I dati dell’Osservatorio Inps confermano: in Italia lavoro sempre più povero e precario. Le reazioni di Scacchetti, Cgil. Fratoianni e Speranza, LeU: “basta con le favole”

I dati dell’Osservatorio Inps confermano: in Italia lavoro sempre più povero e precario. Le reazioni di Scacchetti, Cgil. Fratoianni e Speranza, LeU: “basta con le favole”

Le imprese italiane assumono di più, ma sempre meno a tempo indeterminato. La tendenza è confermata dagli ultimi dati Inps. Come diciamo in altra parte del giornale, i dati giungono a raffreddare le spruzzate di ottimismo di esponenti del governo, da Gentiloni in giù, e della maggioranza, che fino a ieri decantavano invece le “magnifiche sorti e progressive” del Jobs act e delle politiche del lavoro elaborate e messe in atto dagli inquilini di Palazzo Chigi nel corso di questa XVII Legislatura, appena conclusasi. La verità rilanciata dai dati Inps sulle condizioni dei lavoratori nel nostra Paese non poteva passare inosservata. Segnaliamo infatti qui di seguito i commenti di Tania Scacchetti, segertario generale della Cgil, di Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana ed esponente di Liberi e Uguali, e di Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Articolo1-Mdp, e anch’egli esponente di Liberi e Uguali.

Tania Scacchetti, Cgil: “lavoro più povero e più debole”

“Nei primi undici mesi del 2017 si è generato in Italia solo un lavoro ‘mordi e fuggi’, a dimostrarlo le rilevazioni dell’Inps di quest’oggi: il dato relativo alla crescita delle cessazioni dei contratti a tempo determinato, pari al 24,2%, è pressoché identico a quello delle assunzioni 26%”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta i dati diffusi quest’oggi dall’Osservatorio Inps sul precariato. “Finiti o ridotti gli sgravi il lavoro cresce, ma – denuncia la dirigente sindacale – è più povero in termini di stabilità, diminuisce il tempo indeterminato e cresce il tempo determinato, e più debole per durata e ore lavorate”. Per Scacchetti “anche i dati relativi alla riduzione delle ore di cassa integrazione vanno letti con attenzione, specie se si guarda al grande utilizzo di quella straordinaria rispetto al periodo pre-crisi”. Altrettanto preoccupante, aggiunge, “la conferma dei dieci milioni di ore per la cassa ordinaria che da tempo continua a registrare questi numeri. Se si considera che i dati non tengono conto dell’utilizzo del Fis e del costante aumento delle domande di Naspi (+ 3,3%), appare evidente – sottolinea la segretaria confederale – che la situazione del sistema delle imprese è, pur in presenza di una congiuntura positiva, ancora molto difficile”. Quindi, aggiunge, “riteniamo necessario spostare il baricentro degli interventi sugli investimenti che possano generare occupazione. É importante invertire la tendenza alla precarizzazione del mercato del lavoro che non favorisce la ripresa e impedisce sia il rafforzamento della crescita in termini qualitativi che la riduzione delle disuguaglianze”, conclude.

Nicola Fratoianni: “in sostanza, più licenziamenti”

 “Nel 2017 le cessazioni di contratti cosiddetti stabili sono state più delle assunzioni con contratti cosiddetti stabili. In sostanza, più licenziamenti che altro. Chiaro a cosa è servito e a cosa serve il Jobs Act? A lasciare i lavoratori in mutande e senza tutele”. Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, di Liberi e Uguali. “Non è un caso – prosegue il leader di Si – che Renzi, Berlusconi e Salvini siano tutti dell’idea che vada bene così. Hanno la stessa idea da sempre – conclude Fratoianni – giocare la competizione sulla pelle dei lavoratori e dei più deboli”.

Roberto Speranza a Gentiloni: “basta favole agli italiani sul lavoro”

“Le parole del Presidente del Consiglio di fronte agli studenti della Luiss parlano di un paese diverso da quello in cui vivono gli italiani”, afferma il coordinatore di Mdp – Liberi e Uguali Roberto Speranza commentando il discorso di Paolo Gentiloni agli studenti della Luiss. “Se il numero degli occupati – aggiunge Speranza – è il più alto da quando si fanno le statistiche occorre precisare che il numero di ore lavorate è però inferiore del 5%, pari ad un miliardo, rispetto al 2008. Vuol dire che ci sono più occupati ma che lavorano di meno. Esplode quindi la precarietà, vero dramma di questo tempo. Del resto è noto che nelle statistiche sugli occupati vengono conteggiati anche quei lavoratori che hanno impieghi da un’ora a settimana. Come si possa vivere o perseguire i propri progetti con lavori così non riesce a spiegarlo nessuno”, conclude Speranza.

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