro per capire cosa è successo. Oltre alle varie situazioni che si determinarono in Paesi di tre continenti ci sono le vicissitudini che videro protagonisti molti giovani. Il libro infine, racconta il comportamento o la reazione di governi, mondo della politica, dell’informazione e della cultura al “68” e contiene una sintesi biografica di circa duecento quaranta protagonisti di quelle vicende e la cronologia degli avvenimenti di maggiore risalto in quel 1968.

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